La Chiesa non parla mai per caso (e raramente fa nomi) - Diritto di critica
IL CORSIVO – La Chiesa non parla mai per caso e raramente fa nomi. Il copione, rispettato anche ieri dalla prolusione del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha una sua logica ben precisa che affonda le proprie radici in una strategia politica fortemente mutata con la fine della Democrazia Cristiana.
Con la fine del pericolo rosso e col crollo della “balena bianca”, infatti, i vertici del Vaticano hanno deciso di non schierarsi più con una sola parte politica, ma di scegliere di volta in volta, secondo opportunità. Dando un indirizzo e lasciando la porta aperta a tutti i cattolici indipendentemente dal colore.
In questo modo la Chiesa sa di poter ottenere il massimo dalle sue parole, facendo leva su una piattaforma trasversale, comune tanto al centrodestra che al centrosinistra.
A parte l’irriducibile laicismo radicale e di una parte della sinistra extra parlamentare, le forze politiche attuali, tutte minate da una perdita evidente di credibilità e di peso nella società civile, si sono riavvicinate molto al crocefisso.
Nel benestare di oltre Tevere, oggi, i partiti vedono un imprescindibile via libera a governare ed una ghiotta possibilità per fare incetta di voti.
Bagnasco, con la richiesta di aria pulita e di un mutamento forte a livello politico, ha fatto un chiaro riferimento a Berlusconi, tuttavia, senza nominarlo, ha lasciato una scappatoia a quei cattolici del centrodestra che, pur avendo capito l’antifona, possono negare un rimando alle vicende personali del premier e ignorare l’implicito invito a lasciare palazzo Chigi.
Il presidente dei vescovi ha stigmatizzato, captando il profondo sentire dei fedeli, l’infimo livello delle vicende attuali. Ancora una volta, Bagnasco ha fatto intravedere il miraggio di un soggetto politico nuovo che ancora non c’è: un partito capace di aggregare il mondo cattolico e di far tremare le ginocchia alle forze parlamentari.
Dove Bagnasco ha piazzato il colpo, però, è stato su quello che non ha detto: il nome di Berlusconi e le richieste della Chiesa. Dal fine vita, all’omosessualità, ad una eventuale tassazione dei beni del Vaticano, ora il governo è avvertito. Sa che la Chiesa può tranquillamente negare il riferimento alle vicende del Cavaliere (tra l’altro c’è anche la questione Penati), o, addirittura, rendere merito alla maggioranza per la difesa di certi temi, regalando una sponda preziosa per il futuro del centrodestra.
Viceversa, le gerarchie vaticane possono calcare la mano, bastonare ancora più a fondo, aumentare la forza della loro voce e far leva sui singoli.
Sono molti i politici della maggioranza vicini alla Chiesa. Tra questi ve ne sono alcuni di primissimo piano. Basti pensare a Roberto Formigoni e Maurizio Lupi, “infiltrati” nel Pdl, ma rispondenti in primis a Comunione e Liberazione.
Non è un caso se il potentissimo Formigoni, al pari di Alemanno – che però è di stirpe missina – sia stato uno dei più propensi a parlare di una rifondazione del centrodestra e di una nuova leadership. Che, “se Dio volesse”, potrebbe essere sua.
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Spero che ritorni presto l’era del cinghiale bianco.
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