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Diritto di critica | March 28, 2024

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Ue vs Google, si inasprisce la sfida contro il monopolio

Lo scontro potrebbe avere ripercussioni diplomatiche tra Europa e Stati Uniti. Intanto Google chiude le “news” in Spagna

Una battaglia silenziosa. Una battaglia combattuta a suon di diritti d’autore. È quella che si sta consumando tra la Ue e i paesi aderenti, da un lato, e Google dall’altro. Da una parte c’è la sacrosanta necessità di bloccare lo strapotere di Big G, dall’altra la pressione da parte degli editori per una tassazione che obblighi il principale motore di ricerca al mondo a pagare i diritti d’autore per i link veicolati, cioè per titoli e link verso giornali online.

Il monopolio e l’anti-trust europeo. La battaglia che si gioca nei palazzi del potere europeo riguarda principalmente la necessità di porre un freno allo strapotere di Google (oramai ben più che un semplice motore di ricerca). A livello di Unione sta prendendo forma un progetto che obbligherebbe il colosso di Mountain View, qualora volesse continuare ad operare in Europa, a smembrarsi per ridurre il suo stesso strapotere. Ma si tratta di una misura che rischia di avere pochi risultati concreti. Allora potrebbero arrivare anche salatissime multe anti-trust, come è avvenuto, sotto la conduzione di Mario Monti, nei confronti di Microsoft. Si parla di 3 miliardi di dollari, ma nei vertici di Google serpeggia il timore che si potrebbero toccare i 6 miliardi.

Europa, terra da colonizzare. Lo scontro tra Ue e Google potrebbe avere risvolti seri addirittura per il TTIP, il trattato commerciale di libero scambio tra nord America e Ue che è ancora in fase di definizione. Gli statunitensi non riescono a capire il rigido atteggiamento di Bruxelles nei confronti di Big G. Eppure la risposta sta proprio nelle differenti quote di mercato. Negli Usa Google occupa il 68% del settore economico, mentre in Europa detiene uno schiacciante monopolio pari al 90%. Poi c’è da considerare anche il fattore “nazionale”. La Ue non ha competitor europei che possano scalfire quote di mercato a Google e agli altri giganti, tutti rigorosamente americani. In questo senso non sono pochi gli osservatori che fanno notare come ci possano essere seri problemi legati allo spionaggio, come sembra emergere dalle dichiarazioni di Snowden che avrebbe dimostrato il collaborazionismo dell’azienda digitale con la National Security Agency.

I ridicoli editori. Incomprensibile, invece, è la battaglia portata avanti a livello nazionale da alcuni paesi Ue nei confronti di Google sui diritti d’autore. Sotto accusa è Google News, l’aggregatore di notizie di Mountain View. Dopo le richieste delle associazioni di editori a livello nazionale (Italia compresa), ci sono pressioni affinché i vari parlamenti approvino norme che obblighino Big G a versare agli editori i diritti d’autore. In Spagna si è andati oltre, tanto che il Parlamento qualche mese fa ha approvato una norma anti-Google che entrerà in vigore con il nuovo anno. Così da Mountain View è arrivata la contro-offensiva: gli spagnoli dal 16 dicembre non avranno più il servizio che di fatto Google aveva già reso privo di pubblicità e quindi di fatto scarsamente remunerativo. Un risultato controproducente per le imprese editoriali che fanno a gara nel richiedere l’iscrizione della propria testata nel gota di Google (perché ciò genera molti clic) e poi chiedono a Google i diritti d’autore. In Spagna Google ha avvisato tutti: “Rassegnatevi, vinciamo noi”.

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Comments

  1. Giuseppe Solinas

    Google si trova certamente in una posizione dominante e questo è stato permesso da una scarsa lungimiranza dei paesi Euro da quando Google ha fatto la sua comparsa nel panorama degli internauti. Ora una grossa fetta del business generato tramite internet è strettamente legato a Google in un rapporto simbiotico non scindibile senza pagare un caro prezzo. La mossa spagnola è un evidente autogol in quanto l’introito generato dai quotidiani e dagli editori grazie alla rete ha ormai eguagliato e già superato quello derivato dalla carta stampata e pertanto inevitabilmente tantissime testate saranno condannate in tempi brevi a chiudere con il licenziamento di migliaia di giornalisti spagnoli e conseguente limitazione della diversità di opinione qualificata e quindi perdita di potere della stampa spagnola (spero non sia questo il vero scopo della nuova legge spagnola)