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Diritto di critica | April 19, 2024

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La corsa a sindaco di Roma, su Sky l'ultimo confronto prima del voto. Ecco com'è andata

sky Sarà anche la campagna elettorale più noiosa che si ricordi, certo è che le amministrative 2013 per il Comune di Roma restano incerte e per questo avvincenti. Ieri l’ultima sfida tra i 4 contendenti è andata in onda a Sky.
Confronto all’americana, animi piuttosto tesi. La formula evita le polemiche dei classici talk e permette di chiedere e investigare molto meglio programmi e idee.

La sfida parte con una domandina facile facile sul derby tra Roma e Lazio valevole per la finale di Coppa Italia e previsto per domenica prossima, proprio nella giornata del voto.

Apre il candidato del Movimento 5 Stelle, Marcello De Vito, secondo cui  il calcio non è basilare nella vita e forse non si doveva giocare domenica. Comunque – visto che si gioca – il giovane (38 anni) avvocato esperto in appalti pubblici sarà allo stadio, in curva. Per l’imprenditore Alfio Marchini – candidato della lista Alfio Marchini Sindaco e nipote di un ex presidente della Roma – lo sport viene sempre prima e non si deve mai mischiare con la politica. Di prassi le risposte degli altri due, Ignazio Marino (Pd) e Gianni Alemanno (Pdl), sulla carta i favoriti per la vittoria finale.

Sul traffico inizia ad evidenziarsi lo stato psicologico dei quattro.
Marchini è nervoso più del solito e da subito polemizza col giornalista di Sky – che certo non lo favorisce – sulle linee della metropolitana. Secondo il 48 enne imprenditore, ce ne vorrebbero di più, ma chi parla di metropolitana di Roma ai livelli di Londra o Parigi “mente sapendo di mentire”, bisogna migliorare ciò che si ha e potenziare la circolazione periferica “con pullmini elettrici”. Il medico genovese, invece, mostra di avere sangue freddo e, nonostante le voci che lo vorrebbero boicottato dal suo stesso partito, mantiene una certa linearità nelle risposte: semafori intelligenti, corsie preferenziali con telecamera, potenziamento della rete su ferro e piste ciclabili, la sua ricetta.
Anche per De Vito – apparso da subito concentrato e ostico per tutti –  la bicicletta è parte della soluzione. Il 5 Stelle vorrebbe rendere operanti i 1000 km previsti dal piano quadro per la ciclabilità. Non si tratta di un idea campata per aria. Il progetto è stato approvato l’anno scorso – realizzato da due architetti precari, Giuliano Piccotti e Ilaria Gherardelli, i quali pur essendo gli unici in grado di modificarlo dopo il riordino dei municipi, per un paradosso tutto italiano, ancora non sanno che fine faranno alla scadenza – dalla giunta uscente.  Di bici però Alemanno – che si difende con molto ordine e calma – non parla. Si lamenta dei tagli e propone l’allargamento di alcune arterie cittadine. Colpisce fino a un certo punto che  sia il solo De Vito ad accennare allo scandalo delle nuove metropolitane di Roma, ancora incompiute nonostante costi e tempi che gridano vendetta.

Altro tema caldo tasse e Imu. Per Marino l’Imu si deve pagare in proporzione al reddito, una pensionata con 700 euro non riesce a pagare l’Imu sulla prima casa, magari ereditata in centro. Alemanno rivendica il quoziente familiare già applicato su trecentomila romani come unico scudo contro l’imposta. La progressività deve essere il criterio di diminuzione delle tasse secondo Marchini che propone una fondazione che dia ossigeno a famiglie e aziende. Anche De Vito vuole cancellare l’Imu, ma aggiunge un reddito di cittadinanza – massimo 500 euro – che esenta dal pagamento di alcuni servizi. La stessa cifra che Marino vuole concedere ai giovani, assieme a una tessera intera rete e a un anno di formazione.

È il turno di Equitalia – che, ricorda De Vito, è stata istituita da Berlusconi – il parere negativo è quasi unanime. Ma lo stop, a partitre dal 1 luglio, cosa porterà? Se lo chiede Marino che evoca le cartelle pazze stile  Acea, mentre Alfio Marchini teme, con il ricorso a un’altra municipalizzata, una parentopoli fiscale.

Sul personagio a cui intitolare una via di Roma De Vito prima non risponde poi propone Alberto Sordi. Peccato che ci sia già sia una via che una galleria. Marchini propone di intitolare una via al “cittadino romano”, in quanto insultato e vessato da tutti. Marino suggerisce il nome di un grande giornalista e scrittore come Tiziano Terzani. Mentre Alemanno opta per le vittime del porto di Genova. Scelta impeccabile, sia chiaro, ma, a proposito di morti sul lavoro, anche Roma non scherza. Perché non dedicarne una all’operaio precipitato in un pozzo di 30 metri durante i lavori della Metro C allora!?

