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Diritto di critica | April 19, 2024

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Pina3D, quando il cinema irrompe sul palcoscenico. Ballare per non perdersi - Diritto di critica

Pina3D, quando il cinema irrompe sul palcoscenico. Ballare per non perdersi

E’ un omaggio ad un’amica scomparsa e un film d’autore in 3D. Al Roma Film Fest un commosso Wim Wenders ha presentato in una sala gremita il suo Pina3D, film – tributo alla coreografa tedesca Pina Bausch, la madre del teatro danza europeo. “Con questo film abbiamo riempito un vuoto. Io e i ballerini del Tanztheater Wuppertal, la compagnia di Pina, lo abbiamo girato per lei, per sentirla ancora vicina”.

Wenders (“uno dei più grandi cineasti europei viventi”, queste le parole di Mario Sesti nel presentarlo al pubblico), confessa che la morte improvvisa della Bausch gli aveva provocato un dolore tale, da fargli decidere di non dare vita al progetto. Eppure i due amici accarezzavano da tempo il progetto: Wim lo sperimentatore, l’innovatore curioso e vulcanico della settima arte; Pina geniale conoscitrice dei nodi del corpo, delle sue potenzialità supreme espresse con il movimento, una delle figure più paradigmatiche del panorama teatrale contemporaneo. Ma il cinema, prima dell’avvento del 3D, non sembrava fornire la ‘spalla’ giusta per rendere sullo schermo la magia di quei corpi in movimento. “Studiavo le immagini, con la bidimensionalità il ballo sembrava coperto da un velo che non cadeva mai” racconta il regista de Il Cielo sopra Berlino, Lisbon Story, The Million Dollar Hotel, tra gli altri “non riuscivo a trovare il modo di mostrare la fisicità delle coreografie di Pina, la verità e la poesia espressi nelle sue coreografie”. Wenders e Bausch aspettano il momento giusto, parlano, si confrontano, sul filo di un’amicizia profonda che li lega da oltre vent’anni. Poi, la svolta. Wenders, nel 2007, scopre la tecnologia 3D grazie al film concerto tridimensionale degli U2. Capisce che quella è la tecnica che gli permetterà di fissare la complessità del teatro danza della Bausch. “Sullo schermo i corpi avrebbero avuto spessore, volume. Nessuna staticità, nessun appiattimento”. Il progetto decolla, tutto è pronto. Alla vigilia della partenza della troupe, Pina Bausch si spegne il 30 giugno 2009.

Wim&Pina, un legame fondato sulla reciproca stima e profondo affetto, un lungo viaggio insieme iniziato nel 1985 quando il regista vide per la prima uno spettacolo di quell’artista unica che era la Bausch. “Era una bellissima serata estiva, mi trovavo a Venezia con la mia fidanzata” – è un amarcord venato di dolcezza quello del cineasta, e la voce s’incrina – “Per caso scoprimmo che alla Fenice c’era uno spettacolo di Pina Bausch, Cafè Muller, e la mia ragazza volle andare. Io non la conoscevo, andai controvoglia. Quella sera stessa Pina ballava” – prosegue – “e per me fu un’autentica folgorazione. Fui letteralmente travolto. Mi ritrovai a piangere come un bambino. Il mio cuore aveva capito subito la forza di quella danza, e la mia mente l’avrebbe seguito di lì a poco”. Ecco perché Pina3D non è diventato una pellicola su Pina Bausch, ma un film per lei. Per la sua arte. Spettacolare, energia allo stato puro, vibrante. Il cinema irrompe sul palcoscenico, i ballerini sono attori, una pellicola sulla danza fatta dalla danza. Non c’è stacco, solo continuità. Come fosse un flusso vitale e dirompente.

Nella cornice di quest’evento speciale, c’è tempo anche per una riflessione sulle potenzialità della tecnica tridimensionale – “rivoluzionaria”, la definisce Wenders – , un passo in avanti decisivo per il cinema, un avanzamento importante paragonabile alla conquista del colore e del sonoro. All’inizio appannaggio esclusivo di film blockbuster, utilizzato per effetti speciali e quindi principalmente nei cartoon d’animazione, il 3D diventa ora d’autore, una sorta di presa di coscienza collettiva nel cinema. Oltre al film di Wenders, proprio nello stesso giorno al Festival sono state proiettate alcune immagini del primo film in 3D di Martin Scorsese Hugo Cabret. I cineasti più importanti del mondo insomma, diventano pionieri.

Oltre che un regista visionario e sperimentatore, Wim Wenders è sempre stato un gran teorico e un amante del progresso tecnologico – basti ricordare lo straordinario Fino alla Fine del Mondo del 1991, proprio sul tema – , e le sue considerazioni suonano come una lezione di cinema: “L’avvento del 3D cambia tutto, sarà una straordinaria nuova occasione: filmmakers indipendenti, documentaristi, tutto il filone del cinema indipendente. E’ un tecnica che darà nuova linfa alla nostra arte”. Perché a cambiare non saranno solo le immagini in se’ – il 3D cambia l’angolazione delle riprese e il volume della spazio – ma il processo di creazione stesso del film, dall’organizzazione produttiva alla costruzione narrativa. Il cinema, fra tutte le arti, è un territorio di frontiera. Dopo il digitale, che ha abbattuto i costi, ecco la tridimensionalità. “E’ solo questione di tempo”, conclude Wenders prima di lasciare la sala alle immagini del suo Pina “con il 3D la storia non sarà più soltanto guardata, ma tòccata dagli spettatori”.

Pina 3D sarà in sala a partire dal 4 Novembre 2011, distribuito da Bim.