Nuova legge sull'informazione negli USA. Ma il Senato fatica a definire chi è "giornalista" - Diritto di critica
- Arianna Pescini+
- 18 Settembre 2013 Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard
Il Senato americano ha deciso: giornalista è colui che è «sotto contratto con una testata giornalistica». Scrivendo una legge per la tutela delle fonti di chi lavora per stampa e tv, i legislatori Usa hanno provato infatti a definire più precisamente la professione. Nell’epoca di Twitter e dei social media, del resto, il confine tra chi è giornalista e chi dà notizia per primo di un avvenimento è talmente labile da richiedere forse anche una minima differenziazione.
L’iter legislativo per fornire uno scudo protettivo agli informatori è iniziato dopo lo scandalo scoppiato nel Paese qualche tempo fa, quando le redazioni dell’Associated Press e di Fox Tv erano state messe a loro insaputa sotto controllo telefonico dal Dipartimento di Giustizia. Lo scopo era quello di carpire informazioni sulle fonti che avevano rivelato news su presunti attacchi terroristici di Al Qaeda e test nucleari da parte della Corea del Nord. Il Dipartimento aveva chiesto e ottenuto anche tutte le mail in entrata e uscita dall’emittente televisiva. Il Senato ha così approvato (13 voti a favore, 5 contro) una legge che metta dei paletti alle intrusioni governative e protegga le fonti delle notizie, «mantenendo libero il flusso di informazioni verso il pubblico», e rendendo più difficile per investigatori e giudici costringere i giornalisti a rivelare i propri informatori. Le autorità che vorranno infine “spiare” un reporter dovranno chiedere il permesso ad un giudice.
Ma chi e quali saranno i giornalisti coperti da questa riforma? Ecco la soluzione del Senato: chi pubblica notizie attraverso i blog o i social media senza aver avuto un rapporto di lavoro continuativo con una testata non è da considerarsi legalmente un giornalista. È quindi protetto dalla legge chi sia «un impiegato, collaboratore indipendente o agente di una entità che dissemina notizie o informazioni (non sui social media, ndr). L’individuo deve essere stato un dipendente per almeno un anno durante gli ultimi venti, o per tre mesi nel corso degli ultimi cinque anni». In seguito ad un compromesso tra democratici e repubblicani, inclusi nella categoria anche studenti di giornalismo e freelance affermati, pagati e non, nonché i blogger che dimostrino di avere «l’intento primario di indagare gli eventi, procurarsi materiale al fine di diffondere le notizie al pubblico».
L’approvazione della legge è stata preceduta da un dibattito acceso in aula, e le polemiche stanno continuando sui mezzi di informazione. Come un gigantesco calderone pieno di tutto e di nulla, la legge partita come “restrittiva” ha in realtà sollevato dubbi tra molti politici, che temono si potrà arrivare a dare protezione federale a blogger occasionali o potenziali spie informatiche. Il caso Wikileaks insegna e fa paura.
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