Soldati italiani sotto attacco in Afghanistan e la strana coincidenza con le elezioni - Diritto di critica
Un nuovo attacco kamikaze ha colpito i nostri soldati. Questa volta è toccato ai militari schierati in Afghanistan. Probabilmente 4 attentatori a bordo di un veicolo imbottito di esplosivo si sarebbero lanciati contro il centro per la ricostruzione provinciale di Herat, nell’Afghanistan occidentale, gestito da soldati e da civili italiani.
“Si è trattato di un attacco in piena regola”, spiega il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. “Cinque nostri soldati sono feriti, uno è grave”. Ci sarebbero anche 4 morti tra i poliziotti afghani. Secondo una prima ricostruzione, parzialmente confermata da fonti del Ministero della Difesa, alla forte esplosione è seguita una sparatoria tra soldati e miliziani. I militari sotto attacco avrebbero chiesto ed ottenuto protezione aerea da parte degli elicotteri italiani Mangusta.
Si tratta del secondo attacco ai soldati italiani impegnati in missioni all’estero in pochi giorni. Venerdì scorso, in Libano, 6 soldati sono rimasti feriti a causa dell’esplosione di un ordigno posto ai margini della strada sulla quale transitavano a bordo di un blindato durante una missione di pattugliamento.
“Via l’Italia dal Libano”, aveva dichiarato Roberto Calderoli, esponente della Lega, il 10 aprile scorso. “Abbiamo bisogno di soldati per difendere le nostre frontiere”, disse in riferimento al flusso migratorio in arrivo dal nord Africa a seguito della cosiddetta Primavera araba. E forse gli attentati di venerdì e di oggi non sono casuali. In questi giorni di turbolenze politiche interne, un attentato arriva due giorni prima del voto, l’altro nel bel mezzo delle elezioni. I dubbi e le incertezze della Lega, fondamentale alleato di governo e membro essenziale della maggioranza, di fronte alle missioni internazionali potrebbero aver messo in pericolo gli stessi soldati, utilizzati dai terroristi come leva politica per destabilizzare il quadro politico italiano ed indebolire o cancellare l’azione delle nostre Forze Armate, soprattutto quella rivolta alla ricostruzione e alla pacificazione.