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Diritto di critica | October 9, 2024

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Da Fukushima agli indignados, un anno di rivoluzioni, catastrofi e addii - Diritto di critica

Da Fukushima agli indignados, un anno di rivoluzioni, catastrofi e addii

Un anno di avversità, di rivoluzioni, di addii, di bivi e traguardi. Il 2011 è un anno la cui intensità ci ha travolti e resi allo stesso tempo protagonisti, vittime e spettatori di un mondo che sembra a volte troppo piccolo per tutti, troppo difficile da comprendere e seguire. Un anno animato dalla crisi economica che ha messo a tappeto gli Stati e acceso le popolazioni. Un 2011 di guerre iniziate e finite. L’anno dei social network, dei manifestanti, di tristi perdite e di nuove conquiste.

Da Fukushima alla Primavera araba. Quest’anno siamo stati per ore attaccati alla tv di fronte alle immagine sconvolgenti dello tsunami che ha messo in ginocchio il Giappone, delle alluvioni che hanno devastato il Brasile, la Thailandia, Genova e le Cinque Terre. Abbiamo fissato increduli le foto di una Norvegia sconvolta da un terribile attentato. Abbiamo seguito su Twitter la rivoluzione dei giovani tunisini che ha velocemente contagiato tutti gli Stati vicini. Abbiamo visto cadere dittatori per decenni apparentemente intoccabili. La Primavera araba ha fatto riscoprire la forza della lotta, della protesta, l’importanza di crederci sempre.

Da Steve Jobs agli indignati. Il mondo è stato scosso dalla grinta di milioni di ragazzi che per le strade hanno urlato la loro presenza e gridato i loro diritti. “Stay hungry stay foolish” il motto che ha segnato i mesi autunnali dandoci la forza per andare avanti e ricordandoci un uomo che è stato la dimostrazione di come nella vita non ci si debba arrendere mai perché tutto ha un senso. Da Steve Jobs ad Elizabeth Taylor. Da Amy Winehouse a Marco Simoncelli. Ci siamo commossi e abbiamo capito come la vita a volte sia davvero strana ed imprevedibile ma proprio per questo debba esser vissuta in ogni suo attimo.

Dal matrimonio reale alla morte di Bin Laden. Abbiamo sognato davanti al matrimonio di William e Kate, studiando i buffi cappelli degli invitati ed il romantico vestito della sposa. Il 2011 è stato l’anno dell’indipendenza del Sudan del Sud, della morte di Osama Bin Laden, dell’ultimo lancio dello Space Shuttle. Il decimo anno dall’attentato alle Torri Gemelle il 150° anniversario dell’unità d’Italia.

Da Twitter alla caduta di Berlusconi. Con un semplice clic è stato possibile aggiornarsi ogni istante sulla progressiva fine del governo Berlusconi, vedere le immagini delle centinaia di immigrati che sono sbarcati sulle coste di Lampedusa. Su internet abbiamo cercato cosa fossero i famosi neutrini, realizzato raccolte di fondi per aiutare le popolazioni vittime delle alluvioni in Liguria. Abbiamo visto le lacrime del ministro Fornero, ci siamo arrabbiati per la violenza dei black bloc durante le manifestazioni dei precari, sorpresi nel vedere le foto di Roma sott’acqua.

Un nuovo anno, un grosso punto interrogativo. Sta per iniziare un 2012 pieno di punti interrogativi lasciandoci alle spalle uno caratterizzato da quelli esclamativi. Tra paure e speranze unanimemente condivise si chiude il 2011 con i soliti bilanci annuali e buoni propositi per il futuro. Google ha ripercorso tutto questo con una carrellata di immagini e video degli argomenti più cercati su internet negli ultimi 12 mesi. Un omaggio ad un anno, comunque la si pensi, unico.

Comments

  1. Io spero solo che con l’anno nuovo la gente si svegli di più.
    Steve Jobs era solo un esperto di marketing e le primavere arabe son eventi guidati dai soli poteri forti.

    E’ un’illusione credere che tutto siano nato spontaneamente.
    Sono pochi i casi in cui il popolo per presa diretta ha fatto realmente qualcosa, a prescindere dall’uso dei social network o no (oltre tutto in mano a delle multinazionali), e comunque sia questi pochi eventi sono stati taciuti sia in televisione che sul web, vedesi l’Islanda o la Bolivia con mc donald.

    L’inizio del 2012 deve essere il momento per pensare con la propria testa e riunirsi, ma senza usare simboli o movimenti, tipo gli indignados o altro ancora.