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Diritto di critica | April 18, 2024

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Altro che "Trota". Come si vive con 300 euro al mese? - Diritto di critica

Altro che “Trota”. Come si vive con 300 euro al mese?

Tra la folla stanca della metro c’è lei, Carolina. Ogni giorno fa più di due ore di viaggio per arrivare sul posto di lavoro e altrettante per tornare a casa da suoi genitori nel periferico quartiere romano di Spinaceto. Una casa popolare che l’attende ogni sera quando rientra dopo una lunga giornata passata a dare il meglio di sé per farsi notare, per tenersi stretta quel lavoro per cui lei prende solo un misero rimborso spese. Carolina è felicissima di avere avuto la possibilità di fare questo stage. Ha dovuto fare due mesi di selezione per avere quel posto che sa con la certezza più assoluta che dovrà lasciare alla scadenza del contratto. Nessuno stagista è indispensabile. Tutti si possono sostituire.

La fortuna di essere pagati. Tutti i giorni prende la metro felice perché ha la possibilità di lavorare e soprattutto di guadagnare quel minimo che le permette di non pesare troppo sui suoi genitori. “Ormai non paga più nessuno. Avere almeno un rimborso spese sebbene solo di 300 euro è già tanto. Sono stata davvero fortunata”, spiega. Nonostante la stanchezza Carolina non smette mai di sorridere e di raccontare con soddisfazione del suo stage. Ha il viso classico di quelle brave ragazze che hanno sempre studiato tanto senza risparmiarsi mai. Quelle della prima fila, sempre preparatissime. Ma la provenienza umile e la mancanza delle conoscenze giuste la costringono ora ad andare avanti tra uno stage e l’altro nella speranza che un giorno qualcuno la noti e che possa fare il “grande salto”.

L’impossibilità di costruirsi una famiglia. “Il mio fidanzato ha un contratto a tempo indeterminato ma di soli 650 euro al mese”, racconta Carolina facendo capire che la possibilità di farsi una famiglia è ancora molto lontana. La tristezza dietro quelle parole viene nascosta da sorrisi che fanno capire tutta la forza e la grinta di una ragazza che non è disposta a scoraggiarsi ed arrendersi. Ma nel rumore assordante della metro il suo sguardo cade sul giornale che parla del “trota”. Difficile immaginare il figlio di Bossi su quella metro, stanco dopo le due ore di viaggio e una giornata passata in ufficio a dimostrare a tutti quanto vale. Difficile pensare certe persone alle prese con un mercato del lavoro fatto solo per i “figli di” che lascia a tutti gli altri un’infinita serie di tirocini gratuiti e la speranza che un giorno, grazie alla volontà e al duro lavoro, anche loro possano farcela.