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Diritto di critica | April 20, 2024

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Usa, si blocca lo Stato Federale, chiusi musei e uffici pubblici. Obama: «Congresso irresponsabile»

usa-congresso322In inglese si dice “shutdown”. Parola che in queste ore è su tutti i mezzi di informazione del mondo. In soldoni, è crisi per lo Stato Federale degli Usa. Ovvero, da oggi le casse del governo sono vuote e oltre 800mila dipendenti sono sospesi dal lavoro. Chiusi musei, parchi nazionali, uffici pubblici, e tra dieci giorni, quando finiranno i fondi, anche i tribunali. Tutto è scaturito dallo scontro al Congresso tra repubblicani e democratici, con i primi che chiedevano il rinvio dell’entrata in vigore della riforma sanitaria in cambio dell’approvazione del budget del nuovo anno fiscale (che è scattato il primo ottobre). Nel mirino, quindi, ancora la discussa “Obamacare”, invisa specialmente ai deputati conservatori del movimento “Tea Party”. La resa dei conti è arrivata dopo ore: la Camera ha votato a favore di questa soluzione, mentre il Senato, a maggioranza democratica, ha scelto di non accettare il compromesso. Risultato: tutto fermo, e il governo federale non ha più i fondi per andare avanti.

“Repubblicani irresponsabili”. Dopo ore di braccio di ferro tra Camera e Senato il Presidente Obama non è riuscito ad evitare il peggio, anche se il Senato si riunirà a breve per vedere se sia possibile chiedere ai repubblicani di riconsiderare la loro richiesta: «Lo shutdown avrà un fortissimo impatto reale sulla vita quotidiana di tanti americani – ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca – rimarranno senza stipendio, ma dovranno pagare le bollette e i mutui. I deputati repubblicani sono responsabili di questo “strappo” nella nostra economia». Preoccupato ed amareggiato per quella che può considerarsi una grave sconfitta politica, Obama ha poi firmato un decreto d’emergenza per assicurare i finanziamenti alle truppe militari all’estero, alle quali ha detto in un video messaggio: «Voi e le vostre famiglie meritate il meglio, il Congresso è irresponsabile».

Chiusi i servizi non essenziali. Con musei e parchi chiusi, a Washington si temono ripercussioni su settori chiave come il turismo. In attesa di una svolta saranno comunque garantiti servizi fondamentali come il pagamento delle pensioni, gli assegni di disoccupazione, le cure mediche di base, e naturalmente le attività di ospedali, carceri, controllo delle frontiere e dello spazio aereo.

Evitare il default. I prossimi giorni saranno di fuoco per l’amministrazione: il 17 di ottobre il Tesoro finirà le scorte per le manovre straordinarie; serve inoltre un accordo sull’innalzamento del tetto del debito federale, per evitare il default finanziario (se accadesse gli Usa non sarebbero più in grado di prendere soldi in prestito per pagare gli stipendi e gli interessi sul debito precedente). Difficile immaginare una facile transizione tra repubblicani e democratici: gli uni hanno come nemico numero uno quella stessa riforma sanitaria (che da oggi è legge) simbolo del successo della politica degli altri.

Il precedente con Bill Clinton. Obama si trova a gestire un’impasse che non avveniva dall’era Clinton, a cavallo tra il 1995 e il 1996, quando il blocco della gestione federale durò quasi un mese e costò agli Usa la bellezza di due miliardi di dollari. Impasse che avrà ripercussioni inevitabili anche sui mercati finanziari mondiali.

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