Alto Adige, inno nazionale via dalle scuole
Italia unita? Napolitano può scordarsela. Non si è vista alle celebrazioni del 25 aprile, del 2 giugno, né al lutto nazionale del 4 giugno per l’Emilia. Non si vede nemmeno nelle scuole, come dimostra l’Alto Adige: dopo anni di lotta, l’Svp tirolese ha ottenuto il monopolio decisionale sull’insegnamento dell’inno nazionale, della storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia. Nelle scuole altoatesine, Garibaldi e Mameli spariranno senza colpo ferire.
Sarà il consiglio provinciale a stabilire le modalità d’insegnamento dell’inno nazionale italiano nelle scuole dell’Alto Adige: e presumibilmente a deciderne l’eliminazione dal programma. I bambini di Bolzano, Merano o Bressanone non dovranno cantarlo, né saperlo. E’ considerata “accessoria”, se non addirittura colonialista, anche la Storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia. La provincia più settentrionale dello Stato si prende un altro pezzo di autonomia, mantenendo un legame di finanziamenti regionali non trascurabile da Roma.
Il Sudtiroler Volkspartei, partito conservatore dell’identità tirolese in Alto Adige, inseguiva questo traguardo da anni. Per richieste molto simili aveva salvato, il 14 dicembre 2010, il Governo Berlusconi dal tracollo, con i suoi due voti che gli garantirono la fiducia e altri 10 mesi di potere. Ora ce l’ha fatta. L’onorevole Karl Zeller difende la conquista con orgoglio: “l’insegnamento di questi elementi presentava un problema, perché la storia dell’Alto Adige non è paragonabile con quella delle altre Regioni. Ora siamo riusciti a fissare un iter particolare per la Provincia di Bolzano“. Ora il Senato dovrà votare l’intero ddl Cultura, e l’emendamento in questione scomparirà nel mucchio al momento del voto.
Memorie sbiadite. L’Italia mostra i segni incipienti della sindrome di Alzheimer. Lo abbiamo visto il 25 aprile, con le dichiarazioni revisioniste di mezza Lega Nord e di qualche ex aennino; ritorna – forse giustificata – con la diserzione della Festa della Repubblica del 2 giugno; persevera il 4 giugno, quando il lutto nazionale viene deriso dalla bravata di alcuni ragazzi nel brindisino (una finta bomba davanti ad una scuola, pieno humour nero) e il resto del Paese si defila davanti al dramma emiliano. Diciamolo, gli italiani si stanno dimenticando dell’Italia. E non soffrono nemmeno più di tanto.
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La Storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia E’ colonialista, e smettiamola con sta storia dei finanziamenti, che riguardano il 5% del PIL regionale come contributo per i servizi che lo Stato NON intende cedere alla gestione locale.
E comunque il Südtirol (perché questo è il suo nome, non la fascista invenzione “Alto Adige”), non è l’unica regione ad essere “diversa”, perché non è l’unica regione ad essere sotto occupazione militare italiana.-
La questione sudtirolese penso non si possa – per la sua complessità – ridurre ad un commento o ad un articolo. Lei parla di occupazione militare. In realtà nel Tirolo del sud (o, come conosciuto ai più Alto Adige) non c’è alcuna occupazione, in quanto gli stessi sudtirolesi lavorano come Carabinieri, poliziotti e militari. Piuttosto è vero che mai è stato chiesto ai sudtirolesi a quale stato vogliono appartenere. Altre regioni italiane “sotto occupazione”, non mi pare che esistano, a meno che non si voglia dar credito agli indipendentisti sardi e siciliani.
Non si può definire “regione militarmente occupata” una provincia, quella di Bolzano, in cui vige il bilinguismo perfetto, in cui ad ogni entità linguistica sono riservati, in base al censimento, quote negli uffici pubblici e dove possono scegliere di studiare in scuole di lingua tedesca o in quelle di lingua italiana. Inoltre, in un territorio occupato militarmente, i cittadini non votano. Ma nel Tirolo del Sud i cittadini votano ed eleggono i propri rappresentanti nel parlamento italiano, oltre ai rappresentanti nella provincia dello stato italiano con maggiore autonomia.
