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Diritto di critica | March 29, 2024

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Aleppo sotto una pioggia di missili, Assad si gioca l'ultima carta

Bombe incendiarie e missili scud, sono queste le ultime armi di Assad per cercare di piegare l’esercito di liberazione siriana. Secondo fonti statunitensi i militari di Assad avrebbero infatti bersagliato con missili scud, famosi durante la prima guerra del Golfo quando vennero lanciati contro Israele da Saddam Hussein, alcune zone nel nord del paese sotto il controllo dei ribelli; secondo la ABC i missili lanciati sarebbero almeno cinque e non è ancora chiaro se vi siano state vittime.

Aleppo sotto una pioggia di missili. Un ex ufficiale di un battaglione dell’esercito siriano specializzato in missilistica terra-terra, il tenente Aaraba Idriss, ha dichiarato all’AFP che cinque missili scud sono stati lanciati lunedì da Nasiriyeh in direzione nord-ovest e potrebbero aver colpito le zone di Aleppo e Idlib. Notizia che troverebbe parziale conferma anche da parte dell’emittente americana ABC.

L’uso di bombe incendiarie. Nel contempo la Human Rights Watch ha accusato l’esercito regolare siriano di aver utilizzato bombe incendiarie al napalm e al fosforo bianco in zone densamente popolate.

Le armi chimiche nelle mani degli jihadisti? Il segretario stampa alla Casa Bianca Jay Carney ha dichiarato che se queste notizie trovassero conferme ufficiali si tratterebbe dell’ennesimo disperato atto da parte di un regime che non ha alcun rispetto per la vita dei propri cittadini. Fonti vicine all’intelligence israeliana forniscono però uno scenario leggermente differente nonché inquietante secondo il quale militanti del gruppo jihadista Jabhat al-Nusra sarebbero in procinto di prendere possesso del più grande deposito di armi chimiche del paese ad Al Safira. Jabhat al-Nusra si oppone alla recente creazione della Coalizione Nazionale dei rivoluzionari siriani e delle forze di opposizione, riconosciuta sia dall’Occidente che dai paesi arabi come unico rappresentante del popolo siriano e punta alla creazione di uno stato islamico in Siria.

Gli attentati. Il gruppo si è reso responsabile del sanguinoso attentato al Ministero dell’Interno di mercoledì 12 dicembre, quando due attentatori suicidi hanno fatto detonare le proprie cinture esplosive all’interno dell’edificio e, successivamente, sono state fatte esplodere due autobombe all’esterno; l’attacco ha provocato 9 morti e più di 20 feriti. Una metodologia operativa tipicamente jihadista, quella dell’attentato suicida, che poco ha da spartire con quella dell’opposizione siriana che utilizza principalmente tattiche di guerriglia.

Gli attentati. Jabhat al-Nusra è stato inserito martedì scorso nella “lista nera” delle organizzazioni terroristiche da parte del governo americano e rischia di diventare un serio problema  per il futuro della Siria una volta caduto il regime di Assad.

L’aiuto dei sauditi. Nella mattinata di giovedì gli islamisti risultavano essere a circa un chilometro dal perimetro nord-ovest del deposito, un imminente pericolo che avrebbe portato l’esercito di Assad all’immediato lancio di scud nella zona. Il pericolo del gruppo Jabhat al-Nusra è anche legato al fatto che avrebbero a disposizione armamento ed equipaggiamento di gran lunga migliori e tecnologicamente avanzati rispetto agli altri gruppi di resistenza e ciò sarebbe dovuto ai generosi finanziamenti e agli appoggi logistici forniti da paesi del Golfo come Arabia Saudita, Qatar e Kuwait, paesi in prima linea nel contrastare il regime di Assad con il potenziale interesse di spezzare l’ormai noto “asse sciita” che si estende da Teheran a Beirut.

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