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Diritto di critica | April 19, 2024

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Pdl, le "colombe" in rivolta. Alfano, Lorenzin e Quagliarello sul piede di guerra

ALFANO, election dayÈ giunta la resa dei conti. Per Berlusconi inizia la partita più difficile della sua vita. Da vent’anni domina il centro-destra italiano e da vent’anni ha vinto molte delle sue battaglie, rimanendo sempre il leader nonostante coloro che hanno cercato in tutti i modi di fermarlo. Anzi, chi ha disubbidito, chi ha alzato la testa è finito nel tritacarne dei suoi giornali e tv ed è stato politicamente annientato (Gianfranco Fini è l’esempio più lampante).

La rivolta delle colombe. Ora però il malcontento nel Pdl è veramente molto. Forse perché coloro che hanno un briciolo di senso dello Stato o anche il desiderio di sopravvivere politicamente all’uomo di Arcore hanno deciso di alzare la testa tutti insieme. Molto timidamente. Ma si tratta pur sempre di un importante segnale, vista e considerata la granitica tenuta della compagine del Pdl.

Alfano, “diversamente berlusconiano”. “La mia lealtà al presidente Berlusconi è longeva. La lealtà non è malattia dalla quale si guarisce. Ciò mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo”, ha spiegato ieri Angelino Alfano. “So bene che quelle posizioni sono interpretate da nuovi berlusconiani ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano”. Un messaggio chiaro a Daniela Santanché che sta guidando i falchi Pdl, in primo luogo, e un messaggio più velato al Capo.

Lorenzin e Quagliarello, i dissidenti. Intanto, anche Beatrice Lorenzin e Gaetano Quagliarello si sfilano. Per loro la posizione è ben più netta. La prima si è già dimessa da ministro “per coerenza politica nei confronti di chi mi ha indicato come ministro di questo governo”, il secondo ha dichiarato di formalizzarlo a breve. Entrambi, però, escludono di entrare nel nuovo/vecchio soggetto politico berlusconiano dal nome di “Forza Italia”. “Questa nuova Forza Italia sta dimostrando d’essere molto diversa da quella del ’94”, spiega la Lorenzin. “Manca di quei valori e di quel sogno che ci ha portati sin qui. Ci spinge verso una destra radicale in cui non mi riconosco, chiude ai moderati e li mette fuori senza alcuna riflessione culturale, segnandoli come traditori”.