Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | March 27, 2024

Scroll to top

Top

Articolo21 premia l'informazione che conta - Diritto di critica

Articolo21 premia l’informazione che conta

di Chiara Baldi

«La battaglia in difesa dell’articolo 21 della Costituzione non si fa a giorni alterni: si fa sempre, ogni giorno e ogni minuto». È questa la missione di Articolo21, associazione di esponenti del mondo della comunicazione, nelle parole del suo portavoce Beppe Giulietti. Ieri sera, nella splendida sede di Palazzo Incontro, Articolo21 ha premiato chi, attraverso le proprie azioni e le proprie opere, ha dato un importante contributo alla difesa dell’articolo della Costituzione che tutela, appunto, la libertà di informazione e il diritto ad essere informati.

Tra i vincitori del Premio Paolo Giuntella per la libertà d’informazione, Placido Rizzotto, omonimo nipote del sindacalista ucciso nel 1948 e di cui sono stati celebrati i funerali solo oggi, 64 anni dopo. Ma anche i ragazzi di Radio Siani, coordinati dalla giornalista Amalia De Simone, ex collaboratrice de Il Mattino e a cui il giornale ha chieso 48mila euro di danni per un articolo con la sua firma. Da anni, la radio dedicata al giornalista ucciso a 26 anni dalla camorra, opera sul territorio campano promuovendo la cultura della legalità: «una radio libera in terra di camorra».

E ancora gli autori de Il Casalese, unica biografia non autorizzata su Nicola Cosentino e per il quale la famiglia dello stesso Cosentino ha chiesto un risarcimento di un milione e duecento mila euro più ritiro e distruzione delle copie in vendita (per fortuna, il giudice ha dichiarato «inammissibile» questa richiesta e quindi il libro resta in libreria). Sacrosanto il diritto a sentirsi diffamati, decisamente meno quello a intimidire chi svolge il proprio lavoro con professionalità.

Per la libertà d’informazione si sono battuti anche i promotori della campagna LasciateCIEentrare: da anni, nei centri di identificazione ed espulsione era vietato l’ingresso ai giornalisti, e grazie a questa battaglia, oggi, è possibile raccontare quello che ne accade all’interno. Ma la libertà d’informazione non è solo quella per cui si battono i giornalisti: per la libertà d’informazione lottano anche tanti cittadini a cui lo Stato ha tolto, oltre che la dignità di una vita vissuta in pace, anche il diritto alla verità. È il caso di Lucia Uva, Patrizia Aldrovandi, Ilaria Cucchi, Domenica Ferrulli: donne a cui è stato ucciso il figlio, il fratello, il marito e a cui lo Stato non ha ancora chiesto scusa in modo completo. Complici di questa disinformazione, indubbiamente, sono stati anche i giornalisti, che in non poche occasioni hanno servito la verità di Stato piuttosto che quella vera. Anche a queste donne coraggiose e assetate di giustizia, Articolo21 ha deciso di conferire il Premio Paolo Giuntella. Infine, tra le vincitrici, un’altra donna: Ottavia Piccolo, attrice impegnata nelle battaglie civili e che ha ristabilito la verità sull’assassioni della giornalista russa Anna Politkovskaja.

L’iniziativa di Articolo21 è solo una goccia in un mare di censure e bavagli che in Italia, da anni, si stanno cercando di mettere al fondamentale diritto all’informazione. Non sono solo le notizie relative a querele, processi, minacce e richieste di risarcimento per diffamazione a tratteggiare una professione costantemente in mano al più forte, ma è anche l’elevato numero di precari dell’informazione che spaventa: se un giornalista, come attestano alcuni dati, guadagna 4 euro lorde al pezzo per raccontare fatti di mafia, fenomeni di illegalità, sinistri retroscena politici e tanto altro, come si può pensare che quel giornalista sia libero? Come si può pensare che il suo lavoro sia “professionalmente ineccepibile”? Anche di questo si è parlato a Palazzo Incontro, ieri sera, e le notizie portate da Enzo Iacopino, Presidente dell’Odg, e da Roberto Natale, Presidente della Fnsi, sull’avanzamento dei lavori per la legge sull’equo compenso giornalistico hanno fatto ben sperare chi, da anni, vive sotto ricatto. Ora c’è solo da augurarsi che senatori e parlamentari vogliano andare in vacanza solo dopo aver siglato una legge così importante per i professionisti dell’informazione e per i cittadini.