Ma veniamo ai soldi che la provincia di Bolzano si prende da Roma senza batter ciglio. E’ forse vero che con quei soldi la Dc ha “comprato” il SudTirolo, ma è altrettanto vero che i sudtirolesi si sono fatti “comprare” senza batter ciglio. Ad eccezione della città di Bolzano, fortemente industrializzata, il resto della provincia ha visto un’esplosione economica senza precedenti guarda caso proprio con l’arrivo dei soldi da Roma. Così da campagnoli e montanari, i sudtirolesi sono diventati improvvisamente imprenditori e il turismo invernale ha trasformato l’Alto Adige da regione tra le più povere d’Italia ad una di quelle più ricche.
Per carità: io sono per l’autodeterminazione dei popoli e sono tra i primi a riconoscere lo schifoso dramma che i sudtirolesi hanno vissuto a causa del fascismo italiano, ma per cortesia si evitino generalizzazioni. Il fascismo è morto 68 anni fa. Forse dovremmo metter via una volta per tutte le differenze etniche e vivere in pace. Invece vedo che si continua a covare un odio profondo. E visto che stare in Italia in fondo conviene (le province austriache al di là del confine ne sono una palese dimostrazione visto il loro basso Pil), meglio non sputare nel piatto in cui si mangia. Ah, come si dice in tedesco? “Nicht die Hand beißen, die gegessen hat”-
Concordo in pieno con il commento di Paolo Ribichini.
Solo una cosa non condivido, il fascismo non è ancora morto purtroppo, l’idea politica l’ho è come quella comunista. -
Sarebbe il caso di conoscere le cose, prima di blaterare…ma visto che per voi italiani questo è normale…
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Caro Heinrich, con tutto il rispetto, le cose le conosco, non si preoccupi. E ribadisco: ho massimo rispetto per i sudtirolesi.
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Risposta qualunquista e generalista che non significa niente…gli italiani magari è normale blaterare per te invece è normale dire cose senza senso alcuno
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Spettabile Ribachini, non si arrampichi sugli specchi con espedienti retorici.
L’arruolamento di nativi nelle Forze Armate e di Polizia degli Stati occupanti non è mai stato argomento di legittimazione di possesso nel Diritto Internazionale.
“Ai più noto come Alto Adige..” prego specifichi, “ai più italiani”. La informo che la Cina occupa il Tibet come l’Italia occupa il Süd (ed il Welch) Tirol ma non si è mai sognata di ribattezzarlo “Alto Gange” o “Alto Fiume Giallo”. Anche nelle occupazioni colonialiste ed imperialiste, bisogna avere il senso del ridicolo.
Le altre regioni sotto occupazione militare sono tutte quelle che lo furono senza un referendum di annessione e dove la popolazione era contraria in percentuali che andavano dal 95 al 98%. Più esattamente le Provincie di Bozen, Trento, Gorizia, Trieste; con i comuni della Khanaltal.
Trieste fu occupata militarmente due volte, sempre senza referendum di annessione. La seconda volta era uno Stato riconosciuto dall’ONU, l’Italia lo amministra ma non c’è mai stata annessione se non in un patto più che discutibile tra due soli “soci” del territorio, uno dei quali estinto, invece dei 27 attuali eredi del patto originario. Quello Stato non fu mai cancellato dall’ONU, gli accordi italo yugoslavi avvennero senza opposizioni internazionali ma anche senza consenso dei fondatori.
Gorizia, Trieste e Bozen non ebbero nemmeno il referendum del 1946, in base al quale, si dice che i votanti avrebbero indirettamente accettato la Costituzione. Mai votata l’Italia, mai votata la Repubblica, mai votata la Costituzione.
“In un territorio occupato militarmente i cittadini non votano”
Errato Ribachini, molto errato. Gandhi ed i suoi discepoli votavano in India, come votavano i cittadini irlandesi, i cittadini dei territori occupati dall’URSS ora indipendenti e molti altri.
“bilinguismo perfetto…”
Il bilinguismo non esiste in Süd Tirol. Bilinguismo significa che entrambe le lingue sono paritarie e riconosciute, che ogni cittadino può espletare tutti i rapporti con le autorità nella propria lingua madre, che esistono anche scuole “bilingui” dove si insegnano entrambe le lingue e che ogni insegnante parla sempre e solo nella propria lingua madre. Questo è il “bilinguismo perfetto” sia dal punto di vista giuridico che didattico, e non esiste in Italia.
