Egitto, l’appello delle donne: «no a riforme al maschile» - Diritto di critica

- Erica Balduzzi+
- 17 Febbraio 2011 Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Il comitato per la riscrittura di alcune parti della costituzione egiziana è al lavoro, ma tra i giuristi e gli alti magistrati riunitisi per esaminare gli articoli non c’è alcuna donna. La denuncia arriva dall’Egyptian centre for women’s rights, che insieme ad una sessantina di altre ong attive per i diritti umani e della donna ha chiesto il motivo di una scelta che tanto stride con gli obiettivi iniziali della rivoluzione. Sul sito dell’associazione ci si chiede infatti se in Egitto non esistano esperte giuridiche all’altezza del compito, dichiarando la mancanza molto grave perché minerebbe fin dal principio le basi democratiche su cui vorrebbe e dovrebbe costruirsi l’Egitto del post Mubarak.
Le donne egiziane sono state infatti una presenza costante fin dall’inizio nelle proteste che hanno scosso l’Egitto, portando alle dimissioni del raìs Hosni Mubarak dopo trent’anni di leadership incontestata. Donne più o meno giovani, cristiane e musulmane, sono scese in piazza e in piazza sono rimaste, sentendosi per la prima volta allo stesso livello degli uomini e pagando anche il proprio tributo di sangue tra i 365 “martiri” (questo il bilancio ufficiale dei morti secondo il Ministro della Sanità egiziano) delle rivolte. «La protesta di piazza Tahrir – aveva spiegato l’inviato di Euronews, Luis Carballo, il 6 febbraio – sta cambiando molte cose in Egitto. Non solo per quanto riguarda il destino di Mubarak. Queste donne sono qui dal primo giorno e intendono restarci finché non sarà finita. Protestano assieme agli uomini. Il loro obiettivo è duplice: sconfiggere il regime e i pregiudizi che ancora resistono sul ruolo della donna». Tant’è che uno dei simboli delle proteste è stato proprio una donna, la scrittrice femminista e laica Nawal El Saadawi, le cui campagne contro le mutilazioni genitali femminili e il suo dissidio verso la politica autoritaria del Paese l’avevano resa particolarmente invisa al regime egiziano. La donna ha parlato più volte a Piazza Tahrir durante i diciotto giorni di protesta, auspicando che l’Egitto diventasse una vera nazione moderna anche per quanto riguarda la parità di diritti tra uomo e donna. «Il codice familiare egiziano, ad esempio- aveva affermato – è uno dei peggiori del mondo arabo, l’uomo ha potere assoluto sulla famiglia. […] Gli uomini che hanno governato l’Egitto sono come gli antichi faraoni: ma Mubarak sarà l’ultimo».
La decisione di non includere alcuna donna nella commissione che dovrebbe modificare la costituzione egiziana, tuttavia, non fa ben sperare dal punto di vista femminile. Il comitato dovrebbe chiudere i lavori in dieci giorni, come promesso dal Consiglio Supremo delle Forze Armate, e i presidente Tareq al Bishri ha fatto sapere che saranno riscritte solo le parti che hanno a che fare con l’elezione del Presidente e delle Camere. «Questa decisione- si legge sul sito dell’Ecwr- è critica, soprattutto in relazione agli obiettivi principali della rivoluzione che inizialmente erano eguaglianza, libertà, democrazia e partecipazione di tutti i cittadini. Uomini e donne».
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