Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | April 25, 2024

Scroll to top

Top

Tensioni a Beirut. La pace libanese appesa al filo (dell'Onu) - Diritto di critica

Tensioni a Beirut. La pace libanese appesa al filo (dell’Onu)

Martedì mattina le scuole di Beirut sono rimaste chiuse. Le autorità libanesi hanno chiesto ai cittadini della capitale di lasciare a casa i loro figli, in seguito al montare delle tensioni in città, mentre le forze di sicurezza sono state schierate in centro. Si attendono nuove manifestazioni di protesta da parte dei sostenitori di Hezbollah e dei libanesi sciiti che si oppongono ai tentativi di elezione di un nuovo primo ministro, che succederà a Saad Hariri.

La storia recente del piccolo stato arabo non rassicura: è forte la paura che la delicata crisi politica attuale si trasformi nell’ennesimo conflitto civile libanese. Tanto più che il futuro del piccolo Libano nasconde implicazioni a livello globale e coinvolge Israele, Siria, Iran e dunque gli Stati Uniti.

Hezbollah fa cadere il governo. La scorsa settimana, il governo libanese è caduto in seguito alla dimissione di undici ministri riconducibili alla coalizione sciita, che comprende Hezbollah. Il premier Hariri, però, rimarrà in carica sino a quando non verrà nominato un nuovo esecutivo. I vertici di Hezbollah non accettano più Hariri alla guida del paese, perché ritenuto colpevole di supportare l’imminente sentenza dell’Onu riguardo l’omicidio del politico sunnita Rafik Hariri, padre dell’attuale primo ministro.

Una crisi lunga cinque anni. Per capire le ragioni della crisi bisogna fare un passo indietro. Nel 2005, anno in cui ci fu l’attentato che uccise Hariri e 22 altre persone, le Nazioni Unite istituirono il Tribunale Speciale per il Libano (TSL), un collegio con il compito di decidere i mandanti dell’omicidio. Dopo prime indiscrezioni che puntavano il dito contro i servizi segreti siriani e che provocarono il ritiro siriano dal Libano a furor di popolo, il TSL ha cambiato idea. Proprio in coincidenza con le elezioni di maggio che davano favorita la coalizione sciita.

A metà del 2009, sono trapelate alcune indiscrezioni riguardo la sentenza che con tutta probabilità incriminerà i vertici di Hezbollah. Il partito sciita ha fatto immediatamente sapere di non ritenere legittimo un tribunale dai comportamenti schizofrenici e che già in passato è stato scosso da uno scandalo riguardo false testimonianze.

“Il Tribunale Onu non è legittimo”. La crisi di governo provocata da Hezbollah non è arrivata inaspettata. Il leader Nasrallah ha lanciato più di un avvertimento al governo di coalizione e ha invitato Hariri a bloccare ogni forma di collaborazione con il TSL. Ciò non è avvenuto e la coalizione sciita ha ritirato l’appoggio all’esecutivo.

Dopo vari rinvii, le operazioni del TSL presieduto dal canadese Daniel Bellamare sono andate avanti. Questo lunedì è stato depositato il primo atto d’accusa, il cui contenuto è strettamente confidenziale. E rimarrà tale almeno sino al prossimo autunno. Anche le consultazioni tra Hariri e il presidente libanese Suleimani riguardo la nomina di un nuovo premier sono destinate a continui rimandi. Serve un accordo tra le parti che scongiuri la guerra civile, ma servirà del tempo.

I missili di Hezbollah e il ruolo degli Usa. Il necessario compromesso non riguarda soltanto i libanesi. Il Paese dei Cedri è da sempre luogo di scontro tra opposti interessi globali. Grazie al supporto militare ed economico di Iran e Siria, Hezbollah possiede una milizia più potente dello stesso esercito regolare libanese ed un arsenale missilistico capace di raggiungere Tel Aviv. Una situazione che limita le scelte di Israele anche per quanto riguarda la Palestina e Gaza. Ma i missili del partito sciita sono un serio deterrente per l’intera comunità internazionale e mettono in imbarazzo soprattutto gli Stati Uniti quando si trovano a trattare con l’Iran (vedi le questioni Iraq e nucleare). Per questo motivo, i diplomatici americani mettono il disarmo di Hezbollah molto in alto nella loro scala di priorità e il TSL è uno dei mezzi per metterlo in pratica.

La logica conseguenza è che gli Stati Uniti e l’Onu non accetteranno di insabbiare la sentenza senza l’impegno di Hezbollah a liberarsi del suo arsenale e a lasciar perdere l’Iran. Per convincere Nasrallah ci sono soltanto due strumenti: la forza dell’esercito israeliano, che ha già portato a termine i preparativi per un’eventuale nuova invasione, oppure il compromesso, promettendo maggior peso politico agli sciiti.

