Diritti umani, il regime torna a schiacciare Egitto e Libia - Diritto di critica
- Sirio Valent+
- 14 Novembre 2011 Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Ben pochi progressi sui diritti umani nell’Egitto del post-Mubarak e nella Libia liberata. Centinaia di foto di desaparecidos tappezzano i muri di Piazza dei Martiri a Tripoli, mentre a poche vie di distanza la Ue apre una sede diplomatica. Al Cairo i processi contro gli attivisti di piazza Tahrir si moltiplicano: il regime militare incarcera preventivamente giovani blogger e riprende gli allegri metodi di tortura della security di Mubarak.
L’immagine è suggestiva ma sfocata: la Commissaria europea agli affari esteri Catherine Ashton inaugura la nuova sede diplomatica dell’Unione Europea a Tripoli, tra gli applausi di qualche decina di portaborse del Cnt. Defilati, dietro il palco, alcuni gentleman con l’immancabile valigetta da documenti privati: ci sono trattative importanti da concludere. Petrolio, energia, appalti. Il paese va ricostruito e molti occidentali si litigano la fetta di torta.
Eppure il Cnt, ora guidato dal ricco tecnocrate Abdel Rahim al-Keib, è ben lungi dal riuscire a garantire la pace sociale. E’ notizia di ieri la morte di 3 militanti del gruppo Zawiah, uccisi ad un posto di blocco dalla gang rivale di Werchefana. Peggio ancora con i diritti umani. Nella piazza dei martiri di Tripoli si moltiplicano le foto di persone scomparse dopo la fine delle ostilità: nessuno sa se fuggite, uccise per errore dall’esercito di Bengasi o prese in ostaggio dalle bande tribali, armate e libere per il paese.
Non va meglio in Egitto. Qui la rivoluzione democratica ha vinto, in teoria, il 25 gennaio, giorno della destituzione di Hosni Mubarak. L’Occidente ha applaudito la caduta di un uomo che proprio a Washington e Londra riscuoteva la miglior stima, ed ha garantito la propria solidarietà al governo di transizione. Sono però 9 mesi che il governo provvisorio, retto dai militari e dall’ex capo della Sicurezza Pubblica di Mubarak, reprime con pugno di ferro ogni dissenso. In poco più di 180 giorni i tribunali militari hanno mandato in carcere 12mila cittadini. Il Consiglio militare supremo stringe la morsa sui giovani attivisti di piazza Tahrir, come il blogger Alaa Abdel Fattah: accusato di incitamento alla violenza, è tornato nelle stesse celle (e nelle stesse camere di interrogatorio) di 5 anni fa, sotto Mubarak. Per aver chiesto verità per la strage dei copti di metà ottobre, dietro cui si nasconde (secondo molti) la mano dei militari.
Libia ed Egitto forse non avranno più dei dittatori palesi, ma i diritti umani continuano ad essere calpestati da regimi. Regimi con cui l’occidente già corre a trattare senza condizioni.
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Novembre 14, 2011
JerryTroppo facile per me affermare “lo avevo detto”.
Il lato peggiore di tutto ciò che a questo punto non vedo altra via di uscita se non una nuova dittatura, militare o Islamica. per la LIbia da me molto ben conosciuta, mi è sufficiente leggere la lista della compagine CNT, uomini di potere e di denaro senza veri Ideali!
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