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Diritto di critica | October 6, 2024

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Grecia e Portogallo verso il fallimento, i falsi miti delle agenzie di rating - Diritto di critica

Grecia e Portogallo verso il fallimento, i falsi miti delle agenzie di rating

Dopo la Grecia, anche il Portogallo riceve una pesante bocciatura da parte delle agenzie di rating, e l’Europa reagisce come ha sempre fatto nel corso della gestione di questa crisi, ovvero fingendo che la realtà non esista e prendendo di mira l’ambasciatore (ovvero le agenzie di rating), che come tutti sanno non porta pena.

Questa strategia sconnessa, in realtà, ha una spiegazione molto semplice, ovvero che l’Unione Europea sa sempre meno che pesci pigliare nei confronti di Paesi che non attuano correttamente le riforme promesse e che sono ormai falliti o si avviano al fallimento (e qui non possiamo che guardare all’Italia). La più sciocca delle soluzioni, e forse anche la più demagogica, è la creazione di un’agenzia di rating europea sotto il controllo degli stati, al fine, dicono, di sottrarsi allo strapotere delle americane. La tesi, secondo i promotori di questa agenzia, sarebbe che l’aggravarsi della situazione dei conti pubblici dei celebri PIIGS è causata dai giudizi sbagliati rilasciati dalle agenzie di rating, invertendo dunque la relazione causa-effetto, ovvero che i declassamenti da parte delle agenzie di rating sono causati dal progressivo deterioramento dei conti pubblici dei PIIGS.

Le agenzie di rating sono aziende il cui compito è studiare la situazione economico-finanziaria di varie istituzioni (come stati e enti privati) e valutare il grado di rischio dei titoli emessi da loro. Tre sono le agenzie più celebri poiché per circa un decennio, fino al 2003, sono state le uniche sul mercato: Standard & Poor’s (di proprietà dell’editore McGraw-Hill), Moody’s (i cui maggiori azionisti sono la holding Berkshire Hathaway di Warren Buffett e il gestore di fondi Davis Selected Advisers) seguite dalla più piccola Fitch, al 60% della francese Fimalac e al 40% degli editori americani Hearst. Oltre alle big three esistono altre sette agenzie riconosciute come NRSRO dalle autorità americane.

Il grado di affidabilità delle agenzie varia da strumento a strumento: escludendo i casi di rilevanza penale (ovvero rating assegnati in modo fraudolento o corrotto), l’affidabilità della classificazione varia a seconda del tipo di titolo e dalla trasparenza dell’emittente. Nel caso di strumenti molto opachi (e di cui ancora oggi non si conosce completamente il funzionamento) come gli ormai celebri CDO che hanno scatenato la crisi finanziaria, il giudizio delle agenzie di rating può non essere corretto. Al contrario, per i paesi avanzati, l’affidabilità è superiore poiché essi devono rilasciare determinati dati macroeconomici ad intervalli regolari, e i loro atti (cioè le leggi) sono soggetti a forte pubblicità. Le agenzie di rating studiano queste informazioni e formulano il proprio giudizio, in modo che gli investitori possano farsi un’idea di un titolo senza dovere studiare pagine e pagine di informazioni. Per ovvie ragioni, tuttavia, il giudizio delle agenzie rispecchia la realtà con un certo ritardo (a differenza dei semplici warning, come quello lanciato contro l’Italia nelle ultime settimane, che rispecchia il fatto che le agenzie di rating si sono messe a studiare gli ultimi avvenimenti).

E veniamo infine all’attualità. I declassamenti di Grecia e Portogallo non sono una condanna decisa dagli americani cattivi in modo arbitrario o per crudeltà. Sono bensì lo specchio di un fatto che l’Unione Europea continua a nascondere, e cioè che Grecia e Portogallo sono falliti (e da almeno un anno). Ciò che le agenzie certificano sono 1) il fatto che i bailout europei non stanno funzionando; 2) i piani di rilancio di Grecia e Portogallo vengono sistematicamente ammorbiditi e disattesi. Solo per parlare dell’ultimo affondato, il Portogallo, ci ricorda Phastidio:

Un deficit di bilancio che non si schioda dall’8 per cento, malgrado ricorrenti psicodrammi politici nazionali sempre più sinistramente simili a quelli che hanno fin qui punteggiato la discesa agli inferi della Grecia; una competitività inesistente che mantiene un deficit delle partite correnti al 9 per cento del Pil (a proposito, di quanto dovrebbero crollare prezzi e salari portoghesi per riequilibrare la barca?); ma soprattutto un dato molto italiano, la crescita media reale del paese nell’ultimo decennio: lo 0,5 per cento annuo.

In altre parole, Moody’s non ha fatto altro che certificare il disastro del Portogallo e dell’Europa intera.

E veniamo infine all’agenzia di rating pubblica europea. I casi sono due: o questa nuova agenzia dirà la verità, e quindi darà giudizi che non si discosteranno troppo dalle big three, oppure darà giudizi diversi (stando alla tesi dei promotori, migliori, a causa delle pressioni degli Stati nazionali che la controlleranno), sicché i suoi rating saranno sistematicamente ignorati dal mercato, rivelandosi solo uno spreco di fondi europei. In ogni caso, la sua istituzione non risolverà i gravissimi (e in larga parte ancora nascosti all’opinione pubblica) problemi che stanno devastando l’Europa, e si tratterà, in definitiva, di una ciliegina posta sopra una montagna di titoli pubblici in putrefazione.

