Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | April 16, 2024

Scroll to top

Top

Ibrahimovic e il calcio francese alla ribalta, in barba al fair play finanziario

Ibrahimovic e il calcio francese alla ribalta, in barba al fair play finanziario

“Alcuni possono permettersi di ammirare la Gioconda, altri possono comprarla”. Le parole del procuratore di Zlatan Ibrahimovic, Mino Raiola, esprimono le potenzialità economiche illimitate dei nuovi proprietari del Paris Saint Germain, la Qatar Investment Authority. L’acquisto del club francese, l’anno scorso, sta modificando gli equilibri politico-economici nella gerarchia calcistica europea. Gli ultimi colpi di mercato, a suon di milioni di euro, hanno visto protagonisti campioni del calibro di Thiago Silva e Ibrahimovic, ex stelle del Milan. Un’operazione complessiva, tra ingaggio dei giocatori e trasferimento, che si aggira intorno ai 150 milioni di euro. In epoca di crisi finanziaria, una somma non da poco. C’è chi, come l’ex ministro dello Sport Roselyne Bachelot, grida allo “scandalo, numeri che suscitano disgusto e indignazione”.

Certo, le cifre non ancora ufficiali apparse su Le Parisien o L’Equipe, sono altisonanti. L’ingaggio dell’attaccante svedese dovrebbe aggirarsi intorno ai 14 milioni netti a stagione (oppure 12,5 più i bonus). Più di ogni altro calciatore (Ronaldo guadagna 13 all’anno, Messi 10,5). Contenuto, si fa per dire, l’indennizzo al Milan per il trasferimento. Venti milioni di euro, la metà rispetto all’altro trasferimento boom Thiago Silva, costato 40 milioni per il semplice motivo di età anagrafica e numero degli anni di contratto rimanenti. Dopo l’entrata in scena del Qatar Investiment e il rafforzamento del Paris Saint Germain, il campionato francese rischia sempre più di diventare squilibrato tra le diverse squadre che vi partecipano, una sorta di Coppa di Francia, dove i club dilettanteschi affrontano di tanto in tanto qualche big.

L’esempio del Paris Saint Germain, squadra mediocre fino a due anni fa e ora rivitalizzata dai petrodollari, segue quello più eclatante del Manchester City. Il club inglese, storica seconda squadra di Manchester, all’ombra dei cugini dello United, è stato acquistato nel 2008 dallo sceicco Mansur bin Zayed al-Nahyan. Secondo uno studio del Daily Telgraph, prima dell’attuale sessione di mercato, lo sceicco avrebbe sborsato una cifra vicino al miliardo e 200 milioni di euro per acquistare e rafforzare il club inglese. La Premier League ha chiuso con i bilanci in rosso di alcuni club: City 194 milioni di sterline, Liverpool con 89 milioni, Chelsea 86, Manchester 62 e Arsenal 21.

Contrariato il presidente dell’Uefa Michel Platini, fautore del fair play finanziario per un riequilibrio dei conti nel calcio nel medio-lungo periodo (consentiti nei prossimi 3 anni, debiti per 15 milioni di euro all’anno) e per un auto-sostentamento finanziario. Ora il Paris Saint Germain è a rischio sanzioni, da parte dell’Uefa, così come il Manchester City e le altre società indebitate. I club italiani stanno tentando nelle ultime stagioni di migliorare i propri conti economici, anche con scelte difficili e cessioni dolorose. L’esempio a cui tutti aspirano è quello del Bayern Monaco, società che vince con i conti a posto. Ma non è facile replicare, anche perché i vivai in Italia sono poco sfruttati e le televisioni catalizzano gran parte delle risorse economiche.