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Diritto di critica | April 19, 2024

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Il comandante e la cicogna, la nuova fantasiosa commedia di Soldini

Un atto di ribellione contro la realtà melmosa di oggi, corrotta e volgare. Racconta così la genesi del suo nuovo film Silvio Soldini, “Il comandante e la cicogna”. Una commedia surreale, fantastica, lieve e tenera al contempo: come da tradizione del regista – che torna alla commedia dopo “Pane e tulipani” e “Agata e la tempesta” -, realtà e fantasia hanno i contorni sfumati e i personaggi sono caratterizzati in un modo originalissimo, mai banale. Un lavoro di cesello e buona scrittura, la migliore tradizione del nostro cinema più meritevole: ad affiancare Soldini alla sceneggiatura, Doriana Leondeff, un sodalizio lungo quasi vent’anni. Stavolta però i due sono stati sostenuti anche da una terza penna, quella di Marco Pettenello.

Il risultato di questo lavoro corale di scrittura e di un cast attoriale di grande spessore – Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Luca Zingaretti danno vita a dei protagonisti unici, ben riusciti e convincenti – , è un film pieno di senso e colmo di diverse chiavi di lettura. La visione, quella di Soldini, è immaginazione e concretezza, atmosfera sospesa perché la realt vera è filtrata dagli occhi dei suoi personaggi: Leo (Mastandrea) e i suoi figli adolescenti Elia e Maddalena (straordinari Luca Dirodi e Serena Pinto alla prima esperienza cinematografica) che soffrono la mancanza della moglie e mamma Teresa (Gerini), mancata prematuramente, che compare in sogno al marito ogni giorno alle quattro del mattino. C’è poi Diana, un’artista sognatrice e squattrinata che ha i colori e lo sguardo di Alba Rohrwacher, che in questo film rivela una grande capacità comica: il suo personaggio ha una nuance particolare, unisce magia all’atmosfera fiabesca sottesa in tutto il film. Sono ruoli tratteggiati con dovizia e accuratezza, caldi, molto umani, pieni di problemi come tutti ma capaci ancora di sognare. Incorruttibili, dalle brutture che li circondano.

La comicità intelligente e sofisticata è resa anche e soprattutto da una validissima interpretazione di Giuseppe Battiston, attore feticcio di Silvio Soldini, presente in quasi tutti i film del regista, a partire da “Un’anima divisa in due” del 1991: Amanzio Zosulich è un bizzarro ‘moralizzatore’ urbano, come lui stesso si definisce. Ha trovato il modo di vivere senza lavorare, combatte delle personalissime crociate contro le barbarie del mondo (memorabile la prima scena del film, dove ruba in un supermercato, e fa lì la conoscenza del piccolo Elia). Conosce tante lingue, parla per citazioni, si aggira per la città coi sandali ai piedi, gli occhiali a lenti bifocali. E’ anche il tremendo padrone di casa di Diana, che fatica a corrispondergli l’affitto, ma anche un grande amico per Elia. Timido, bizzarro e sognatore adolescente che soffre la mancanza della mamma che ha trovato in Agostina la sua unica amica: a rendere il fatto eccezionale è che Agostina è uno splendido esemplare di cicogna che il ragazzo va a trovare ogni giorno in un campo periferico vicino a casa. Le porta da mangiare, ci parla, l’ha praticamente ammaestrata.

“Agostina è nata dall’esigenza di staccarsi da terra e di volare sopra le case e il mondo”, spiega Soldini in conferenza stampa. Dopo i due ultimi film girati quasi con spirito documentaristico, assolutamente dentro la realtà (“Cosa voglio di più” del 2010 e “Giorni e nuvole” del 2007), racconta il regista che era sua intenzione tornare alla leggerezza, all’ironia, a storie ariose e corali. Anzi, di aver quasi accarezzato l’idea di fare un musical. “La cicogna Agostina porta lo sguardo alla storia e al film”, prosegue Silvio Soldini; e non sarà un caso che a seguirne il volo, su una strana città tutta italiana – Torino e Milano, volutamente mescolate in immagini resa da una fotografia suggestiva – , è proprio Elia, un ragazzo dagli occhi puri e disincantati. Uno capace di guardare in alto, staccando gli occhi da terra, in grado di seguire affascinato la traiettoria di un paio di ali sospese nel cielo.

A terra, un’Italia alla deriva. Non c’è solo la sofferenza privata di ciascuno, ma una società che pare aver dimenticato certi valori. E Soldini ha un’altra trovata per rendere la bruttura di questi tempi foschi: oltre a dare volto all’avvocato Malaffano attraverso l’interpretazione di Luca Zingaretti, personaggio strafottente e truffaldino che incrocerà le vite di Leo e Diana – “solo lui richiama la realtà, gli altri sono tutti portatori, a modo loro, di valori alti” -, il regista fa parlare delle statue. Proprio le statue che riempiono le nostre strade, che adornano le piazze italiane: sotto il loro sguardo avvengono ogni sorta di cose, giorno dopo giorno. E in questo mondo dove realtà e fantasia si mescolano, le statue di Garibaldi, Leopardi, Leonardo e Cazzaniga dialogano tra loro, commentando le sorti di un Paese in grande affanno. A dargli voce, a questi simboli immobili sui loro piedistalli, ma vivissimi nella sfera della visione e della consapevolezza, Pierfrancesco Favino, Gigio Alberti, Neri Marcorè.

“L’ispirazione mi è venuta perché mi è tornato in mente l’inizio di un film di Alain Tanner del 1976, Jonas che avrà 20 anni nel 2000: qui c’era la statua di Rousseau che parlava, recitava un brano del Contratto sociale mentre la macchina da presa gli ruotava attorno con un dolly”, ha spiegato Soldini nelle note di regia al film. Un modo originale di far coesistere le varie anime presenti ne Il comandante e la cicogna, che gli hanno dato vita: un aspetto più divertente e più serio, uno più attuale e un altro fantastico. “Bisognava creare un mondo dove personaggi in carne ed ossa, fantasmi, statue e cicogne potessero coesistere, convivere”. L’obiettivo è raggiunto con movimenti di macchina lievi, primi piani ai personaggi illuminati da una fotografia dai colori tenui e di grande stile, tutti elementi capaci di creare un’unica musica; senza dimenticare che il film è stato girato in digitale e che intere scene sono state costruite con l’uso di effetti speciali, ad aumentare così l’impressione della fiaba, sullo schermo.

Una fiaba così vera, che è ambientata nel nostro tempo, e parla di persone vere, normali.

Il comandante e la cicogna esce oggi, distribuito in 250 copie.

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