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Diritto di critica | April 16, 2024

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Berlusconi e Feltri firme sul Corriere della Sera. Era il 1978 - Diritto di critica

Berlusconi e Feltri firme sul Corriere della Sera. Era il 1978

Coincidenze. O forse la storia si ripete. L’Italia politica dei nostri giorni, infatti, potrebbe essere sintetizzata da una pagina del Corsera del 25 giugno 1978. I lettori che quella mattina avessero acquistato il quotidiano di via Solferino, avrebbero trovato a pagina 2 un editoriale a firma Silvio Berlusconi, proprio accanto ad un articolo scritto da un giovane giornalista che lavorava al Corriere e che anni dopo sarebbe divenuto direttore del Giornale di casa Berlusconi: Vittorio Feltri. Ma non è tutto. Lo stesso Feltri, infatti, nel pezzo raccontava le vicende di una minoranza parlamentare – Iniziativa Democratica, forte di ben 27 deputati – nata per far “cambiare rotta” alla Democrazia Cristiana. Gli antesignani di Futuro e Libertà. Come dire: tutto torna.

Martedì scorso abbiamo ricordato il primo editoriale firmato da un giovane Silvio Berlusconi in ascesa. L’attuale premier scriveva con i toni dell’economista di lungo corso, citando Marx, Smith e scagliandosi contro un protezionismo tutto italiano che avrebbe penalizzato l’economia nazionale. Una staffilata la riservava anche a quella “pratica politica basata sul populismo e sull’opportunismo trasformistico, di quelle che Carli ha recentemente definito ‘classi dirigenti prive di autorità“.

Nel secondo editoriale dal titolo “Pregiudizi e leggi inadatte frenano ancora l’edilizia“, invece, B. usa altri toni e sposta la lente d’ingrandimento su un ambito a lui più congeniale: parla da costruttore. I giovani – è la sintesi del suo pensiero – hanno diritto a una casa ma in Italia se ne costruiscono ancora troppo poche. Dopo aver citato dati ONU, il Cav. scrive che il nostro è il “paese europeo che ha meno case per abitante”. Secondo Berlusconi, in relazione ai matrimoni esisteva un “fabbisogno in termini di stock stimabile in base ai dati ufficiali di 800-900mila abitazioni”, con un “quadro di fame arretrata di prime case“. Secondo il Cav, dunque, era necessario costruire almeno 400mila abitazioni ogni anno.

Anche in questo articolo, B. non manca di criticare la classe politica d’allora: “Se l’edilizia non fosse stata progressivamente paralizzata grazie anche all’insipienza delle forze politiche (di governo e di opposizione), oggi il nostro Paese sarebbe ai più alti livelli di reddito e di occupazione […] eppure – prosegue il Cav – l’unico settore escluso dalla fiscalizzazione  degli oneri sociali per l’industria è stato quello dell’edilizia”. Tra le proposte avanzate da Berlusconi per uscire dalla crisi, la riduzione dell’Iva sulle prime case, l’aumento del tasso di rendimento per quelle nuove e l’introduzione del prezzo di mercato al posto del valore fissato amministrativamente.

Il Cav. conclude quindi con una sviolinata sui giovani e sul loro diritto ad acquistare una casa dove costruirsi un avvenire: “La cosa triste e drammatica – scrive – è che a soffrire di questa politica di ritorsione non sono i responsabili degli errori passati ma tutti quei giovani che non riescono a soddisfare una primaria esigenza civile: avere una casa dove costruire il proprio futuro“. Parole – trent’anni dopo – quanto mai attuali, non per la mancanza di case ma per l’incapacità endemica di attuare politiche sociali a sostegno delle nuove generazioni. E i “bamboccioni” più che un vezzo da ignavi sono ormai una realtà ammalata da disoccupazione e precariato.

(fotografie: internet/L’espresso)

Comments

  1. Luca

    Berlusconi e Feltri: all’anema e chi ve’ mmuort’!