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Diritto di critica | March 27, 2024

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Destra o sinistra? Ora lo scontro è tutto interno

L'ANALISI - Le elezioni anticipate sono un'ipotesi sempre più lontana. Nel pd la minoranza teme di sparire, mentre a destra è battaglia: tutti contro tutti

Dici Renzi e pensi alle spaccature del Pd. Da quando l’ex sindaco di Firenze è entrato nell’agone della politica nazionale, nel centro-sinistra e tra gli stessi democratici è scoppiata la guerra. Non che prima si andasse d’amore e d’accordo, ma la vita all’opposizione è più semplice e i panni sporchi si riescono ancora a lavare in casa. Così, nell’eterno scontro tra dalemiani e veltroniani è arrivato lui, l’outsider delle correnti ma fine stratega e politico espertissimo. È arrivato e ha scompaginato tutto senza mai aver strappato.

I “gufi” esistono e sono del Pd. Le elezioni sono lontanissime. Oggi andare al voto non conviene più a nessuno, eccenzion fatta per i “gufi” del Pd che sanno bene che se il governo dovesse andare avanti ancora un anno, Renzi consoliderà definitivamente la sua leadership sul partito, oltre che sul Paese. A breve la ripresa arriverà e, se il premier riuscirà ad agganciarla, per Bersani e Fassina non ci sarà più spazio, se non come gregari o “figuranti”. Quindi l’unica strada per la minoranza “interna” è quella di provare a fermare l’ex sindaco di Firenze ora, o sarà troppo tardi.

Tra Fitto e Berlusconi è scoppiata la guerra civile. Dall’altra parte, tra i banchi del centro-destra si sta definendo una situazione solo apparentemente simile. Anche qui c’è un acceso scontro interno. Interno a Forza Italia e tra i “quasi” alleati. Dentro Forza Italia lo scontro tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto ha raggiunto il punto di non ritorno. L’ex premier non vuole mollare il suo ruolo di leader, mentre il giovane ex governatore della Puglia scalpita, anche di fronte ai sondaggi che danno Forza Italia in caduta costante a tutto vantaggio della Lega di Matteo Salvini. Berlusconi non vuole mollare la presa anche in considerazione del fatto che senza di lui il partito potrebbe disgregarsi e con esso il suo peso politico, attraverso il quale ha garantito negli anni una certa “sicurezza” alle sue aziende, proteggendole dagli attacchi di Sky e da leggi ostili.

Le acque agitate della Lega. Anche la Lega è in preda ad uno scontro tutto interno. A molti militanti e politici del Carroccio non piace la nuova linea di Matteo Salvini che ha indubbiamente salvato il partito ma che lo sta, allo stesso tempo, cambiando. Via “Roma Ladrona”, sì al partito delle felpe ricamate. Addio Padania, il nuovo Carroccio punta a diventare forza nazionale vicina alle posizioni della francese Le Pen. Soprattutto quest’ultimo aspetto sta facendo storcere il naso a molti della prima guardia, ad iniziare da Umberto Bossi e Roberto Maroni. In questo contesto nasce e si sviluppa la dura polemica tra Luca Zaia e Flavio Tosi, il primo è l’attuale governatore del Veneto, il secondo il sindaco di Verona. Il primo è appoggiato da Salvini, il secondo, anche se in maniera non esplicita, da Maroni. Così Salvini deve intervenire immediatamente per chiarire la situazione: “Flavio è un ottimo sindaco. Se sostiene Zaia alle prossime elezioni regionali è il benvenuto. Chiunque metta in difficoltà Zaia, fa un favore alla sinistra e un dispiacere ai veneti e quindi si accomoda fuori”.

La guerra di posizione tra Lega e Forza Italia. Così, mentre i due principali partiti del centro-destra sono in preda ad una guerra civile, i due “quasi” alleati si sfidano per la leadership del centro-destra a pochi mesi dal voto regionale. È sempre Salvini a dare le carte, mentre Berlusconi gioca in difesa. Se qualche giorno fa l’alleanza tra Lega e Forza Italia era data per scontata, il segretario del Carroccio fa un passo indietro. “Siamo diversi”, spiega. In realtà, il vero problema è che sia la Lega che il suo leader sono in ascesa nei sondaggi ed un accordo elettorale ora potrebbe penalizzarli. Meglio, per Salvini, far logorare ancora Forza Italia e Berlusconi in modo da trattare da una posizione di maggiore forza, cosciente comunque del fatto che senza Forza Italia al sud, un ipotetico futuro centro-destra guidato da Salvini avrebbe comunque poche chance di vittoria.

Elezioni bye bye. Di fronte a tutto questo, qualsiasi ipotesi di crisi di governo ed elezioni anticipate, una spada di Damocle per i governi italiani dal dopoguerra ad oggi, si sta via via allontanando. Il centro-destra vive una guerra civile per la determinazione della leadership interna mentre il M5S è piegato su se stesso tra un’emorragia di fuoriusciti e il noioso blog. Renzi può temere solo una ribellione interna. A Bersani e co. al momento mancano i numeri. Ma se non provano ora a contrastare Renzi, prima delle elezioni regionali, a breve l’ex sindaco di Firenze di fronte a sé una lunghissima e rilassante discesa, dopo una pedalata tutta in salita.