Emergenza rifiuti. La parola d’ordine è la differenziata. Alemanno annuncia che nel 2014 sarà al 50% e che il sito per il post Malagrotta lo deciderà la Regione, ma non sarà mai Monti dell’Ortaccio. Ignazio Marino propende per un amministratore unico, un esperto che porti la differenziata al 70%. Differenziata e porta a porta anche per De Vito che propone impianti di riciclo e riconversione dei rifiuti per diminuire l’inquinamento e costruire posti di lavoro. Un business sui rifiuti lo propone anche Marchini che, però, è scettico sul porta a porta e definisce i 450 mila cassonetti per la differenziata “una spesa enorme”.

Seguono le domande incrociate tra i contendenti. Un bel modo per far risaltare i difetti degli altri. Marino incalza De Vito sul reddito garantito, Alemanno sfida il medico su campi abusivi e Piano nomadi. De Vito mette in evidenza il ceto elitario di Marchini che a sua volta attacca Alemanno perché incapace di dire no ai suoi vecchi amici e di essere il Petroselli di destra.

Sul bilancio preventivo di spesa corrente la sfida diventa a tratti comica. Il conduttore interroga i presenti su cifre e percentuali della spesa corrente trovandoli abbastanza impreparati. Secondo Alemanno il bilancio è di 3 miliardi e mezzo, ma sono 5, 5. De Vito sbaglia di poco sulla percentuale spesa per le attività sociali – il 10 invece del 13% – e critica il sindaco affermando che il preventivo di spesa è stato assente e il conto finale è stato gonfiato da consulenze esterne e sprechi d’ogni genere. Ma il candidato del M5S attacca anche Veltroni e i 12 miliardi di debito lasciati in eredità (ora ridotti a 8) di cui sei miliardi provenienti dai pericolosissimi derivati.
A Marchini viene chiesta la percentuale dedicata alla mobilità. L’ingegnere non risponde ma la definisce come “irrisoria”, invece è al 17%. Ma poi  Marchini dimostra di aver studiato il bilancio e spiega che Alemanno ha detto il vero: i 3,5 miliardi di spesa sono divenuti 5,5 solo dopo rettifiche e rimodulazioni. Per “calce e martello” è comunque il momento di comportarsi come si dovrebbe fare con la Ue: rinegoziare il debito. 200 milioni l’anno sono troppi per Roma, bisogna assolutamente intervenire. Anche Marino non se la cava granchè, sovrastimando i fondi dedicati al settore cultura e sport. Secondo il chirurgo sono l’8%, mentre non superano il 3,5.

Ma è sul 730 che la curiosità si fa più forte. Se De Vito guadagna 3 mila euro al mese, ha due case di cui una al mare e una Peugeot, Marchini – alla cui popolarità la domanda certo non giova – guadagna 1 milione e trecentomila euro (all’anno?), ma per non incorrere in conflitti d’interesse ha intestato tutto il resto ai figli. Centocinquantaseimila euro all’anno per Marino che non dichiara alcuna casa ma solo una Panda e una bicicletta. Per Alemanno, infine, 5 mila euro al mese e una casa.

Non può mancare la sicurezza. Tutti hanno visto i cartelli del sindaco con il -14% di reati. Marchini centra subito il punto: non sono i reati in genere a preoccupare, ma quelli legati alla criminalità organizzata con la città sempre più in mano alle cosche. Secondo Marino, addirittura, le attività delle forze dell’ordine contro le mafie sono aumentate del 39%. Un dato difronte a cui Alemanno è costretto ad ammettere che il crimine organizzato è in crescita, anche per i continui e pesanti tagli dei governi a polizia e carabinieri. De Vito rincara la dose. Roma nel 2011 è stata la capitale europea degli omicidi, mentre il calo dei reati è dipeso anche dalla forte riduzione delle querele avutasi con la crisi.
Le ricette vanno dal vigile di quartiere di Marchini, alla cessione di immobili comunali da usare per le forze dell’ordine in cambio di diverse decine di volanti in più, proposta da Marino.

Da lunedì sapremo chi passerà al ballottaggio, al momento è ancora presto per dirlo e il confronto non ha diradato l’incertezza che pervade questa campagna “romana”, all’apparenza sonnolenta, ma, in realtà, attesissima. Fino a lunedì, politica e antipolitica si scontreranno nell’urna, poi, sarà tutta un’altra partita.