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Diritto di critica | March 29, 2024

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L'Africa schiacciata tra Cina e Occidente - Diritto di critica

L’Africa schiacciata tra Cina e Occidente

L’Africa riscopre il colonialismo. Dopo decenni in cui il Continente Nero è stato ignorato dalle potenze occidentali, gli Usa e l’Europa vogliono far sentire di nuovo la loro voce. Ed è tutta colpa, si fa per dire, della Cina.

La Cina in Africa. Nel 2011, il gigante asiatico è divenuto il principale partner commerciale dell’Africa, con un giro d’affari di 115 miliardi di dollari, in decisa crescita dal 2009 (+43%). Quando oramai il Continente Nero sembrava destinato all’inutile assistenzialismo, torna ad essere terra di conquista anche con qualche vantaggio economico. Quella cinese è stata per i paesi occidentali una vera e propria dichiarazione di guerra. Così, secondo molti analisti, l’Africa sarà per i prossimi vent’anni uno dei luoghi strategici della geopolitica mondiale.

Aiuti in cambio di “una sola Cina”. La presenza del gigante asiatico non è affatto nuova. Già dagli anni sessanta, il paese comunista cercò di creare buoni rapporti con gran parte dei paesi africani in modo da ottenere l’appoggio in ambito Onu per il riconoscimento di “una sola Cina”. Aiuti economici in cambio del non-riconoscimento di Taiwan. Ma l’enorme crescita cinese degli ultimi 15 anni, ha spinto l’amministrazione di Pechino ad avviare una vera e propria opera di neo colonizzazione per accaparrarsi materie prime, legno e soprattutto petrolio. La Cina in cambio realizza in ogni singolo paese con il quale stringe accordi commerciali, una diga, una miniera, una centrale idro-elettrica, una ferrovia e un’autostrada. Attualmente ingegneri cinesi stanno realizzando una ferrovia lunga 1.800 chilometri in Zambia, una diga in Suda, autostrade in Nigeria e Kenya.

E i cinesi emigrano in Africa. I vari investimenti spingono molti cinesi a migrare verso il continente nero. Contadini, operai, manager, imprenditori, impresari. Non si integrano e non si mescolano con la gente del posto. Vivono quasi sempre nello stesso luogo di lavoro. Quello che serve è conoscere un po’ l’inglese. Per il resto: lavoro, lavoro, lavoro.

Gli Usa rafforzano la loro presenza militare. La rapida espansione cinese non è sfuggita agli Stati Uniti, che hanno deciso di rafforzare la loro presenza geopolitica nell’area. Già nel 2008, George W. Bush ha costituito un comando militare che coordini le missioni militari nel Continente Nero: l’Africom. Il quartiere generale è a Stoccarda Germania) e con base aerea a Sigonella. Tre le aree geografiche alle quali gli Usa guardano con maggiore interesse: la regione dei grandi laghi, il corno d’Africa e il golfo di Guinea. Quest’ultimo potrebbe sostituire per importanza energetica il Golfo Persico nel lungo periodo e già oggi proviene da lì un quarto del petrolio statunitense.

Gli investimenti americani. Ma non c’è solo lo strumento militare, peraltro usato finora solo marginalmente. Negli ultimi anni l’amministrazione americana ha incentivato gli investimenti delle imprese statunitensi, dagli alimenti allo sfruttamento delle risorse idriche.

La Francia di Sarkozy e il nuovo interventismo. Anche la Francia non vuole rimanere con le mani in mano e cerca di rafforzare la propria posizione sul Continente Nero. Poco prima di Natale, Sarkozy aveva dichiarato il suo appoggio ad Alassane Ouattara, politico della Costa d’Avorio eletto presidente nel 2010 ma escluso dal potere dall’ex capo di stato Gbabo, appoggiato dalla Cina anche in sede Onu e a cui ha pagato un lauto stipendio, cancellando, peraltro, il 40% del debito bilaterale. Tutto questo in cambio di contratti petroliferi.

La “guerra” è iniziata. La vittoria francese nella Costa d’Avorio è il primo segnale per Pechino: nei prossimi anni non avrà vita facile, anche in Libia. Infatti, la guerra nel paese nordafricano ha rivelato una realtà sorprendente: lì lavoravano prima del conflitto 36mila cinesi, fuggiti anche grazie al supporto italiano. Ora la Francia che è in prima linea nella guerra, sarà la prima a trattare le nuove concessioni petrolifere, seguita dalla Gran Bretagna e dagli Usa. La Cina rimarrà a guardare.

E l’Italia? Il nostro Paese, che ha interessi in Libia, Tunisia, Algeria, Egitto, Nigeria e Mozambico, può fare ben poco. L’intervento tardivo in Nord Africa servirà per salvare il salvabile. Ma la nuova conquista dell’Africa è iniziata e noi non possiamo far altro che restare a guardare.

Comments

  1. pierluigi

    La Cina si presenta con dighe, centrali idroelettriche, autostrade e ferrovie; l’Occidente si presenta con bombe e missili che DISTRUGGONO ferrovie, autostrade e spesso ospedali e abitazioni civili… quanto tempo credete che il Resto del Mondo impiegherà a capire chi sono gli amici e chi i nemici?