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Diritto di critica | April 19, 2024

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Eta, «cessate il fuoco permanente, generale e verificabile». Ma i precedenti dicono che è un bluff - Diritto di critica

Eta, «cessate il fuoco permanente, generale e verificabile». Ma i precedenti dicono che è un bluff

Scritto per noi da Francesco Spigoli (pseudonimo)*

Il tanto atteso comunicato è arrivato. ETA ha parlato e come spesso accade il suo messaggio corrisponde alle aspettative alimentate negli ultimi mesi dal braccio politico dell’organizzazione terrorista, Batasuna. Un’analisi accurata del testo letto dal portavoce della triade incappucciata non può che demoralizzare: ETA ha perso l’ennesima occasione per porre fine alla sua cinquantennale storia di miseria e distruzione, uniche eredità che potrà mai lasciare ai giovani “gudari” (soldati) baschi. La formula “cessate il fuoco permanente, generale e verificabile” equivale alla minestra riscaldata del 22 marzo 2006, quando la stessa organizzazione annunciò un periodo di tregua rotto nove mesi più tardi con l’attentato che uccise due immigrati equadoregni e distrusse il modulo 4 dell’aereoporto di Barajas.

Il termine internazionale è quanto mai ingannevole. In particolare se il responsabile della Commissione incaricata di monitorare l’attività della banda criminale risponde alla figura di Brian Currin, influente avvocato sudafricano, protagonista dell’insoddisfacente processo di pace in Irlanda del Nord, capace di equiparare il monopolio della forza fisica legittima dello Stato Spagnolo con la violenza indiscriminata d’una banda di assassini, quale è ETA. In conferenza stampa Alfredo Pérez Rubalcaba, Ministro degli Interni, ha nuovamente respinto tale possibilità, che subdolamente permetterebbe a ETA di trasferire l’intera responsabilità di tale processo al Governo spagnolo. Da sempre l’organizzazione armata si muove lungo binari melliflui e ingannevoli, affermando e smentendo allo stesso tempo, e perfezionando l’arte della menzogna che utilizza con sperimentata arguzia. Quando asserisce che la soluzione al (presunto) conflitto basco arriverà solo attraverso “un processo democratico” che si avvalga “del dialogo e del negoziato come strumenti” ripete la medesima cantilena e rivendica l’assolutismo dei propri obiettivi storici: l’indipendenza dei Paesi Baschi e l’amnistia per gli oltre settecento prigionieri di ETA rinchiusi nelle carceri iberiche e francesi. Per ETA l’espressione dialogo equivale all’imposizione e conferimento di diritti che non le correspondono.

Lo stesso vocabolo tregua deve essere vagliato per comprenderne appieno il significato. In un comunicato del 5 settembre 2010, ETA annunciava di non voler “portare a termine azioni armate offensive”, dichiarazione che venne erroneamente interpretata dalla stampa internazionale (compresa l’italiana) come un comunicato di resa, ennesimo tranello teso dalla banda  armata. Con l’espressione “azione armata offensiva” ETA si riferisce unicamente all’esecuzione di attentati tramite auto bomba o armi da fuoco. In assoluto allude al furto di materiale esplosivo, al reclutamento di nuovi adepti o all’estorsione di imprenditori, attività essenziali per l’esistenza stessa di ETA. Proprio in occasione d’un furto a una concessionaria in territorio francese la banda armata uccise il gendarme Jean-Serge Nerin, ultima vittima di uno stillicidio che conta ormai 858 morti e migliaia di feriti.

Batasuna, braccio politico di ETA, da mesi speculava in merito a un comunicato della banda che le avrebbe permesso partecipare alle elezioni municipali previste per il prossimo 22 maggio. Il testo pubblicato dal periodico nazionalista radicale GARA scredita qualsiasi compromesso da parte di ETA di voler consegnare le armi e porre fine al suo fanatismo indipendentista. Al contrario alimenta l’ipotesi che lo stesso comportamento di Batasuna sia parte d’una macchiavellica e calibrata strategia per poter aggirare la condanna che dal 2003 la priva di qualsiasi rappresentanza politica, nonostante astuti sotterfugi architettati. Il Governo spagnolo difficilmente abboccherà all’ennesimo tranello etarra.

Research Fellow Universidad Rey Juan Carlos, Madrid.