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Diritto di critica | April 22, 2024

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De Benedetti sogna una nuova tv, con i soldi di Berlusconi

De Benedetti sogna una nuova tv, con i soldi di Berlusconi

schermotvChe fosse la volta buona. Potrebbe presto nascere un terzo polo televisivo privato. Ma non sarà La7, dopo i tentativi di Telecom Italia e di Urbano Cairo, a rappresentare il cuore di questo nuovo progetto che potrebbe presto vedere la luce. A metterci i soldi, potrebbe essere proprio Carlo De Benedetti grazie ad un accordo con Telecom.

L’insolita alleanza Espresso-Telecom. TI Media (ex editore di La7) e il Gruppo L’Espresso hanno qualche giorno fa siglato un accordo (al momento non vincolante) per una possibile integrazione di 5 multiplex con copertura nazionale su un’unica piattaforma tecnologica digitale, come Mediaset e Rai. TI Media – che nell’ultimo anno ha venduto La7 e La7D a Cairo, e MTV Italia all’editore americano Viacom, potrebbe presto essere smembrata e a quel punto potrebbe intervenire De Benedetti.

Con i soldi di Silvio. I sospetti che il Gruppo L’Espresso possa realmente mettere in piedi questa iniziativa sono vari. In primo luogo TI Media è di proprietà di Telecom che attualmente si trova in una situazione debitoria piuttosto gravosa. Dall’altra parte De Benedetti può ora utilizzare quei 500 milioni di euro incassati nel processo contro Silvio Berlusconi, meglio conosciuto come “Lodo Mondadori”, a titolo di risarcimento. Potrebbe essere proprio la spagnola Telefonica – che ha recentemente acquisito quote rilevanti di Telecom – a decidere la cessione di alcune partecipazioni (inclusa quella in TI Media), favorendo di fatto De Benedetti che si troverebbe in pole position per un eventuale acquisto.

Un polo televisivo “rosso”. Così potrebbe nascere quel “polo rosso” da sempre sognato dal popolo di centro-sinistra, antagonista nei programmi (non solo politici) a Mediaset. Una vera e propria rivoluzione della tv italiana dopo la nascita delle tv private nazionali. Una rivoluzione che potrebbe aprire la strada a quel pluralismo auspicato da molti, anche grazie al possibile ingresso di investitori internazionali. Un’occasione per liberare la Rai dalla morsa della politica.