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Diritto di critica | April 19, 2024

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Corea del Nord: morto Kim Jong Il, l’esportazione delle armi nucleari continua - Diritto di critica

Corea del Nord: morto Kim Jong Il, l’esportazione delle armi nucleari continua

Iran e Siria hanno beneficiato delle esportazioni nucleari dalla Corea del Nord nel corso degli ultimi decenni. Ora, dopo la morte del dittatore Kim Jong II, l’establishment governativo sembra voler mantenere invariata, a tutti gli effetti, la politica estera. Secondo gli analisti, Iran e Corea del Nord stanno sviluppando un programma missilistico congiunto. Non è chiaro, però, se il regime di Ahmadinejad benefici dell’aiuto coreano nella progettazione di armi nucleari.

Il reattore siriano di Al-Kibar, bombardato dagli aerei da guerra israeliani nel 2007, aveva una struttura simile a quella di un sito coreano, utilizzato per produrre plutonio per le bombe. E, perdipiù, in occasione della distruzione del reattore siriano, resoconti non confermati fanno pensare che tra le vittime ci fossero diversi ingegneri coreani. I rapporti della Corea del Nord con Iran e Siria sono in gran parte legati al profitto. Secondo Eben Harrell (ricercatore associato presso l’Harvard University), intervistato dal Time, a disposizione dei clienti della Rdpc (Repubblica popolare democratica della Corea) c’è un “mercato nero per l’acquisto di tecnologia nucleare, invisibile agli occhi della comunità internazionale, con il materiale fissile (combustibile nucleare) a disposizione di chi può permetterselo e, quindi, anche dei terroristi”.

Non è stato mai appurato se questa rete, per agire, abbia avuto la tacita autorizzazione di Kim Jong II. Sicuramente, sono coinvolte le più alte sfere della gerarchia militare e della politica coreana. Il rapporto tra Cina e Corea del Nord è più che prolifico, sotto il profilo politico-economico: l’Rpdc è il gemello politico del Partito Comunista Cinese. La Corea del Nord, in contrapposizione a quella del Sud (foraggiata dagli Stati Uniti), è stata da sempre sovvenzionata dalla Cina, specie durante la ‘guerra fredda’. Alcune aziende statali coreane, dedite al commercio, hanno delle filiali in Cina e sul territorio hanno stretto degli accordi di partnership con le imprese cinesi per l’acquisto di macchinari industriali. In termini di ordinativi, le aziende coreane non sono soggette a controlli sull’esportazione e quindi, possono diffondere i propri prodotti a tutto il mercato del Sud-est asiatico (tra cui Myanmar) e ai clienti del Medio Oriente.

Dopo la morte di Kim Jong II e il rischio di un crollo del regime coreano, migliaia di profughi potrebbero dirigersi oltre il confine, nelle zone più povere della Cina. Le politiche di riforma economica e di partito, attuate da Pechino, hanno portato a un incremento delle attività illecite, per quanto riguarda la Corea del Nord, lungo la terraferma. Non ci sono le risorse necessarie per monitorare gli scambi commerciali nei porti cinesi. E la corruzione, dilagante a livello locale, aggrava la situazione.

La ‘Proliferation Security Initiative’, lanciata nel 2003 come organizzazione volontaria di nazioni che cooperano per bloccare la proliferazione di tecnologie sensibili, ha dimostrato di essere uno strumento sempre più efficace nella lotta al contrabbando nordcoreano. Recentemente sono state interdette diverse spedizioni di missili dalla Corea del Nord, la più importante su una nave battente bandiera del Belize (diretta verso Myanmar), bloccata lo scorso giugno dalla Marina degli Stati Uniti.  Con due test sulle armi già completati, la Corea del Nord rappresenta una minaccia, soprattutto per l’Occidente.