Veramente Lei scrive su Repubblica, dopo aver letto la sua solfa sui “soldi da Roma”? L’autonomia del Süd Tirol e di Trento non funziona come Lei dice. Quei territori trattengono il 90-95% di una parte delle tasse, non tutte le tasse dirette e nessuna tassa indiretta. Investono sul loro territorio quei quattrini al posto dello Stato, e lo fanno meglio ed in modo più efficiente. Non ricevono soldi da Roma, ne versano meno degli altri e fanno da soli.
L’autonomia era il prezzo da pagare per continuare ad occupare il Tirolo. Se all’Italia non sta più bene, la questione torna all’ONU e si riparte da zero.
Non si dovrebbe diffamare cittadini e territori definendoli “campagnoli e montanari”. Se il Süd Tirol è secondo nella classifica del PIL procapite dopo Milano, potrebbe darsi che ciò avvenga in conseguenza dei buoni investimenti che la Provincia Autonoma ha fatto sul territorio. Potrebbe consultare le classifiche del PIL procapite dei territori montani autonomi e non autonomi, ed accorgersi di una singolare coincidenza tra autonomia e PIL procapite.
Potrebbe anche lasciar perdere l’espediente retorico di affermare che il Süd Tirol starebbe peggio in Austria a causa del differenziale del PIL procapite. In Austria troverebbe identica se non maggiore autonomia, essendo un Paese Federale, ed in più Bozen sarebbe Città Autonoma perchè oltre 100 mila abitanti.
Il PIL procapite della Carinzia risulta tra i più bassi dell’Austria e notevolmente più basso di Trento e Bozen. Ma Lei ha mai messo piede in Carinzia? Lo sa che il PIL procapite è composto anche dalle tasse, che non è un’indicatore di benessere e che la qualità della vita può essere migliore in un territorio con PIL procapite inferiore ma basso costo della vita e tasse minori?
Lei ha idea di come funziona il welfare austriaco, del costo della vita, dei livelli salariali minimi, dell’indennità di disoccupazione, del trattamento pensionistico eccetera?
“Non sputare nel piatto in cui si mangia…” condivido, visto che l’Italia guadagna dal possesso del Tirolo, gli italiani non dovrebbero parlarne male ma solo ringraziare.
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Il bilinguismo perfetto non esiste in Italia, intesa come totalità dello stato nazionale. Esiste in Alto Adige/Suedtirol (così è scritto in Costituzione). Non raccontiamoci balle. Tutto in provincia di Bolzano si può fare nella propria lingua, almeno sotto il profilo istituzionale. Francamente paragonare il Tirolo del sud al Tibet e l’Italia repubblicana alla Cina non rende onore alla sua intelligenza e alla sua onestà intellettuale.
Le percentuali che riporta sopra, secondo le quali i cittadini di Bolzano, Trento (curioso chiamarlo Welch Tirol, visto che l’uniformità linguistica a Trento è praticamente totale e puzza tanto di imperialismo austro-ungarico), Trieste e Gorizia, oltre che quelli della valle Canale, non hanno alcun fondamento scientifico. Non solo non ci sono sondaggi in merito ma appare francamente difficile che una provincia come quella di Bolzano, che nel 1918 contava una popolazione composta per il 10% di italiani, gli stessi non volessero (almeno loro, e non parlo di ladini) l’annessione all’Italia. Figurarsi a Trento (98% di italiani), Gorizia e Triste (80% di italiani sul territorio attuale). Mi sfuggono le percentuali in val Canale, ma so che potrà perdonarmi.
Non vedo in che modo la provincia di Bolzano convenga a Roma, sotto il profilo economico. Visto che la provincia, pur potendo, non contribuisce a quella che viene definita solidarietà nazionale. Conviene a Roma sotto altri profili, come quello strategico-militare e “etnico”. E’ indiscutibile che i cittadini di lingua italiana (20% o poco più) si sentano assediati e Roma rappresenta un contraltare importante per mantenere un equilibrio tra le parti. Beh, in fondo lei è uno di quelli che crede che sarebbe giusto prendere tutti quegli italiani che vivono in SudTirolo da generazioni e rimandarli a calci nel sedere al di sotto di Termeno. O magari, perché no, lasciarli nelle loro case e cambiargli nome e cognome con improbabili traduzioni in tedesco, come ha fatto l’Italia fascista con i cittadini di lingua tedesca. In fondo la storia si ripete e alle vittime, prima o poi, piace fare i carnefici. E’ già successo proprio in Tirolo tra il 1943 e il 1945. E’ la magia del potere. Chi ce l’ha lo esercita. Con violenza.PS: Utilizzare espressioni come: “Montanari e campagnoli” non mi pare sia un’offesa. Anche io ho origini “agricole” ma non per questo mi sento offeso.
