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Diritto di critica | April 18, 2024

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"Terraferma", quella Lampedusa lontana - Diritto di critica

“Terraferma”, quella Lampedusa lontana

Un’isola in mezzo al mare. Un mare fantastico, unico. Un mare capace di attirare migliaia e migliaia di turisti, ma maledetto per chi prova ad attraversarlo. E chi ce l’ha fatta guardando l’orizzonte grida: “Terraferma”. Dopo quasi dieci anni Emanuele Crialese torna nelle acque di Lampedusa. Dopo “Respiro” di anni ne sono passati. Gli sbarchi di migranti hanno cambiato tutto. E mentre la pesca non rende più, il turismo viene minacciato dalla presenza di chi è riuscito ad attraversare il mare.

Un film di contrasti. Il film del regista romano, in concorso al Festival del Cinema di Venezia, racconta una realtà ai più lontana, vista solo attraverso i tg, spesso amplificata, talvolta distorta. Il contrasto è violento, uno schiaffo in faccia: turisti che si divertono e disperati che annegano. Lì, a poche decine di metri, gli uni dagli altri. E questo non fa altro che generare un nuovo scontro tra generazioni: i vecchi pescatori, più attenti a mantenere inalterate le tradizioni (come l’accoglienza verso chi giunge da lontano) e i giovani, incantati dalle sirene del turismo. E, in una realtà così particolare, lo Stato, rappresentato da forze dell’ordine pignole e prepotenti, è mal visto perché impone norme che si oppongono alle stesse “leggi del mare”.

Giovani vs. vecchi, in mezzo i migranti. I contrasti si snodano intorno ai protagonisti del film. Ernesto (Mimmo Cuticchio) è un vecchio pescatore attaccato alla sua barca e al mare. Suo figlio Nino (Beppe Fiorello), invece, sceglie la strada del turismo. Gestore di una spiaggia non comprende l’ostinazione del padre. Se per Ernesto i migranti sono persone in pericolo che vanno aiutate, per Nino sono solo un problema, da nascondere, come la polvere sotto il tappeto. Ernesto, durante una battuta di pesca insieme a suo nipote Filippo (Filippo Pucillo), soccorre un barcone di disperati. Salveranno una donna incinta e suo figlio. Così diverranno clandestini con i clandestini. Filippo e sua madre Giulietta (Donatella Finocchiaro) li ospiteranno a casa loro fino al momento di prendere una scelta. E sarà lo stesso Filippo a risolvere la difficile situazione, dopo giorni tormentati, conteso tra il vecchio mondo del nonno e la nuova realtà dello zio Nino.

L’isola. Protagonista involontaria del film è certamente anche l’isola. Un non-luogo senza nome, come una zattera in mezzo al mare, “troppo piccola per stare sul mappamondo”. Crialese sceglie Linosa e non Lampedusa per girare le scene del film, 30 km più a nord. La sua terra nera e le sue dimensioni più ridotte la trasfigurano a piccolo scoglio in mezzo al mare, luogo di approdo e di salvezza.

Un grandioso Pucillo. L’ottima interpretazione di Beppe Fiorello, questa volta in un ruolo essenzialmente comico, non mette certo in ombra l’eccellente Filippo Pucillo. Sono passati 9 anni da quando, a fianco di Valeria Golino, interpretava un ragazzino lampedusano verace, duro, a tratti violento, nel film “Respiro”. Così Crialese ce lo ripropone oggi, cresciuto ma inconfondibile con i suoi ricci rossi e gli occhi azzurri. Il suo personaggio in “Terraferma” sembra quasi lo stesso che interpretava anni prima. Solo cresciuto e più forte. La persona più adatta a rappresentare una realtà lontana, ma tanto vicina.

Comments

  1. Olivia Zilioli

    Un Crialese, non nuovo al concetto “Verghiano” dell’ostrica, si espone coraggiosamente sulla vertenza sociale di cui è oggetto l’immigrazione clandestina.
    Una famiglia di pescatori mutilata dal mare del capofamiglia intravede l’opportunità di un futuro alternativo investendo in un turismo fai-da-te.
    In un quadro neorealista, felicemente saturo di primi piani senza filtri dove l’imperfezione diviene identità, la cornice di pregio, segno distintivo di Crialese, è il mare.
    Un mare che è congiunzione di culture, mediazione tra speranza e illusione, alleato del cambiamento; un mare con regole universali tanto più solide quanto vacillanti di fronte le regole sociali.
    Cosa prevale tra la legge del mare e quella dello Stato?
    Per Crialese esiste un’unica risposta: la sensibilità umana.
    Si infrange così – come un’onda alla riva – la norma, a vantaggio di una coscienza ritrovata … perchè non siamo forse tutti smarriti in mezzo al mare forniti di un’imbarcazione fatiscente in cerca di Terraferma?