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Diritto di critica | April 19, 2024

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Fu una ‘‘sanguinosa repressione’’, Hollande riconosce il massacro algerino del 1961

Era il 17 ottobre del 1961 quando centinaia di algerini si riversarono nelle strade di Parigi per protestare contro l’occupazione francese in Algeria. La carneficina della polizia, alle dirette dipendenze di un ex collaborazionista nazista, non è stata mai riconosciuta ufficialmente dalle istituzioni francesi. Ora, il presidente Francois Hollande, nella ricorrenza ufficiale del massacro, ha ammesso che di strage si trattò. Migliaia di algerini furono arrestati, torturati, picchiati a morte e gettati nel fiume Senna, per aver protestato contro il coprifuoco imposto loro dal prefetto Maurice Papon, poi condannato per complicità coi nazisti nella deportazione degli ebrei. Non è stato mai accertato il numero dei morti, ufficialmente solo tre.

Il presidente Hollande ha sottolineato che la “Repubblica francese riconosce con lucidità la repressione sanguinosa della manifestazione di algerini quel giorno. Rendo omaggio – ha precisato il presidente –, alla memoria delle vittime”. Secondo storici, testimoni oculari e partecipanti alla protesta, i manifestanti sarebbero stati assaliti dalla polizia che li avrebbe picchiati e messi con le spalle al muro. Le persone che assistettero allo scontro hanno testimoniato come la polizia agì con una tale efficienza e brutalità che la loro offensiva sembrava pianificata in anticipo. I corpi delle vittime, o di chi era vivo ma in stato di incoscienza, sarebbero stati gettati nella Senna. Tali insinuazioni sono state sempre respinte con sdegno dai funzionari di polizia dell’epoca. Non è stata fatta mai chiarezza sul numero preciso delle vittime.

Anche se il gesto è stato considerato nobile, non tutti gli storici, i politici di sinistra e molti cittadini di origine algerina non sono stati d’accordo. Christian Jacob, leader parlamentare dell’Unione conservatrice di un partito di maggioranza popolare (UMP), non ha negato che uno scontro mortale ci sia stato, ma ha attaccato Hollande dicendo che la sua iniziativa potrebbe aver infangato la Francia, “mettendo in pericolo la coesione nazionale”. Il prefetto di polizia di Parigi, Maurice Papon, responsabile del massacro fu nominato dall’ex presidente De Gaulle, nonostante durante la Seconda Guerra Mondiale collaborò con i nazisti.

Come capo della zona di Bordeaux, nel conflitto mondiale, Papon ordinò l’arresto e la deportazione di migliaia di ebrei. Nel 1998 fu condannato, infatti, a scontare 10 anni di carcere perché ritenuto colpevole di crimini contro l’umanità. Tuttavia, tra il 1945 e la fine degli anni ’70, per la spietatezza e abilità nel trattare le proteste nordafricane contro la Francia, Papon ricoprì le più alte funzioni di servizio civile e incarichi sulla sicurezza nazionale, compreso il ruolo di prefetto quella sera fatale del 17 ottobre del 1961.

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