Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | April 17, 2024

Scroll to top

Top

Emmanuel Bonsu: una vita sconvolta e un processo che fatica ad iniziare - Diritto di critica

Emmanuel Bonsu: una vita sconvolta e un processo che fatica ad iniziare

La storia di Emmanuel Bonsu la conoscono tutti. Questo ragazzo il 29 settembre del 2008 fu arrestato e picchiato dalla polizia municipale di Parma che lo «scambiò per il “palo” di uno spacciatore» di hashish subendo, secondo l’accusa anche atteggiamenti razzisti causati dal colore della sua pelle . «Ha messo i piedi sulla mia testa…quando ero per terra questo qua mi ha puntato la pistola, continuava  a picchiarmi, ha detto negro di merda…poi ha detto che aveva proprio la voglia di spaccarmi la faccia». Era con queste parole che Emmanuel descrisse la sua terribile esperienza il 2 ottobre 2008 ( appena 3 giorni dopo l’accaduto) ospite di Michele Santoro ad Annozero mostrando ad un pubblico incredulo il suo occhio sinistro visibilmente tumefatto .

Oggi a parlare è suo padre, Alex Bonsu in una intervista rilasciata a  La Repubblica di Parma. Racconta di «un figlio che non esce più di casa» e di «una famiglia che ha perso la serenità». Emmanuel ora «esce solo per le funzioni religiose ( Chiesa Evangelica n.d.r.), non va più neanche in bicicletta» e racconta che ora addirittura «alcuni ci accusano di aver fatto del male a Parma. Anche sul lavoro alcuni miei colleghi non mi guardano in faccia e non mi parlano. Lo stesso succede a mia moglie e ai miei figli. Anche il sindaco ci chiese di non strumentalizzare questa vicenda».

Il processo è iniziato formalmente l’ottobre scorso e vede implicati 10 agenti della polizia municipale di Parma (tra cui un ispettore capo e un commissario) «accusati di aver pestato, umiliato e insultato (“confessa scimmia“, gli hanno urlato) suo figlio dopo il fermo illegittimo nel parco Falcone e Borsellino». Passati quasi quattro mesi e tre rinvii ad altra data, l’udienza preliminare fatica ancora  a decollare e il 22 gennaio è stata nuovamente rinvita al 13 febbraio perché uno degli avvocati degli agenti della polizia coinvolti nella vicenda aveva un legittimo impedimento. Il comune di Parma è stato anch’esso chiamato in giudizio quale responsabile civile e potrebbe rispondere dei danni, tanto da aggiungere nelle  spesa comunale la voce  «Processo Bonsu». Una scelta «infelice» per l’opposizione parmense proprio perché il processo, a carico degli agenti e ufficiali della Polizia municipale,  parrebbe cosi essere allo studente ghanese che invece aveva già ottenuto l’archiviazione nel procedimento per l’ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale che era stato aperto contro di lui. Alla domanda di cosa si aspetti dal processo il padre di Emmanuel chiede una «una giustizia giusta…che il giudice accerti che cosa è davvero accaduto a mio figlio. Come hanno detto il ministro Maroni e il sindaco di Parma, chi sbaglia deve pagare. Ecco che cosa aspetto. Dopo la fine dell’inchiesta, ho creduto che non mancasse molto tempo alla fine di tutto. Oggi so che c’è ancora tanto da soffrire».

In un paese dove la politica parla da mesi di processo breve ma che in 15 anni ha fatto l’opposto c’è chiaramente da preoccuparsi. Gli esempi vengono dalle più di 150 nuove leggi e norme sulla giustizia introdotte in questi anni che invece di velocizzarla hanno ottenuto l’effetto opposto. Crimini da abolire o da depenalizzare come la cancellazione del ticket dal  biglietto della metropolitana che occupa un tribunale per tre gradi di giudizio  e che si conclude poi in multe non pagate. Gli stessi tre gradi di giudizio che fanno dell’Italia un paese ultra-garantista  o la prescrizione quasi per ogni reato che spinge gli avvocati ad andare per le lunghe cosi da salvare il loro cliente.  In America ad esempio l’appello è rarissimo e  solo con la presenza di nuove prove e la Corte Suprema ( la nostra Cassazione) esamina ad esempio una 50 di procedimenti all’anno contro gli 80 mila dell’Italia. Anche nel processo per il pestaggio di Emmanuel si arriverebbe cosi ad una sentenza veloce e senza bisogno di scadenze obbligatorie utili invece solo a le parti incriminate che con la prescrizione la farebbero franca. Non è questo quello che le istituzioni vorrebbero o forse si?

Comments

  1. L’Italia è il paese con il sistema giudiziario più squallido e limitato d’Europa. Forte coi deboli e debole coi forti. Che vergogna :cry: