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Diritto di critica | April 19, 2024

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Siria: 1600 morti in 7 giorni, “la settimana più sanguinosa dall’inizio del conflitto” - Diritto di critica

Siria: 1600 morti in 7 giorni, “la settimana più sanguinosa dall’inizio del conflitto”

di Liliana Farello

L’escalation di violenza in Siria sembra aver raggiunto una contabilità di morti ormai insostenibile, almeno stando a quanto afferma Patrick McComick del Fondo Onu per l’infanzia (UNICEF): l’ultima settimana di agosto ha fatto contare 1600 morti, tra i quali molti bambini e adolescenti. Una cifra che fa impallidire. Il conflitto tra Bashar al-Assad e i ribelli dura ormai da sedici mesi: a un anno dall’inizio del conflitto le vittime erano almeno 500 ma, già allora, si sapeva che il numero era destinato a salire. A quasi un anno e mezzo dal marzo 2011, la cifra è più che triplicata.

“Una delle emergenze più gravi”. Quanto agli sfollati, la situazione è ai limiti del disumano: sono 1,2 milioni, 150mila nella sola Damasco e, di questi, la metà è sotto i 18 anni, continua McCormick, che l’ha definita “una delle emergenze umanitarie più gravi degli ultimi decenni”.

Kit umanitari. L’Unicef non si dà tregua: secondo l’ultimo aggiornamento del 25 agosto scorso, all’inizio del mese erano già stati distribuiti mille kit di alimenti per l’infanzia, 500 per l’igiene familiare e 200 per quella dei neonati nel campo profughi palestinese di Yarmouk, a sud di Damasco, migliorando le condizioni di seimila sfollati; kit familiari molto simili, inoltre, sono stati distribuiti a 52mila siriani (40mila circa erano bambini) durante il mese di luglio, e ancora prima era stato il turno di 16mila famiglie di Damasco, Homs e altre zone colpite dal conflitto. Sale così a 260mila il numero delle persone che, da gennaio ad oggi, sono state raggiunte dagli aiuti umanitari in tutto il territorio Siriano e dintorni, oltre la metà dei quali bambini e adolescenti. Inoltre, 284.000 bambini sono stati vaccinati, con il contributo dell’Unicef, dal Ministero della Sanità.

Gli aiuti ancora non bastano. Eppure i profughi aumentano con l’aumentare delle violenze e l’Unicef non può gestire la situazione contando solo sulle proprie forze: pur collaborando con altre organizzazioni non governative (tra cui la Mezza Luna Rossa Siriana) dispone di 6,6 milioni di dollari con cui gestire gli interventi all’interno della Siria, e di 11,6 milioni di dollari per gli stati limitrofi, anch’essi coinvolti nell’esodo dei profughi: avrebbe invece bisogno, in entrambi i casi, di almeno il doppio dei fondi. Stime che, per altro, raddoppieranno ben presto se la crisi umanitaria non accennerà a placarsi. Anche l’Italia ha cercato di contribuire: il Ministero degli Affari Esteri ha devoluto 500mila euro per aiutare l’Unicef con i giovani profughi, in particolare adolescenti e bambini rifugiati in Libano.