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Diritto di critica | April 20, 2024

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Anche la Tunisia ora rischia la re-islamizzazione

Nelle ultime settimane si è sentito parlare molto di Egitto e dell’accentramento del potere da parte di Mursi, mentre ben poco emerge dalla vicina Tunisia, paese a poco più di un centinaio di chilometri dalle coste della Sicilia.

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L’economia in crisi. Un anno dopo le prime libere elezioni, la situazione economica tunisina continua ad essere drammatica, con un tasso di disoccupazione del 18% ma che ha raggiunto anche il 40% nel sud del paese, in particolare nelle zone di Sidi Bouzid, Gafsa, Tezeur e Kasserine , caratterizzate da povertà, degrado, carenza di infrastrutture e servizi di base come gas e acqua.

Lo sciopero e la repressione. La scorsa settimana i cittadini di Silana hanno decretato uno sciopero generale che si è protratto per diversi giorni, centinaia di persone tra cui molti disoccupati sono scesi in strada per protestare contro l’incapacità dell’amministrazione locale di creare nuovi posti di lavoro. La risposta delle autorità è stata quella di sguinzagliare le cosidette “forze di sicurezza” che hanno disperso la folla con gas lacrimogeno e proiettili di gomma; secondo fonti di Al Arabiya i feriti sarebbero più di 300.

La religione, prima dell’economia. Il governo tunisino guidato dallo schieramento islamista Ennahda, legato ai Fratelli Musulmani, sembra non essere in grado di migliorare le condizioni di vita della popolazione e appare invece molto più preoccupato alla questione religiosa, ovvero al passaggio dalla laicità che caratterizzava il regime di Ben Ali a una progressiva islamizzazione del paese. Come sottolineato dalla ricercatrice Aliyya Allani, l’Ennahda ha iniziato a portare avanti un discorso ben diverso da quello pre-elettorale, muovendosi verso un’islamizzazione del diritto tunisino.

Ritorna il niqab. In primis l’Ennahda ha provveduto a riammettere il niqab (il velo che copre volto delle donne) ribaltando le normative che vietavano l’esposizione dei simboli religiosi. Nella bozza della costituzione è poi stato inserito un articolo (art 2): “La sharia islamica è una delle fonti fondamentali del diritto (oppure) Il fiqh è una delle fonti fondamentali del diritto (oppure) Il Corano e la Sunnah sono una delle fonti fondamentali del diritto (oppure) Nessun diritto può stabilirsi in opposizione alla religione musulmana (oppure) Nessun diritto può stabilirsi in opposizione ai principi della religione musulmana”. Questo potenziale articolo andrebbe a completare l’articolo 1:”La Tunisia è uno stato libero e sovrano; la sua religione è l’Islam, la sua lingua è l’arabo e il suo regime è la Repubblica”.

Gli imam contro i salafiti. La situazione forse più paradossale è però legata all’accusa da parte del sindacato degli imam tunisini nei confronti del partito Ennahda; secondo gli imam infatti lo schieramento è responsabile di aver portato la politica nelle moschee e di aver consentito ai salafiti di impossessarsi di un centinaio di luoghi di culto, cacciando i religiosi moderati. L’obiettivo sarebbe quello di mettere in atto un vero e proprio controllo sociale fondato sulla conquista delle moschee. Secondo il sindacato degli imam le moschee salafite sarebbero diventate un nascondiglio per tutti coloro che hanno problemi con la giustizia e all’interno degli edifici sarebbero anche state nascoste armi di vario tipo, tutto sotto gli occhi delle autorità.

Il governo debole. La posizione del governo nei confronti dei salafiti risulta piuttosto ambigua se non debole, tant’è che ben poco è stato fatto dalle autorità quando gli estremisti hanno iniziato a bersagliare artisti ed intellettuali.

L’indottrinamento. Altra patata bollente per Ennahda sono poi le due registrazioni, audio e video, che risalirebbero alla scorsa primavera e ritrarrebbero un colloquio tra esponenti salafiti e il presidente del partito islamico Ennahda, Rachid Gannouchi, il quale affermerebbe di voler reindirizzare progressivamente la società tunisina verso un radicamento del pensiero islamico attraverso un indottrinamento delle masse e facendo leva sui giovani. Successivamente egli sottolineerebbe come solo nel momento in cui il partito sarà veramente forte, allora si potrà procedere con leggi conformi alla sharia. In aggiunta Gannouchi  affermerebbe l’intenzione di instaurare una teocrazia fondata sulla sharia. Una strana incoerenza da parte di un partito che ha più volte affermato di volersi distaccare dal fanatismo religioso. I vertici dell’Ennahda hanno immediatamente emesso un comunicato con il quale smentiscono la veridicità dei contenuti, dichiarando che l’intervento era indirizzato ai giovani salafiti e, inoltre, le parole di Gannouchi sarebbero state modificate.

È dunque ancora giallo sulla veridicità del filmato, sulle sue dinamiche e su chi vi possa essere dietro la pubblicazione. Tutti elementi che non fanno altro che aumentare il caos nel quale imperversa il paese, il quale dovrà probabilmente attendere il 2014 per le prossime elezioni.

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