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Diritto di critica | October 12, 2024

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Italia, falliscono politiche di contrasto all'immigrazione

Bocciate le politiche italiane sull’immigrazione: costose e disumane

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Scritto da Francesco Rossi

Dati alla mano, le politiche italiane di contrasto all’immigrazione clandestina si rivelano inefficaci e costose. Senza contare le numerose condanne europee per violazione dei diritti umani all’interno dei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione). L’intero sistema è da ripensare, con urgenza.

Flop completo. Doveva essere il mix perfetto per garantire la legalità dell’immigrazione: introduzione del reato di clandestinità e istituzione dei Centri per l’identificazione e l’espulsione degli irregolari. A distanza di qualche anno, invece, si sta rivelando un flop sotto tutti i punti di vista. L’associazione Lunaria ha provato a fare qualche conto, pubblicando il rapporto “Costi Disumani”. Il risultato ci dice che, dal 2005 ad oggi, la spesa per le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina è stata di oltre 1,5 miliardi, di cui 300 milioni di provenienza comunitaria. Si tratta, però, di numeri approssimativi, perchè la pubblica amministrazione è restia nel fornire cifre scorporate e chiare.

I costi. Oltre 330 milioni di euro, tra il 2007 ed il 2012, sono stati assorbiti dal Fondo europeo per le frontiere esterne, finanziato al 50% dall’UE. Poi ci sono i 110 milioni del Piano per la sicurezza del mezzogiorno (sempre equamente divisi tra Italia ed Europa), i 60 milioni del Fondo europeo per i rimpatri (di cui circa 35 messi dal Governo italiano), e i 150 milioni destinati alla cooperazione con i paesi terzi. Denaro utilizzato, ad esempio, per equipaggiare le forze dell’ordine, implementare la tecnologia per il monitoraggio dei confini, studiare i flussi migratori. Più difficile è capire quanto costano i CIE. Queste strutture, infatti, fanno parte di un sistema complessivo che comprende, tra gli altri, anche i CARA (destinati ai richiedenti asilo); il volume dei finanziamenti reso noto (oltre 1 miliardo di euro) si riferisce all’intera rete. Secondo Lunaria, che ha incrociato vari dati, tenere in piedi i CIE costa all’Italia 55 milioni di euro l’anno.

Misure inefficaci. I soldi in ballo sono parecchi, soprattutto in tempo di crisi. E non sono neanche spesi bene. I risultati concreti, infatti, latitano, e l’immigrazione clandestina non è certo un problema risolto. Secondo le stime, in Italia risiedono circa 500 mila irregolari. Di questi, nel 2012, le forze dell’ordine ne hanno intercettati 28 mila. Se poi si guarda ai fascicoli processuali aperti (la clandestinità è reato) la cifra è irrisoria: 172, di cui 55 già definiti. Per quanto riguarda le sanzioni: la multa non viene quasi mai pagata (si tratta di indigenti), e il rimpatrio avviene solo nel 40% dei casi. I compenso, però, queste persone finiscono per sovraffollare le carceri o gli stessi CIE, dove sono costrette a rimanere anche 18 mesi, sopportando pessime condizioni di vita. Ed è così che ci guadagniamo anche le condanne europee per violazione dei diritti umani.

Le falle di questa strategia politica sono evidenti e le voci che chiedono una radicale inversione di marcia si moltiplicano. Da una parte, finchè questo sistema resta in piedi, bisogna assicurarsi che sia quantomeno rispettoso della dignità dei migranti. E’ necessaria, poi, maggiore trasparenza nei conti pubblici, per sapere quanti soldi vengono spesi ed in che modo. Per il futuro, infine, è il caso di cominciare a ragionare su nuove modalità di gestione delle migrazioni, magari rafforzando gli strumenti di politica estera, soprattutto nella forma della cooperazione allo sviluppo.

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