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Diritto di critica | April 22, 2024

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Giovani e sempre più precari - Diritto di critica

Giovani e sempre più precari

Una generazione di precari. È proprio il caso di dirlo. Il 30% dei giovani italiani è disoccupato, mentre quasi metà di quelli che lavorano ha un impiego temporaneo. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Ocse e pubblicato nel suo Employment Outlook, basato su dati di fine 2010.

Giovani italiani sempre più precari. Il precariato giovanile tra gli under 25 è in costante aumento con una crescita di circa l’1% l’anno dal 2007. In 17 anni, cioè dal 1994 si è passati dal 16,7% al 46,7% di oggi. Per quanto riguarda invece la disoccupazione giovanile, secondo i dati forniti, è del 27,9%, ben al di sopra della media dell’area Ocse (Europa, America del Nord, Giappone, Cile e Australia), pari al 16,7%. Quando nel 2007 iniziò la grave crisi economica, la percentuale era decisamente più bassa (20,3%).

Un problema dei paesi occidentali. Il problema della disoccupazione giovanile non riguarda solo l’Italia. Nella zona Ocse, i giovani senza lavoro sono il 17,3%, contro il 7% degli over 25. Stesso discorso per i cosiddetti “Neet”, cioè coloro che non studiano e ne cercano lavoro. Il 12,6% degli under 25 non va a scuola e nemmeno pensa di cercare un impiego. “Questa cifra sta aumentando, stiamo andando nella direzione sbagliata”, ha commentato il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, durante la presentazione dell’Employment outlook.

Precariato, una realtà mondiale. Quando i giovani occidentali trovano finalmente un lavoro, raramente si tratta di qualcosa di stabile. In Slovenia e Polonia il 60% dei giovani under 25 è impiegato nel lavoro interinale. La situazione non è molto migliore in Francia, Germania, Svezia, Spagna o Portogallo, dove questa percentuale supera il 50%. Tuttavia, a differenza dell’Italia, in molti di questi paesi il welfare state riesce meglio a proteggere queste categorie di fronte alla perdita improvvisa di lavoro. In Italia, per i precari, non esistono di fatto sistemi di protezione per i precari, ma solo ed esclusivamente per chi è già tutelato dal licenziamento, cioè i lavoratori con contratti a tempo indeterminato.

Sottopagati e sfruttati. La sotto-retribuzione dei giovani nella zona Ocse interessa, oltre all’Italia, anche altri paesi come la Spagna, la Francia e il Portogallo. Gli spagnoli fra i 16 e i 19 anni ricevono uno stipendio pari al 45,5% di quello di un adulto, quelli fra i 20 e i 24 anni il 60,7%. Così sono in molti a non riuscire a guadagnare abbastanza per vivere autonomamente.

Salvate la generazione 1.000 euro”. Il problema è quindi politico: “bisogna recuperare questi giovani poiché i Neet corrono un rischio superiore di marginalizzazione durevole nel mondo del lavoro e di povertà”, ha spiegato il segretario Gurria. L’obiettivo è quindi quello di “raggiungere una migliore corrispondenza tra le competenze che i giovani acquisiscono a scuola e quelle necessarie ne mondo del lavoro”. Altrimenti il rischio è di far crescere una generazione emarginata, influenzabile da movimenti anti-democratici e xenofobi come già sta avvenendo nei paesi dell’Est europeo.

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