Quell’opposizione a Renzi interna al Pd, frammentata e indecisa

Cuperlo-RenziL’ANALISI – La punta dell’iceberg sui media in questi giorni è stato Cuperlo. L’ex presidente del Partito democratico ha impersonato l’opposizione e si è fatto portavoce del malcontento nei confronti del modus operandi del neosegretario, Matteo Renzi. La sua richiesta di votare un provvedimento “a scatola chiusa” ha creato non pochi mal di pancia e per molti – di vecchia scuola Fgci – è suonata come una vera e propria bestemmia. Le dimissioni di Cuperlo, quindi, più che inevitabili erano addirittura attese da chi lo conosce bene. Quel presidente, in un partito a trazione renziana, non avrebbe mai potuto incastonarsi senza creare frizioni.

Quello che però non è emerso, a fronte di un’attenzione mediatica concentrata sul duello Renzi-Cuperlo, è il dissidio ulteriore che si respira all’interno di quell’opposizione riunita attorno all’ex presidente Pd. Gli antirenziani, infatti, sono pochi – lo testimoniano i numeri della Direzione sulla proposta di legge elettorale – e divisi al loro interno: ci sono  i Giovani turchi di Orlando e Fassina, i bersaniani, i dalemiani. Con i secondi che – nella guerriglia contro Renzi – non hanno seguito i primi e i terzi quasi gruppo a parte rispetto a tutti. E’ il (solito vecchio) Pd delle correnti con cui tutti – prima o poi – dovranno fare i conti. Un modello di partito che adesso – con la locomotiva Renzi lanciata a tutta forza – rischia di implodere o ridursi all’inconsistenza. In questo senso, va detto, le dimissioni di Gianni Cuperlo hanno rappresentato più una prova di debolezza che non una vittoria o una decisione capace di mettere in difficoltà il Segretario. In questo senso, l’abbandono dell’ex presidente Pd è sì un segno di scissione ma non del Pd quanto dell’opposizione a Matteo Renzi.

E se da un lato c’è chi vorrebbe far coincidere la figura del neosegretario con quella di Berlusconi (vedi Fassina), dall’altro una parte del partito che non si riconosce in Renzi sostiene che – pur marcando le differenze – è giusto essere costruttivi e sostenere colui che è stato incoronato dalle primarie (vedi Orfini, Orlando, Speranza, Amendola, ecc..). La minoranza, dunque, è più spaccata che mai. Una divisione che adesso dovrà fare i conti anche con la poltrona di presidente del partito: il totonomi è più aperto che mai.

Di Emilio Fabio Torsello

Giornalista professionista, 30 anni, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 2006. Mi occupo di tematiche inerenti la legalità, la cronaca giudiziaria (imparando dal "maestro" Roberto Martinelli), l’immigrazione e la politica. Collaboro con il mensile Narcomafie, con alcune testate del Gruppo Sole 24 Ore e in particolare con Il Sole 24 Ore del lunedì e Il Sole 24 Ore "Roma", con Il Fatto quotidiano e con Roma Sette (Avvenire). In passato ho lavorato (stage) presso la redazione Ansa di Bruxelles e ho collaborato con la redazione aquilana dell'AGI e con il portale del sole 24 Ore, Salute24. Sono l'autore del blog EF's Blog, sulla piattaforma Wordpress