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Diritto di critica | April 21, 2024

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Irpef, ricchi e poveri sempre più distanti

reddito irpef disuguaglianzaI dati Irpef e Confcommercio parlano chiaro, l’Italia di oggi è una massa di poveri con pochi ricchi in cima. Un’elité che incassa quanto metà dell’intera popolazione contribuente, ovvero un quarto dell’intero reddito nazionale. Si allarga la base dei “poveri assoluti”, quattro milioni di persone al di sotto del paniere minimo di beni. Più delle tasse pesa disoccupazione e stagnazione economica. Questi sono i problemi del paese reale, che la politica – e pure l’anti-politica – sembrano dimenticare.

Poveri assoluti. Abbiamo 4 milioni di poveri “assoluti”, nel 2008 erano 3,5 milioni: ne produciamo 615 in più ogni giorno. Lo spiega Confcommercio, che da Cernobbio presenta un quadro per nulla edificante del 2012. Il Ministero dell’Economia rincara la dose con i dati Irpef dell’anno scorso. La metà dei contribuenti vive sotto i 15 mila euro lordi l’anno. Vuol dire stipendi e pensioni al di sotto dei 1300 euro lordi mensili, pericolosamente vicini alla soglia di povertà relativa (in alcune regioni la soglia limite di un single è 750 euro). C’entra sicuramente la riduzione del Pil, che sta scendendo al ritmo del 1% ogni anno (-1,7%, secondo Confcommercio, contro l’ottimistico -0,8% previsto dal Governo Monti per il 2013). Ma non solo.

Ricchi e poveri. Il problema vero è la disuguaglianza. Il 5% dei “paperoni” incassa un quarto dell’intero reddito nazionale, pari a quanto dichiarato dal 55% dei contribuenti più poveri. Il divario è enorme: metà della popolazione vive sotto i 15mila lordi annui, il 10% dei ricchi vola oltre i 35mila euro l’anno.

Tasse “strane”. I rincari locali si son fatti sentire tutti: in un solo anno il gettito dell’addizionale regionale Irpef è aumentato del 27%, quello comunale dell’11%. Parecchie cose non funzionano: quasi 10 milioni di italiani non paga l’Irpef, perché è troppo povera o perché gli spettano detrazioni specifiche.  E dall’altro lato 100mila italiani ha “scoperto” quest’anno di avere un’immobile all’estero, da condonare con una tassa paragonabile all’Imu. Da solo, quest’ultimo gettito ha garantito 21 miliardi di euro, metà di una manovra fiscale nazionale.