Milanoladrona, la Lega non perdona - Diritto di critica
Quella dell’ufficio di presidenza della Regione Lombardia sembra essere una vera e propria maledizione, uno dopo l’altro, infatti, sono finiti in inchieste giudiziarie Massimo Ponzoni (Pdl), Filippo Penati (Pd), Franco Nicoli Cristiani (Pdl) e ora Davide Boni della Lega Nord. Esponente – quest’ultimo – di quel partito legalitario e sempre pronto a puntare il dito contro “Roma ladrona” che adesso si ritrova a fare i conti con il marcio in casa propria.
Il vero obiettivo – politico e non dichiarato – è e resta però Roberto Formigoni. Dopo l’inchiesta sul San Raffaele e gli arresti in Regione, la sua poltrona è quanto mai incerta e soprattutto scomoda. E già una volta Bossi aveva minacciato di far crollare il castello di carte sui pare reggersi il fragilissimo Pirellone. «Il succo della questione – ha intanto sottolineato ieri Formigoni – è che nei confronti del San Raffaele e di nessun altro è mai stato assunto un atteggiamento di favore. Noi abbiamo sempre agito rispettando integralmente le leggi. Dopodichè è chiaro che un presidente di regione cerca di venire incontro e di aiutare a risolvere i problemi che un ospedale, che un’università, che una fabbrica devono affrontare». Ma le lettere inviate proprio a don Verzè raccontano ben altro.
E se da una parte il governatore lombardo sente sempre più mancare la terra sotto i piedi, la notizia dell’inchiesta a carico di Boni – per presunte tangenti a favore del partito – arriva proprio alla vigilia di congressi e amministrative, una coincidenza sospetta per tanti fedelissimi del Senatur come Matteo Salvini: «non dobbiamo chiedere soldi a nessuno – ha spiegato l’europarlamentare – è sicuramente una coincidenza strana che si stia montando tutto un sistema intorno alla Lega che è rimasta l’unica forza politica d’opposizione». Adesso il segretario regionale Giancarlo Giorgetti e lo stesso Umberto Bossi potrebbero costringere l’attuale capo del Consiglio lombardo a dimettersi.
Una curiosità: la prima pagina della Padania in edicola oggi non nomina in alcun modo lo scandalo Boni, preferisce citare la “solita malasanità” napoletana che “paghiamo noi”. Di tangenti o di Milanoladrona, nemmeno a parlarne.
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