Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | October 7, 2024

Scroll to top

Top

Di Pietro con le spalle al muro, il partito in rivolta

Di Pietro con le spalle al muro, il partito in rivolta

Qualcuno qualche anno fa aveva provato ad alzare la testa. Ma, dopo varie promesse mai mantenute, nell’Idv tutti sono tornati a tacere. È bastato piazzare il Masaniello di turno, Luigi De Magistris a Napoli per placare la rivolta. Così, il padre padrone Tonino Di Pietro ha ripreso il controllo del partito. Il suo nome è ancora lì nel simbolo e la democrazia interna una chimera.

La rivolta silenziosa. Ma le ultime uscite dell’ex magistrato di Mani Pulite non hanno lasciato indifferenti importanti esponenti dell’Italia dei Valori. Così, le colombe hanno alzato il dito. Loro non ci stanno a finire a braccetto con Beppe Grillo. Così nel partito si è aperta una nuova frattura che questa volta non si chiuderà con semplici promesse.

“Il Pd non ci vuole, al voto!”. Di Pietro, con il suo ultimo attacco al Capo dello Stato sulla vicenda delle intercettazioni (“Napolitano ha tradito la Costituzione”), ha stracciato una volta per tutte la mitica foto di Vasto. “Tanto loro già ci hanno detto che non ci vogliono”, ha spiegato il leader dell’Idv ai suoi, riferendosi ai dubbi di Bersani nel definire ora la coalizione di centro-sinistra da presentare alle prossime elezioni. “Basta con i giochi di palazzo, si torni a votare”. Ma una parte importante del partito non è affatto d’accordo.

“Di Pietro, non sei il padrone del partito”. Per questo Massimo Donadi – uno dei politici più esperti e navigati dell’Idv – prova ora a ricucire lo strappo con il Pd. Lui, un moderato, ci tiene a non finire ingabbiato nel grillismo che divorerà tutti coloro che rimarranno “a sinistra” della coalizione guidata dal Pd. “Non abbiamo nessuna intenzione di rompere con il Partito democratico”, ha dichiarato in un’intervista pubblicata sull’Unità. “Se è poi Di Pietro a voler stracciare la foto di Vasto bisognerà discuterne a lungo dentro all’Idv”. Come dire: “Di Pietro non è il padrone del partito; certe decisioni devono essere prese insieme”. E avverte: “Il mio punto di vista non è sicuramente isolato nel partito. Ne discuteremo sicuramente, prenderemo una decisione in modo collettivo”.

Uomo avvisato, mezzo salvato. Sta volta Di Pietro rischia la sua leadership. Nonostante le smentite dello stesso Donadi, Tonino rischia di fare la fine di Bossi. Magari in maniera meno disonorevole, ma non è escluso che possa perdere il controllo del suo partito, quello che ha fondato sulle ceneri della Lista Di Pietro. Sta volta potrebbero non bastare promesse e qualche poltrona da sindaco.

Twitter: @PaoloRibichini

Argomenti

Comments

  1. Bernardo Stefanini

    Sono d’accordissimo con Donadi. Era ora che qualcuno facesse capire al Duce che in un partito non si governa da soli, ma occorre tenere conto anche del parere dei colla boratori più vicini. Se non si fa la fine di Bossi…..

  2. marco

    Di Pietro ha una grande occasione per liberarsi della zavorra interna che lo vuole alleato al neoliberista pd (dove al primo posto c’è la difesa delle banche e delle oligarchie).

    Se fa questo passo, il suo partito guadagnerà in termini di coerenza e poi di voti.

  3. Sara

    Io sono assolutamente a sostegno del Dott. Di Pietro, perché la situazione è drammatica e non è piú questo il tempo di mercanteggiare alleanze comode in vento di elezioni che anche la storia ci ha restituito per quello che poi si rivelano: Aborti Elettorali, che non portano alcun beneficio e progresso al paese. Se andassimo alle urne domani, tutti i partiti, nessuno escluso prenderebbe i voti che si merita, perché ora è il caos e lo sanno. Sono spuntate troppe ruberie e furbate in questi mesi, a dx, a sx, al centro, la lega..e i lorsignori della politica, con l’aiuto dei sondaggi naturalmente, dopo aver fatto 2 conti, da bravi lanzichenecchi hanno dato inizio alla campagna delle alleanze, perché è chiaro che sul voto da attribuire sarebbero ben pochi i cittadini con le idee chiare.

    L’atteggiamento di Di Pietro non è ostruzionismo, ma sana coerenza, morbo da cui ancora la maggior parte degli italiani non si lascia contagiare. Insieme a legalità e sete di giustizia, infatti ci siamo già dimenticati che il PD e Bersani sono quegli integerrimi oppositori, salvo qualche birichino che hanno “allontanato”, che con la famosa strategia del nicchiare e temporeggiare hanno permesso il regnare sovrano e indisturbato dell’impero berlusconiano..
    Mi auguro sinceramente che il signor Di Pietro abbia la forza di andare in affondo con questa scelta, difficile, ma seria ed esemplare, “perché c’è chi la comprende” e che quindi si lasci alle spalle chi ha militato nel suo partito e ora si rivela improvvisamente moderato di centro sinistra.
    Quelli che ora cavalcano l’onda  di quella parte dell’elettorato IDV, insieme al resto del parlamento, che indignato ha preso le distanze per aver mancato di rispetto ad un’istituzione come la presidenza della repubblica, guarda caso ha avuto origine da li, ed è vergognoso. Contemporaneamente è così tipicamente italiano; infatti io mi vergogno di avere un presidente della repubblica che con il benestare della politica, ancora non ha dato spiegazioni per la sua reazione preventiva appellandosi a procedure penali inesistenti, nei confronti della Procura di Palermo e contemporaneamente ha dichiarato alla nazione dei tg, il suo vigile e fermo sostegno alla stessa, affinché la veritá sulle stragi di stato siano perseguite. Ma è da manicomio..

    Anche se in fondo non mi sorprende rende giustizia alla nostra identità di popolo e dei governi che abbiamo scelto; quindi sbagliamo anche questa volta e ci meriteremo di affondare.