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Diritto di critica | April 21, 2024

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"Animali notturni" e altre debolezze umane

Il secondo film di Tom Ford è tra i più interessanti di questo periodo. Una storia forte con cui vale la pena confrontarsi.

Un romanzo in dono da parte dell’ex marito, una vita lussuosa ma infelice e priva di senso, gli errori del passato che tornano a chiedere il conto. Tom Ford, genio creativo della moda prestato al cinema, ci guida attraverso i tormenti di Susan, la protagonista del suo secondo lavoro “Animali Notturni”, per la quale la lettura solitaria di una storia brutale e sconvolgente diventa occasione di riflessione sulla vita passata e le scelte fatte. Il risultato è un film complesso e affascinante, nel quale si fondono amore, violenza, paura e vendetta.

Un cast stellare Basata sul libro “Tony e Susan” di Austin Wright, del 1993, la pellicola ospita attori di primo livello come Jake Gyllenhaal, Aaron Taylor-Johnson e soprattutto la superba Amy Adams, angosciata e allo stesso tempo impeccabile nei suoi completi firmati: «Nel romanzo di Wright c’è una protagonista che reagisce alla lettura – ha spiegato Ford – in una sorta di monologo interiore in cui rielabora la propria esistenza passata e presente. Il primo problema che mi sono posto è stato quello di “entrare” nella testa di Susan. Come potevo rendere visivamente i suoi pensieri? Mi serviva un’attrice eccezionale ed è per questo che ho pensato a Amy». Il film si svolge così su tre livelli narrativi (il tempo presente, il tempo del libro letto dalla protagonista, i ricordi di lei), tra citazioni metalinguistiche, dettagli iconografici ed improvvisi stacchi temporali, che inizialmente disorientano lo spettatore, ma lasciano anche spazio a varie interpretazioni e riflessioni soggettive.

4100_d002_00341_v4Il vuoto della bellezza Sebbene trasudi i rimpianti e i dolori dei protagonisti, “Animali notturni” è un film visivamente bello, con una fotografia vivida, colori pieni e immagini simboliche; un caleidoscopio di arte, moda ed estetica che per deformazione professionale Tom Ford risalta e rende parte della trama. Un filo di vuoto e inquietudine unisce una galleria artistica, la villa lussuosa e fredda di Susan, a Los Angeles, e gli spazi aperti e selvaggi del Texas (dove è ambientato il romanzo che lei sta leggendo): «Nel libro di Wright il racconto thriller di Tony (l’ex marito) si svolge nel Nord Est americano – ha aggiunto il regista – ma eravamo nel 1993, in un’epoca in cui i cellulari non esistevano. Così, per una questione di credibilità, ho spostato tutto in un luogo in cui i telefono spesso non prendono, e ho scelto il West Texas, luogo che conosco molto bene visto che sono nato ad Austin».

Vendetta o redenzione? Il film, a tratti un po’ lento, lascia perplessi in alcuni momenti, e chiede forse implicitamente allo spettatore di decidere se prevalga, con un romanzo dedicatole che è metafora della loro storia, un’ipotetica vendetta dell’ex marito di Susan (lei lo aveva lasciato perché lo riteneva un uomo debole e sognatore), oppure la redenzione e la presa di coscienza della protagonista, di fronte alla sua infelicità: «Il finale sembra drammatico, ma in realtà è una trasformazione: Susan non tornerà mai alla vita precedente. Non sappiamo cosa le accadrà, ma il periodo infelice probabilmente è finito».