Caso Orlandi, il rettore di Santa Apollinare: ‘‘Disposti ad aprire la tomba di De Pedis’’ - Diritto di critica
La disponibilità del rettore della basilica di Santa Apollinare, nel consentire l’ispezione della tomba di uno dei capi storici della Banda della Magliana, sembra andare in direzione di una maggiore collaborazione, da parte del Vaticano, con gli inquirenti per far luce sul sequestro della cittadina vaticana Emanuela Orlandi. Si è molto discusso su quale fosse la giurisdizione di appartenenza per una delle basiliche più importanti della capitale, se fosse garantita l’extraterritorialità o meno. Il rettore Pedro Huidobro, pur disponibile a “compiere ogni passo che serva a fare chiarezza sulla vicenda”, nega un collegamento tra la scomparsa di Emanuela Orlandi e Renatino De Pedis.
Così come negli ultimi 29 anni, durante i quali gli inquirenti italiani non hanno ricevuto grande collaborazione da parte delle autorità vaticane. L’ultimo atto dell’enigmatica vicenda vede protagonista il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi. In occasione della distribuzione della petizione agli inizi di marzo, per chiedere verità e giustizia sul rapimento della sorella, fu avvicinato da un uomo che gli disse: “Tu, la persona che fece salire in macchina Emanuela, la conosci bene. Chiedi a Sabrina Minardi, che su quella macchina c’era”. L’inchiesta era stata riaperta nel 2008 proprio grazie alle rivelazioni dell’ex compagna del boss della Magliana De Pedis. La donna aveva riferito agli inquirenti di essere stata sulla stessa macchina di Emanuela prima che la stessa fosse spostata su un’altra automobile e poi uccisa. Intanto, ieri il procuratore Giuseppe Pignatone ha smentito le voci che vedrebbero gli inquirenti della Procura rinunciare alla possibilità di riaprire la tomba di De Pedis e fare ulteriori accertamenti.
Piazzale Clodio conferma, quindi, la piena titolarità dell’inchiesta sul sequestro della figlia del messo pontificio di Giovanni Paolo II. Una novità sulla vicenda potrebbe essere rappresentata anche dall’identificazione dell’agente segreto vaticano, che lo scorso 21 gennaio si era infiltrato nella manifestazione organizzata da Pietro Orlandi davanti alla basilica: l’uomo, con un potente teleobiettivo, stava fotografando il volto di circa 400 persone. Il caso è stato, poi, portato all’attenzione del Parlamento, con un’interrogazione presentata da Walter Veltroni. La risposta è arrivata dal ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, nel corso del ‘question time’ del 28 marzo scorso: “A seguito in un’indagine, da parte della squadra mobile di Roma, è stato identificato il presunto agente della sicurezza del Vaticano, che ha scattato alcune fotografie nel corso dell’evento”. Ora, i successivi accertamenti cercheranno di far luce sulle motivazioni alla base dell’iniziativa del gendarme vaticano. Se l’iniziativa sia stata assunta a titolo personale, oppure se l’agente sia stato inviato alla manifestazione su indicazione dei suoi diretti superiori. La squadra mobile starebbe, inoltre, cercando un secondo 007 vaticano presente alla manifestazione, che è non stato fotografato e di cui si conosce solo il nome del battesimo, Luca.
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Mi auguro che la verità venga alla luce e che i colpevoli pagheno per quello che hanno fatto.Daniela
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