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Diritto di critica | November 6, 2024

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Fini attaccato dal Giornale. Come previsto - Diritto di critica

La prima pagina di oggi (mercoledì 28 marzo 2010) del quotidiano diretto da Vittorio Feltri titolava cosi «Un milione alla “suocera” di Fini, paga mamma Rai». Un attacco alla madre della compagna del Presidente della Camera che secondo il quotidiano milanese sarebbe a capo di una società che crea programmi televisivi, come per esempio  Festa Italiana che la Rai pagherebbe 1,5 milioni di euro. Una trasmissione  «di scarso share» secondo Il Giornale che inoltre punta incredibilmente  il dito sul probabile conflitto di interessi che starebbe dietro tutto ciò:

«Certo si dirà, nella Tv pubblica funziona tutto così: ogni partito ha i suoi referenti, molti uomini raggiungono posti di potere attraverso raccomandazioni politiche per non parlare delle vie «facilitate» di certe attricette o vallette. E, in molti casi, il risultato finale può anche essere una buona programmazione che fa risultati d’ascolto, come è il caso della rete diretta da Mauro Mazza. Ma certo è meglio che la «moglie» di Cesare sia al di sopra di ogni sospetto, soprattutto quando Cesare è il Presidente della Camera»

Un attacco non troppo soffuso a Gianfranco Fini completato negli articoli di contorno. Un primo dove vengono riportate le parole del premier che accuserebbe proprio la terza carica dello stato di «abbassare i toni solo perché è isolato. Poteva pensarci prima…»; uno altro dove un sondaggio darebbe in diminuzione del 5% la fiducia in Fini , uno che critica la sua scialba presenza a Ballarò e un altro con un titolo che dice tutto: «Il virus di Fini sta sfasciando il Pdl».

Ripensando a quanto accaduto in questi anni lo stupore è l’ultima reazione che questa situazione può suscitare. Potremmo ricordare il video trasmesso da Striscia la Notizia nel novembre 2007 che mostrò l’allora nuova compagna Elisabetta Tulliani mentre scambiava tenerezze con il  suo ex fidanzato, Luciano Gaucci.  Un video che fece arrabbiare Gianfranco Fini tanto da telefonare a Berlusconi (secondo Feltri) per chiedere delle spiegazioni e che,  sempre secondo l’allora direttore di Libero fu in parte causa della loro prima rottura. Un altra storia è il famoso editoriale sempre di Feltri che invocava, quasi come una minaccia, un dossier sexy sul partito del Presidente della Camera: «È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme». Un messaggio che venne criticato anche da molti esponenti del Popolo delle Libertà come Maurizio Lupi,  e che spinse Fini a sporgere querela verso il suo autore. Lo stesso che si difese spiegando che «il fascicolo a luci rosse di cui ho scritto sul mio giornale riguarda una vicenda nota, un procedimento giudiziario chiuso nel 2000 con sentenza dal Tribunale di Roma[…] di una vicenda di cui si è occupato anche Marco Travaglio in un suo libro[…]».

Ritornando ai fatti odierni è bene ricordare la posizione del premier Berlusconi che in merito alla notizia si è espresso cosi: «Gli esprimo la più convinta solidarietà per gli attacchi personali che quest’oggi Il Giornale gli ha mosso. La critica politica, anche più severa, non può trascendere in aggressioni ai familiari e su vicende che nulla hanno a che fare con la politica. Tali metodi, che assai spesso ho dovuto subire personalmente, non vorrei mai vederli applicati, specie su giornali schierati con la nostra parte politica». Solidarietà espressa subito dopo anche dall’on. Ghedini e il ministro La Russa. Uno dei punti di  scontro tra Fini e Berlusconi alla Direzione nazionale del Pdl fu proprio in merito a questo e cioè agli attacchi che il quotidiano di famiglia compiva reiteratamente nei confronti del presidente delle Camera. «Non parlo con il direttore de Il Giornale e non ho alcun modo di influire e ho convinto mio fratello a metterlo in vendita» fu la risposta del Cavaliere. Un frase che ha lasciato dei dubbi perché ha messo in luce la contraddizione del voler vendere ugualmente il quotidiano nonostante si sia affermato di non controllarlo. Un dubbio che venne anche all’on. Di Pietro appena dopo l’editoriale sul dossier sexy di alcuni mesi fa:

«Ci sono gli estremi tecnici per un tentativo di ricatto in atto, ma ci interessa capire chi è il mandante. Feltri è l’utilizzatore finale ma per chi lavora quando manda messaggi pericolosi alla terza carica dello Stato? Io ho certezze processuali sul fatto che in passato il presidente del Consiglio è stato mandante. Se vuole denunciare anche me, ho “paccate” di documenti processuali che dimostrano il comportamento da mandante di Berlusconi, che ha dato ordini e disposizioni per liquidare attraverso dossier e veline i suoi rivali».

L’ex pm di Mani Pulite faceva  riferimento ai continui attacchi ricevuti personalmente dai quotidiani di area berlusconiana come Libero e il Giornale, accuse e discredito che proprio le tre condanne inferte pochi giorni fa a quest’ultimo hanno svelato come vi sia stato, secondo le parole del Fatto Quotidiano «un modus operandi di assoluta malafede: quello delle sistematiche campagne diffamatorie di chi sa di avere le spalle coperte da un editore pronto a investire milioni di euro per screditare, sui giornali e le tv che controlla in conflitto d’interessi, i propri avversari politici. Qui non si parla di cronisti che sbagliano, ma di killer che mentono sapendo di mentire».

Comments

  1. Il battibecco con Vespa. Siparietto durante la registrazione. "Mi spiace doverlo dire, ma Berlusconi non può dirmi se vuoi fare politica devi dimetterti da presidente della Camera. Rivendico il diritto di dire che non sono daccordo", esordisce Fini. Vespa ribatte: "Credo intendesse dire che dovesse dimettersi da presidente della Camera se voleva fare una corrente". Fini, piccato, stoppa il conduttore: "A me non è parso, direttore. E comunque credo che quello che è accaduto lo abbiano visto in tanti". Poi ribadisce la sua volontà di restare sulla poltrona più alta di Montecitorio: "Fino a quando sarò presidente della Camera, e non ho alcuna intenzione di dimettermi, avrò il dovere di difendere le prerogative del Parlamento. Sono presidente della Camera non per aver vinto un concorso o per un cadeau del premier".La durissima replica di Fini. Sempre da Porta a Porta, il presidente della Camera attacca: "C'è un giornalismo che sguazza nel fango, per non citare quella materia organica che rese famoso Cambronne e che va oltre il livello della decenza". Strali anche contro il premier: "Oggi ho ricevuto anche la solidarietà del fratello dell'editore del Giornale. Si dà il caso però che non sia stato un incidente. O non legge i giornali o non si sa perchè soltanto oggi la solidarietà…".
    http://www.repubblica.it/politica/2010/04/28/news

  2. CAROLLO RITA

    a questo punto credo che anche la sign.santanchè abbia qualcosa in comune con il conflitto di interesse e la pubblicità rende ancora meglio non vorrei sbagliarmi. ma se i giornali si interessassero ai comuni cittadini? se ogni mese si inventassero un gioco per i disoccupati? tipo totolavoro? almeno chi legge ha qualcosa che le viene utile ed ogni mese potrebbe esserci un disoccupato in meno. non pensate che qualcuno riuscirebbe a pregare anche per voi?PER IL TOTOLAVORO IN EXTREMIS SI ACCETTEREBBERO ANCHE RACCOMANDAZIONI. GRAZIE