Comments

  1. Marco

    Dopo le prime 5 righe ho smesso di leggere “l’editoriale”. LE AGENZIE DI RATING SONO AMBASCIATORI SENZA PENA? Ma stiamo scherzando? Fotografano la realtà? Tecnicamente dovrebbero anticiparla la realtà (vedi Parmalat and so forth). L’indipendenza assoluta di questi organismi è una chimera. La lobby della finanza Americana controlla Moody’s and S&P come fossero marionette. Mi faccia il piacere. Mi deregistro subito da questa pagina.

    • Come vuole: i dati macroeconomici parlano da soli. Le agenzie possono essere controllate pure dai marziani, ma i declassamenti hanno ragione d’essere.

    • (Se avesse letto le altre righe, l’avrebbe visto da sé. Ah, la superficialità!)

  2. Berguz

    Gli economisti che commentano questa crisi europea, essenzialmente dovuta alla finanza e poi trasmessa all’economia reale, non considerano mai il fatto che le riforme imposte dalla UE, indirizzate sempre di più verso un radicale liberismo economico, non sono per nulla accettate dalla popolazione. Mentre l’EU è essenzialmente un affare per banchieri, lobby economiche ed industriali, i cittadini che la compongono vorrebbero più servizi sociali anche a costo di una tassazione maggiore(è ovvio che non è il caso dell’Italia, dove all’alta tassazione corrisponde una erogazione di servizi totalmente inefficiente, ma questo è un altro problema, essenzialmente dovuto alla corruzione ed alla incapacità della nostra classe dirigente negli ultimi venti anni). Perché le popolazioni di Grecia, Spagna e Portogallo si ribellano? Perché loro pagano, i banchieri, i finanzieri ed i politici incapaci no. Si dovrebbe fare tutti come gli islandesi, avere il coraggio di lasciar fallire le banche, acciuffare i responsabili della crisi, processarli e, se colpevoli, sbatterli in galera. Così si riaffermerebbe il principio per cui è il sociale che deve contare nelle decisioni economiche e finanziarie, non l’arricchimento individuale a spese della comunità.
    Veniamo alle società di rating. Fanno solo il loro mestiere, vero! Sono essenzialmente una macchina di promozione del liberismo più sfrenato, contro la vera essenza dell’economia: servire la società, la comunità.

    • francesco

      La perdita di credibilità delle agenzie di rating a mio avvisop è dovuta da due fattori pricipali:
      1. conflitto di interesse tra azionisti delle stesse ( speculatori istituzionali) ed i giudizi rilasciati

      2. Applicazione del doppio standard. Le agenzie sono prontissime ad attaccare l’euro a favore del dollaro usa. ( è in atto una vera e propria guerra valutaria ..)
      Gli USA sono in una situazione disperata, peggiore di quella europea . Il debito totale del paese supera di circa 6 volte il pil. Numerosi stati (a partire dalla california etc.) sono in bancarotta.
      Bene, nessuna agenzia ha mai declassato un titolo federale o statale USA. Perchè?

    • francesco

      La perdita di credibilità delle agenzie di rating a mio avviso è dovuta da due fattori pricipali:
      1. conflitto di interesse tra azionisti delle stesse ( speculatori istituzionali) ed i giudizi rilasciati

      2. Applicazione del doppio standard. Le agenzie sono prontissime ad attaccare l’euro a favore del dollaro usa. ( è in atto una vera e propria guerra valutaria ..)
      Gli USA sono in una situazione disperata, peggiore di quella europea . Il debito totale del paese supera di circa 6 volte il pil. Numerosi stati (a partire dalla california etc.) sono in bancarotta.
      Bene, nessuna agenzia ha mai declassato un titolo federale o statale USA. Perchè?

      • Non ci piove, ma come ho ben detto vanno esclusi i rating assegnati a caso. Nell’articolo affermo in sintesi tre concetti: Grecia e Portogallo sono falliti; i declassamenti sono un atto dovuto; l’agenzia di rating europea è fumo nei nostri occhi.

    • >le riforme imposte dalla UE, indirizzate sempre di più verso un radicale liberismo economico

      Stranamente i bailout (delle banche, delle aziende e degli stati) dimostrano l’esatto contrario: non si tratta di liberismo, si tratta d’idiozia. Il liberismo è ben altro.

      >Perché le popolazioni di Grecia, Spagna e Portogallo si ribellano? Perché loro pagano, i banchieri, i finanzieri ed i politici incapaci no.

      Purtroppo le stesse popolazioni hanno approfittato di e hanno sopportato sprechi, corruzione, evasione fiscale e tanta altra roba. Ne ho parlato sul mio blog http://blog.tooby.name/2011/06/30/essere-irresponsabili-in-grecia/

      Tengo a sottolineare che noi italiani dovremmo fare come i greci già da ieri, per chiedere liberalizzazioni (fine delle caste di notai, avvocati, farmacisti, tassinari, ecc), lotta alla corruzione, all’evasione fiscale e tutti gli altri problemi che ci renderanno Grecia fra pochi mesi. Ma dubito che faremo le stesse manifestazioni di piazza, perché pure noi in qualche modo ne stiamo approfittando.

      In breve, siamo sullo stesso binario della Grecia (e vi do una notizia in esclusiva: rischiamo la recessione entro fine anno).

      > Si dovrebbe fare tutti come gli islandesi, avere il coraggio di lasciar fallire le banche, acciuffare i responsabili della crisi, processarli e, se colpevoli, sbatterli in galera. Così si riaffermerebbe il principio per cui è il sociale che deve contare nelle decisioni economiche e finanziarie, non l’arricchimento individuale a spese della comunità.

      D’accordo con te, ma quello si chiama liberismo. Far fallire chi non ce la fa è l’essenza del liberismo ;)