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Diritto di critica | March 29, 2024

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"Rivedere il 41bis", così l'Europa ci bacchetta ancora sulle carceri - Diritto di critica

detenuti-carcere1 L’Europa ammonisce ancora l’Italia sulla condizione delle carceri. E non solo. Dal Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, arriva infatti l’invito a rivedere il regime di detenzione del 41bis, che dal 2009 ha inasprito le misure restrittive a seguito di condanne per alcuni tipi di reato (per esempio terrorismo, criminalità organizzata o eversione). Tra queste ricordiamo le limitazioni nelle modalità di svolgimento dei colloqui, nella permanenza all’aperto e la censura della corrispondenza. Il tutto per evitare contatti con le organizzazioni criminali operanti all’esterno del carcere. In un rapporto stilato a Strasburgo si legge come ci sia “molta preoccupazione” sulla condizione dei detenuti sottoposti al carcere duro, e si richiede tra le altre cose di “raddoppiare da 2 a 4 ore il tempo fuori dalla cella”.

Pochi metri quadrati, molti detenuti. Le questioni da sviscerare in realtà sono molteplici, e sono già state oggetto di critica da parte delle autorità europee. A partire dal problema del sovraffollamento, che costò all’Italia un ammonimento nel maggio 2012. Il Comitato ribadisce che “lo Stato italiano deve assicurare che i detenuti abbiano almeno quattro metri quadrati a testa nelle celle che condividono, e che in quelle di meno di otto metri quadrati ci sia un solo carcerato”. Si sottolinea poi che il conto dei metri quadri non deve comprendere lo spazio per i sanitari. Il nostro Paese ha già subito due condanne da parte della Corte Europea dei diritti umani: la prima nel 2009, riguardante un detenuto del carcere romano di Rebibbia; la seconda nel gennaio scorso, quando all’Italia è stato imposto il pagamento di centomila euro per danni morali nei confronti di sette carcerati delle prigioni di Busto Arsizio e Piacenza. Nel procedimento si parlava di “trattamento inumano e degradante”, e si chiedeva di rimediare velocemente alla situazione, agendo in maniera “strutturale”.

Critiche sulle indagini per maltrattamenti. Poche luci anche sui casi di maltrattamento per mano di agenti di polizia o guardie carcerarie. In Italia sono emblematici i casi di Stefano Cucchi, del blitz alla scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001, e di Mario Gugliotta, picchiato fuori dallo stadio Olimpico di Roma nel 2010. Tutte indagini sulle quali il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa solleva “una serie di dubbi”, sottolineando che “poche indagini di questo tipo si concludono con una condanna”.

Il Comitato punta il dito, infine, nei confronti delle forze dell’ordine, denunciando calci, pugni e manganellate contro stranieri finiti in manette, in particolare nell’area di Milano: “nonostante la maggior parte dei detenuti incontrati affermi di essere stata trattata correttamente, non mancano un certo numero di denunce di maltrattamenti subiti da parte di polizia e carabinieri”.

 

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