Equo compenso SIAE, un ingiusto balzello
Tra qualche giorno entreranno in vigore le nuove tariffe per il diritto d'autore su smartphone, pc e hard disk
Equo compenso, aumentano i prezzi. Il governo ha raddoppiato la tassa sull’equo compenso dei titolari di diritto d’autore. Così a breve, aumenteranno i prezzi di smartphone, tablet, smart tv, hard disk, pennette usb, pc. In base al prodotto acquistato il prezzo lieviterà tra qualche centesimo, fino a 32 euro per i pc. Un vero e proprio balzello che colpisce uno dei settori più amati dagli italiani, quello tecnologico, e che rischia di creare nuova disoccupazione.
Il nuovo balzello che uccide il mercato tecnologico. Ma dove finiscono questi soldi? La risposta è semplice: a chi detiene i diritti d’autore in Italia. Questa tassa, infatti, nasce dal compromesso raggiunto con la SIAE sulla possibilità di concedere ai privati di detenere una copia di backup di una determinata opera (canzone, libro, foto) anche in formato digitale, su pennette usb, hard disk, pc smartphone ecc. In cambio di questa concessione, su questi prodotti, che possono contenere le varie opere, nel 2003 il governo ha imposto una tassa che si va a sommare all’iva. Finora il balzello non ha influito in maniera sensibile sui prezzi. Ora, però, con la revisione delle tabelle che dovrebbe entrare in vigore a breve, è prevista un’imposta pari a 32 euro per alcuni potenti pc, smartphone e tablet, e per gli hard disk.
L’incredibile tassa sul backup. Così, in Italia, invece di colpire chi diffonde illegalmente sul web musica, film e libri, per venire incontro alla riduzione degli introiti derivanti dalla crescita esponenziale della pirateria, si colpiscono tutti i consumatori, tutti coloro che “potenzialmente” potrebbero occupare la memoria di smartphone, pc e pennette con copie di backup di opere originali e legalmente acquistate. Infatti, la tassa ricade su tutti quei prodotti che possono appunto memorizzare materiale digitale.
Se la musica e i film sono in streaming. Tuttavia, se è chiara la necessità di garantire, appunto, un equo compenso ad editori e artisti, meno chiara è la modalità con la quale lo Stato permette alla Siae di far cassa. Infatti, questo sistema di tassazione è piuttosto obsoleto. Undici anni fa la pirateria da strada e quella via web era piuttosto diffusa e in molti utilizzavano Cd o Dvd masterizzati. Oggi è cambiato tutto. In primo luogo esistono innumerevoli portali che offrono prodotti audio-visivi gratuiti grazie alla pubblicità. In questo modo è garantito il diritto d’autore. Tra questi, Spotify è il servizio web più importante. Esistono due livelli: quello gratuito permette di ascoltare musica in streaming (come se fosse una radio on-demand) con inserimenti pubblicitari, oppure scaricare (in questo caso a pagamento) sul proprio device la musica che rimarrà a disposizione offline fino a quando è attivo l’abbonamento (quasi 10 euro al mese). A che serve, quindi, fare una copia di backup?
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Equo compenso, aumentano i prezzi. Il governo ha raddoppiato la tassa sull’equo compenso dei titolari di diritto d’autore. Così a breve, aumenteranno i prezzi di smartphone, tablet, smart tv, hard disk, pennette usb, pc. In base al prodotto acquistato il prezzo lieviterà tra qualche centesimo, fino a 32 euro per i pc. Un vero e proprio balzello che colpisce uno dei settori più amati dagli italiani, quello tecnologico, e che rischia di creare nuova disoccupazione.
Il nuovo balzello che uccide il mercato tecnologico. Ma dove finiscono questi soldi? La risposta è semplice: a chi detiene i diritti d’autore in Italia. Questa tassa, infatti, nasce dal compromesso raggiunto con la SIAE sulla possibilità di concedere ai privati di detenere una copia di backup di una determinata opera (canzone, libro, foto) anche in formato digitale, su pennette usb, hard disk, pc smartphone ecc. In cambio di questa concessione, su questi prodotti, che possono contenere le varie opere, nel 2003 il governo ha imposto una tassa che si va a sommare all’iva. Finora il balzello non ha influito in maniera sensibile sui prezzi. Ora, però, con la revisione delle tabelle che dovrebbe entrare in vigore a breve, è prevista un’imposta pari a 32 euro per alcuni potenti pc, smartphone e tablet, e per gli hard disk.
L’incredibile tassa sul backup. Così, in Italia, invece di colpire chi diffonde illegalmente sul web musica, film e libri, per venire incontro alla riduzione degli introiti derivanti dalla crescita esponenziale della pirateria, si colpiscono tutti i consumatori, tutti coloro che “potenzialmente” potrebbero occupare la memoria di smartphone, pc e pennette con copie di backup di opere originali e legalmente acquistate. Infatti, la tassa ricade su tutti quei prodotti che possono appunto memorizzare materiale digitale.
Se la musica e i film sono in streaming. Tuttavia, se è chiara la necessità di garantire, appunto, un equo compenso ad editori e artisti, meno chiara è la modalità con la quale lo Stato permette alla Siae di far cassa. Infatti, questo sistema di tassazione è piuttosto obsoleto. Undici anni fa la pirateria da strada e quella via web era piuttosto diffusa e in molti utilizzavano Cd o Dvd masterizzati. Oggi è cambiato tutto. In primo luogo esistono innumerevoli portali che offrono prodotti audio-visivi gratuiti grazie alla pubblicità. In questo modo è garantito il diritto d’autore. Tra questi, Spotify è il servizio web più importante. Esistono due livelli: quello gratuito permette di ascoltare musica in streaming (come se fosse una radio on-demand) con inserimenti pubblicitari, oppure scaricare (in questo caso a pagamento) sul proprio device la musica che rimarrà a disposizione offline fino a quando è attivo l’abbonamento (quasi 10 euro al mese). A che serve, quindi, fare una copia di backup?