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Diritto di critica | April 22, 2024

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In Calabria la tv è Fimmina

In Calabria la tv è “Fimmina”

Non è facile pronunciare la parola “fimmina” senza che la nostra mente cominci a vagare tra proverbi e detti maschilisti tipici dell’Italia meridionale, e non solo. Eppure questo termine, eredità di una cultura ancestrale e contadina, contiene in sé anche tutta la forza e la consapevolezza che può avere una donna. Senza paure o risentimenti, le giornaliste di “Fimmina Tv” (in onda sul digitale terrestre da appena un mese) si sono riappropriate di una parola dalla valenza negativa per esorcizzarla, e cambiarne il senso.

Novità assoluta nel panorama televisivo italiano, il team di “Fimmina Tv” ha cominciato le trasmissioni da poche settimane nel paesino di Gerace, in provincia di Reggio Calabria, puntando su tematiche sociali e su un gruppo di lavoro giovane e preparato (si va dai 20 ai 40 anni). Una redazione al femminile (a parte i tecnici del montaggio video) per parlare in presa diretta e senza fronzoli di discriminazioni, ingiustizie, problematiche legate al mondo della donna, e di ‘ndrangheta. Le donne che hanno voce su questo canale sono madri e mogli che lottano contro la criminalità, lavoratrici, studentesse, ma anche signore che delle cosche hanno fatto parte, simbolo di un ruolo che si è scoperto fondamentale all’interno delle famiglie mafiose.

In una sorta di legame invisibile, le donne su Fimmina Tv si racconteranno per darsi forza e condividere le loro storie; ad aprire le danze interviste importanti come quella a Rita Borsellino, al procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, e al sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, minacciata dalla ‘ndrangheta ed emblema del riscatto delle donne di Calabria.

Tv nata in terra calabra e concentrata sul territorio, “Fimmina” non trascurerà il lavoro e gli ostacoli che incontrano le mamme: «Vogliamo raccontare il lavoro visto dalle donne – racconta la direttrice del progetto, Raffaella Rinaldis – con tutte le difficoltà che ciascuna deve affrontare. Mancanza di supporti alla maternità, assenza di servizi, impedimenti alla carriera, per esempio». O ancora la carenza di asili nido in provincia: «Parleremo di un caso virtuoso: il nido aziendale aperto al tribunale di Vibo Valentia. Noi intanto l’area baby l’abbiamo già, vedremo quale giornalista sarà mamma per prima».

L’idea delle giornaliste di “Fimmina Tv” è venuta in questi giorni anche ad un gruppo di donne egiziane, che al Cairo hanno dato il via a “Maria”, rete indipendente e molto religiosa gestita interamente al femminile. Con una particolarità: qui tutte indossano il niqab, il velo integrale che in Egitto è bollato come scelta integralista. Lo ha confermato una giovane camerawoman alla Cnn: «Finalmente con questo progetto possiamo lavorare senza discriminazioni e non ci sentiamo più emarginate. Ora possiamo spiegare a chi ci guarda il perché della nostra scelta rigorosa».

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