Obama come Bush? Comunque vada, rimarrà centrale il ruolo dell’America, che continua a supportare il lavoro del TSL. In questo senso, la strategia di Obama in Libano non sembra distanziarsi troppo da quella del suo predecessore, George W. Bush. Quella stessa idea di “instabilità costruttiva”  che permise di cacciare le truppe siriane nel 2005 sembra guidare la sentenza dell’Onu anche oggi. Si cerca di assecondare le rivalità interne, al fine di destabilizzare la situazione politica attuale per ricostruirne una nuova e più favorevole agli interessi americani. Con buona pace del dialogo con l’Islam.

Comments

  1. John Zorn

    Sarà: ma quando in Libano non si sono allargati troppo i “soliti noti” era paese civilissimo e moderno. La Svizzera del medioriente… Ora puzza troppo di talebano.
    Si può biasimare Obama per questo?

    • Aldo Gianfrate

      Difatti, se riuscisse davvero a raggiungere il disarmo di Hezbollah, sarebbe un successo per Obama e anche per la stabilità del Libano. A mio modestissimo parere, però, la strategia avrà successo solo nel caso si giunga a un compromesso (magari inglobando le milizie sciite nell’esercito libanese). In caso contrario, se la situazione precipita e Israele tenterà di disarmare Hezbollah con la forza (un’ipotesi che tutti quanti cercheranno di evitare sino all’ultimo), gli Stati Uniti avranno le loro responsabilità.

  2. s.m.

    Qualunque analisi strategica e geopolitica della regione, che non contenga frasi come ‘Arsenale nucleare israeliano’, ’73 risoluzioni di condanna ONU ad Israele’, ‘massacri della guerra del 2006’ o anche ‘del 2009′, per non dire dell’ ‘assedio di Gaza’, è un’analisi che non funziona. I missiletti di Hetzbollah sono poca cosa rispetto a diverse centinaia di armi nucleari operative con aerei, rampe lanciamissili e sottomarini. Una nazione più piccola della Toscana ha più deterrente nucleare e convenzionale della Gran Bretagna, e dei pazzoidi al governo come Liebermann che vedrebbero bene la ‘soluzione finale’ per Gaza in stile Hiroshima. Persino Andrea Nativi (RiD) ammette che le WMD israeliane sono un problema concreto per la pace nella zona. E non si potrebbe certo biasimare l’Iran se esso fa la sua politica di influenza regionale, come la fanno tante altre nazioni. Quando in Iran c’era lo Sha aveva armi a vagonate, adesso i razzi iraniani fanno paura, perché non sono più ‘amici’. E quando l’Arabia Saudita comprò agli inizi degli anni ’90 quasi un centinaio di missili cinesi da 2.500 km, ufficialmente ‘senza testate’, come mai nessuno fiatò? Tanto per dire come le analisi selettive non funzionano bene. E questo non per parlare bene di Hetzbollah, solo per mettere ordine nelle cose.

    • Aldo Gianfrate

      E’ anche vero che Israele non ha amici nella regione. Se non avesse un arsenale di quel tipo e se non avesse dimostrato in passato la sua forza militare così schiacciante non sarebbe durato 5 minuti in quella parte del mond (Hezbollah, tanto per fare un esempio, contiene nel suo statuto l’obiettivo di combattere Israele). E allora anche Israele non sarebbe da biasimare se conduce la sua politica di influenza (deterrenza?) regionale. Così come è anche vero che l’Hezbollah sarebbe stato già spazzato via da Israele se non avesse quei missiletti puntati verso Tel Aviv, se non ci fossero i Pasdaran in Libano e se non avessero dimostrato nel 2006 che la loro potenza militare permette loro una certa resistenza. Più che gli arsenali di quella o di questa nazione, sono gli interessi opposti a destabilizzare l’area. Come dimostra il fatto che solo ora i razzi iraniani fanno paura..

  3. s.m.

    -Se pensi che il bombardamento spietato di Beirut del 1982, nonché il massacro (tramite i miliziani locali) di Sabra e Chatila furono delle ‘schiaccianti dimostrazioni di forza’, accomodati. Sei in una lunga fila, però, davanti ce ne sono già tanti.

    -dimentichi una cosa: Israele NON è solo. Infatti, la sua forza sono gli aiuti, le armi e i soldi che da decenni gli USA hanno investito nel piccolo stato confessionale (che sarebbe a dire, ‘razzista’, sorry ma trovami un altro modo per definire uno stato che è nato ‘solo’ per gli ebrei). E proprio questa sua caratteristica di ‘corpo estraneo’ nella regione è la causa delle tensioni. E’ come quel videoclip di George Michael, ‘shot the dog’, dove si vedeva Blair che metteva un fuoribordo alla Gran Bretagna per accostarsi agli USA. Israele ha la pretesa di stare in M.O. ma di considerarsi parte dell’Occidente, cosa che non è né sarà mai.

    -Hezbollah è funzionale all’Iran, ma almeno non è armato di atomiche. Israele sì e nessuno fiata. E poi, spiegami perché dovrei sentirmi confortato dall’idea che l’Arabia Saudita ha missili a lunga gittata? Infine, l’ONU è intervenuta in maniera altamente ipocrita: ma quando mai, di due Stati in guerra si occupa dalle truppe ‘di pace’ soltanto il territorio di uno?