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Il bilinguismo perfetto non esiste in Italia, intesa come totalità dello stato nazionale. Esiste in Alto Adige/Suedtirol (così è scritto in Costituzione). Non raccontiamoci balle. Tutto in provincia di Bolzano si può fare nella propria lingua, almeno sotto il profilo istituzionale. Francamente paragonare il Tirolo del sud al Tibet e l’Italia repubblicana alla Cina non rende onore alla sua intelligenza e alla sua onestà intellettuale.
Le percentuali che riporta sopra, secondo le quali i cittadini di Bolzano, Trento (curioso chiamarlo Welch Tirol, visto che l’uniformità linguistica a Trento è praticamente totale e puzza tanto di imperialismo austro-ungarico), Trieste e Gorizia, oltre che quelli della valle Canale, non hanno alcun fondamento scientifico. Non solo non ci sono sondaggi in merito ma appare francamente difficile che una provincia come quella di Bolzano, che nel 1918 contava una popolazione composta per il 10% di italiani, gli stessi non volessero (almeno loro, e non parlo di ladini) l’annessione all’Italia. Figurarsi a Trento (98% di italiani), Gorizia e Triste (80% di italiani sul territorio attuale). Mi sfuggono le percentuali in val Canale, ma so che potrà perdonarmi.
Non vedo in che modo la provincia di Bolzano convenga a Roma, sotto il profilo economico. Visto che la provincia, pur potendo, non contribuisce a quella che viene definita solidarietà nazionale. Conviene a Roma sotto altri profili, come quello strategico-militare e “etnico”. E’ indiscutibile che i cittadini di lingua italiana (20% o poco più) si sentano assediati e Roma rappresenta un contraltare importante per mantenere un equilibrio tra le parti. Beh, in fondo lei è uno di quelli che crede che sarebbe giusto prendere tutti quegli italiani che vivono in SudTirolo da generazioni e rimandarli a calci nel sedere al di sotto di Termeno. O magari, perché no, lasciarli nelle loro case e cambiargli nome e cognome con improbabili traduzioni in tedesco, come ha fatto l’Italia fascista con i cittadini di lingua tedesca. In fondo la storia si ripete e alle vittime, prima o poi, piace fare i carnefici. E’ già successo proprio in Tirolo tra il 1943 e il 1945. E’ la magia del potere. Chi ce l’ha lo esercita. Con violenza.PS: Utilizzare espressioni come: “Montanari e campagnoli” non mi pare sia un’offesa. Anche io ho origini “agricole” ma non per questo mi sento offeso.
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L’ignoranza è una brutta bestia. “Alto Adige” non è un’invenzione fascista, ma è la denominazione data al territorio dalle truppe napoleoniche, durante il loro periodo di occupazione agli inizi del XIX. Poteva trovare mille altre italianizzazioni introdotte dal regime fascista…ha scelto l’esempio sbagliato. Rimandato a settembre.
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L’ignoranza è una brutta bestia. “Alto Adige” non è un’invenzione fascista, ma è la denominazione data al territorio dalle truppe napoleoniche, durante il loro periodo di occupazione agli inizi del XIX. Poteva trovare mille altre italianizzazioni introdotte dal regime fascista…ha scelto l’esempio sbagliato. Rimandato a settembre.
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Per me i problemi son altri , vogliono andare in Austria ? che vadano !!! non mi pare che l’economia italiana ne risenta o no , Bolzano più Bolzano in meno non fa differenza
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Bravi i sud-tirolesi, gente pacifica ma con i coglioni, veri amanti della propria terra contro l’occupazione italiana.
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sud tirol ist nicht italien….ITALIENER RAUS!!!!
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Della presenza dei fascistelli tirolesi (o forse preferiscono essere chiamati nazistelli) ne possiamo fare a meno. Lei è espulso da questo sito. Saluti
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