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Diritto di critica | March 27, 2024

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"Gli stage gratuiti? Scompariranno". Parola di Elsa Fornero - Diritto di critica

“Gli stage gratuiti? Scompariranno”. Parola di Elsa Fornero

Basta stage gratuiti. Questa la promessa del ministro del Lavoro Elsa Fornero che alla trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa” ha confermato la sua intenzione di eliminare gli stage non retribuiti che negli ultimi anni sono stati utilizzati dalle aziende unicamente per sfruttare i giovani neolaureati.

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Per i giovani solo stage. “Oggi ci sono ragazzi che non trovano altro che stage. Lavoro a costo zero senza remunerazione. Noi vogliamo ripulire, togliere alcune forme contrattuali utilizzate male e migliorare il lavoro dei giovani al livello quantitativo e qualitativo”, dichiara la Fornero. “Lo stage può essere formativo, ma quando hai finito gli studi lo stage non è più consentito; chi lavora deve essere pagato. La mia intenzione è di eliminare lo stage post formazione”. Il ministro del lavoro vuole dunque ammettere l’utilizzo degli stage nel corso degli studi universitari ma annullare questa possibilità una volta finito il percorso accademico per evitare un inutile sfruttamento dei neolaureati celato da contratti di stage che ormai non significano altro che lavorare gratuitamente.

L’abuso dei contratti atipici. Non solo gli stage al centro dell’attenzione della Fornero. Il ministro è deciso ad intervenire anche sui contratti temporanei, causa di un esercito di giovani precari senza tutele e ricattabili dai datori di lavoro. La Fornero sottolinea invece la necessità di far “pesare” di più sulle aziende il costo della flessibilità spingendole così ad utilizzare il contratto a tempo indeterminato in modo prevalente: “se tu azienda stabilizzi una persona, cioè dopo un contratto a tempo determinato la fai passare ad un tempo indeterminato, noi governo ti restituiamo una parte di quel po’ in più che hai speso”.

Stage di mesi e mesi che ormai non prevedono neanche più un rimborso spese. L’ossessione dei giovani italiani alla ricerca di una collocazione nel mondo del lavoro. Tanta fatica e tanti soldi investiti dalle famiglie per uno stage che è un vero e proprio lavoro, senza il quale aziende o enti della pubblica amministrazione si troverebbero in serie difficoltà. E pensare che il più delle volte agli stagisti non è offerto nemmeno il pranzo. Tutto questo nell’illusione di farsi notare, di crearsi quella rete sociale che permetta di andare avanti o più semplicemente per scrivere qualche riga nel Curriculum Vitae sotto la sezione “esperienza lavorativa” tanto richiesta dalle aziende. La decisione di mettere un freno a tutto questo potrebbe essere un importante passo avanti per il mercato del lavoro e per la stessa società italiana.

Comments

  1. MavakkagareVakka

    Commento edulcorato per incontrare i gusti del moderatore (leggi “censore”)

    Stage durante i corsi universitari? Ottimo. Così inizieranno semplicemente a sfruttare i giovani ancor prima che si laureino. Ed i laureati, in quanto da pagare, semplicemente non troveranno più lavoro: ci sarà sempre un universitario fresco di giornata di cui poter abusare…

    Fornero? Ma ci faccia il piacere…

  2. “Tutto questo nell’illusione di farsi notare, di crearsi quella rete sociale che permetta di andare avanti o più semplicemente per scrivere qualche riga nel Curriculum Vitae sotto la sezione “esperienza lavorativa” tanto richiesta dalle aziende”. PAROLE SANTE.

  3. Fabiana

    ma delle scuole di specializzazioni dei non-medici non parla mai nessuno??? fare gli stessi orari e le stesse cose dei medici e nn essere pagati…anche quello è sfruttamento, è come uno stage di ben 5 anni che bisogna pagarsi da sè!!!é una vergogna!!!!

  4. Raffaele2012

    Magari! Ma ho il sospetto che sia il solito specchietto per le allodole. Se fosse stato per davvero il contrario di certo non staremmo qui a supplicare per non farci sfasciare l’art. 18.

    Insomma, un’altra presa per i fondelli! Saluti.

  5. Davidegaggio

    d’accordo per dire basta agli stage gratuiti e la riduzione delle tipologie di contratti. Speriamo che in cambio di questo non ci sia da pagare un prezzo troppo alto (cosa che temo) come licenziamenti di massa e magari in età avanzata dopo che hanno reso le pensioni non raggiungibili per molte persone senza andare a recuperare i fondi dove ci sono: SCUDO FISCALE: anche io lavoratore voglio pagare la stessa aliquota (5%) e in più non sono un ladro come quelli a cui è stato concesso di farlo. E  i vitalizi ? Come la mettiamo? Dovranno toglierli. Se continuano ancora qualcuno (molti) arriverà a spaccare la faccia a questa gente. Ora basta. Vado a ripassare la rivoluzione francese.

  6. by

    questi sfasciano l’art. 18 promettendo maggiori posti di lavoro in periodo di crisi economica…se non è mistificazione politicante questa…

  7. ABC

    E ai diplomati non si pensa, giusto? Magari a chi avrebbe voluto ma non ha potuto studiare per non gravare sulla famiglia?
    A parte questo, i provvedimenti adottati dal Ministro Fornero, come dice Raffaele, sono davvero il solito specchietto per le allodole.

    Conobbi una sindacalista che aveva proposto agli uffici della sua regione un’idea importante, costruttiva, seria che semplifico: “prendete i ragazzi in work experience, con due settimane di prova. Passata la prova, se decidete di tenerli significa che vi vanno bene: a questo punto parte la w.e. vera e propria, retribuita almeno all’80% rispetto allo stipendio dovuto, di 2-4-6 mesi, 1 anno al massimo, a seconda della qualificazione e della difficoltà. Terminata la w.e., se quei ragazzi vengono assunti a tempo indeterminato con stipendio adeguato alla posizione, l’azienda ottiene gli sgravi fiscali, incentivi e aiuti, in caso diverso significa che la persona è stata sfruttata e l’azienda, non virtuosa né corretta, non merita alcun tipo di aiuti, se non controlli dal fisco e ispettorato del lavoro.” Questa è una donna che ama il proprio lavoro, che vorrebbe difende i diritti dei suoi iscritti e, in generale, delle persone che non riescono ad inserirsi con dignità e giustizia nel mondo del lavoro. Ovviamente nessuno l’ha ascoltata.