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Diritto di critica | April 18, 2024

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Suicida dopo il taglio della pensione, l'Italia che non ce la fa si ferma a Gela - Diritto di critica

Suicida dopo il taglio della pensione, l’Italia che non ce la fa si ferma a Gela

Un anno fa la morte del marito. Poi il taglio della pensione deciso dall’Inps, da 800 a 600 euro al mese. La signora Nunzia non ha retto e si è tolta la vita, gettandosi dal terrazzo. Il figlio Bruno descrive gli ultimi giorni come una “depressione profonda” per l’anziana, “schiacciata come molti altri dalle notizie in tv”.

 “Si può anche non credere a queste cose – dice il figlio Bruno, titolare di una pizzeria – ma bisogna trovarsi in talune situazioni di profondo scoramento per capire quel che una persona, psicologicamente debole, è in grado di pensare, di progettare e di mettere in pratica, fino all’autodistruzione, fino alla morte”. La famiglia non era in crisi: le figlie erano tutte e tre “sistemate”, una con un panificio, l’altra infermiera. La terza sposata ad un carabiniere. Eppure la donna non vedeva più un futuro davanti a sè. La morte del marito ottantaduenne, un anno fa, l’aveva sicuramente colpita. La comunicazione dell’Inps, che la informava di un taglio del 25% della pensione, può essere stata la goccia finale, ma i segni della depressione erano evidenti da tempo, secondo il racconto dei figli.

Non è la prima volta che un pensionato sceglie la morte ad una vecchiaia in miseria. Due mesi fa, a Bari, un uomo di 73 anni ha ricevuto dall’Istituto una richiesta di restituzione per 5mila euro, distribuita in prelievi da 50 euro al mese. Errore di calcolo, si legge nella lettera inviata dall’Inps. Sembra un’inezia, eppure l’anziano percepiva 450 euro di pensione sociale e 250 euro al mese per aver lavorato per trent’anni all’estero come operaio, soprattutto in Germania e Olanda. Viveva con il fratello minore, benestante, su cui già sentiva di pesare, nonostante quest’ultimo fosse benestante. Non sono bastati gli antidepressivi e i tranquillanti al vecchio operaio: forse per tristezza, forse per dignità ha scelto il suicidio, gettandosi dal balcone di casa, senza lasciare biglietti o spiegazioni.

Probabilmente avremmo dovuto metterlo in conto al momento di varare la riforma delle pensioni, il giorno delle lacrime di Elsa Fornero. Oppure prima, quando quattro governi si sono succeduti alimentando un debito pubblico terrificante senza far nulla di concreto. E’ stata la cura per l’Italia ad uccidere Nunzia? O l’Italia stessa, per anni sugli allori del debito pubblico e della lira svalutata, ha ucciso i due anziani illudendoli di aver diritto ancora ad una vecchiaia “normale”?

Una nota di attualità per chiudere. Due giorni fa, a Roma, un corniciaio di 56 anni si è impiccato nel suo negozietto storico al quartiere Centocelle. Nel biglietto d’addio, ha spiegato il gesto con i debiti accumulati, in odore di usura. Nel quartiere non si fa mistero della presenza di “gente con macchine di lusso” con cui è meglio non avere troppo a che fare. L’usura da colletti bianchi, spiegano gli esperti, sta esplodendo nel Lazio, sempre più diffusa tra le piccole finanziarie e gli agenti finanziatori. L’Italia che non ce la fa, che si attacca alla canna del gas, tenta prima un giro dallo strozzino, per giocarsela fino in fondo – come ai videopoker: ma la mano finale, a quanto pare, è sempre del banco.