Crisi, boom aziende protestate e banche in rosso
Il Cerved parla chiaro: la crisi è al punto massimo. Nel 2012 oltre 47mila aziende hanno ricevuto almeno un protesto, mentre i debiti con i fornitori schizzano alle stelle. Il ritardo medio per le fatture è di oltre i 2 mesi, perché non c’è liquidità in cassa, soprattutto nel settore edile. E le banche non prestano: troppa incertezza sul mercato, mentre i vertici aziendali guadagnano milioni. Da Bankitalia un avvertimento: ”istituti in perdita, sospendete bonus e dividendi ai top manager”.
Una mattonata di protesti. L’edilizia è la prima a soffrire nelle crisi economiche. La gente non compra case – perché non può, considerando i mutui concessi col contagocce e i prezzi delle case ancora alti – e i cantieri si fermano. Non c’è liquidità per pagare gli operai, i fornitori, il materiale. Secondo il Cerved, nel 2012 11 mila imprese edili sono state protestate, quasi il 10% in più rispetto all’anno precedente. Ma anche i servizi del terziario vedono 25mila aziende con cambiali o assegni contestati, e 5mila nell’industria. Tutte imprese strutturate – srl o spa, quel famoso “zoccolo” di pmi che sostiene l’economia.
Non c’è liquidità. Non ci sono soldi in cassa: un po’ perché la gente consuma di meno, e molto perché le linee di credito delle aziende sono sempre più esigue. Non vengono concessi mutui, prestiti o margini di scoperto per consentire alle imprese di saldare i debiti e ripartire. Una realtà negata dall’Abi, secondo cui tutto il mondo bancario sta affiancando “al meglio” il sistema economico. Eppure è stata la stessa Bankitalia a lanciare un monito agli istituti: stop ai bonus per i manager.
Far la morale alle banche. Se le banche lamentano conti in rosso e perdite, la colpa non è solo della crisi. Bankitalia ha invitato tutti gli istituti di credito a “non erogare bonus e dividendi ai vertici aziendali, e a ridurli al resto del personale”, in caso di bilanci negativi e conti fragili. Non solo: la prescrizione “non dev’essere aggirata modificando la base fissa o variabile dello stipendio dei top manager”. L’intento di via Nazionale è evidente: fermare gli eccessi dei “guru” della finanza, tagliare i debiti delle banche con i propri capi aziendali – che decidono all’interno della loro torre d’avorio la “giusta ricompensa” – e riportarle a casa. Far tornare le banche a fare le banche, cioè prestare denaro all’economia con prudenza e lungimiranza. Cosa che finora non sta accadendo
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