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Diritto di critica | April 25, 2024

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Offensiva su Gaza, Israele richiama i riservisti

I lanci di razzi su Israele continuano e l’esercito dà il via all’operazione “scudo difensivo 2”. Tra la nottata di lunedì e la mattina di martedì cinquanta bersagli sono stati colpiti dall’aviazione e dalla marina militare. Sono state prese di mira numerose postazioni per il lancio di missili, sia in superfice che sotto terra, abitazioni di membri di Hamas e centri di comando. Gli ufficiali dell’IDF affermano che si tratta soltanto della prima fase di un’operazione a lungo termine, che è sotto le direttive del Comando Meridionale.

Nel frattempo il portavoce di Hamas, Fawzi Barhoum, ha dichiarato che i lanci di razzi verso Israele continueranno e non ci sarà alcuna tregua. Secondo alcuni media israeliani, tra le 20 e le 21 di lunedì sera, più di trenta missili e colpi di mortaio sono stati sparati da Gaza verso il sud del paese, mentre da inizio giornata sarebbero un’ottantina. Le sirene sono suonate a Ashdod, Ashkelon, Rehovot, Lehavim, Hatzerim, Kiryat Malachi, Beer Tuvia, Gedera, Yavne, and Beit Shemesh. Sette razzi sono stati intercettati sopra la città di Ashdod dal sistema di difesa “Iron Dome”, altri cinque a Netivot; colpite anche alcune aree, fortunatamente disabitate, intorno a Beersheva, nel Negev.

Il Comando Generale dell’IDF ha ordinato l’apertura dei rifugi anti-missile nelle varie città che rientrano nel raggio d’azione dei missili. Il braccio armato di Hamas, brigate Izz al-Din al-Qassam, ha rivendicato gli attacchi di lunedì sera.

Tra domenica e lunedì l’aviazione Israeliana ha colpito numerosi centri operativi di Hamas e siti nella Striscia di Gaza da dove, secondo fonti del Governo israeliano, venivano sparati i colpi verso il territorio israeliano; bombardati anche alcuni tunnel che servivano a far passare armamenti. Nei bombardamenti sono stati uccisi una decina di militanti jihadisti che erano in procinto di lanciare missili; secondo fonti israeliane non erano solo membri di Hamas ma anche di altre organizzazioni radicali, quali la Jihad Islamica Palestinese e Ansar al-Maqdis.

In una riunione d’emergenza di tre ore del Governo, tenutasi lunedì notte, è stato deciso di richiamare immediatamente 1500 riservisti, provenienti dalle brigate di fanteria, che andranno a rafforzare la presenza attorno a Gaza, in previsione di una possibile espansione delle operazioni. Sono inoltre stati richiamati numerosi elementi del Magav (Guardie di Confine) per rimpiazzare altre unità da trasferire nei pressi di Gaza. Israele per il momento esclude la possibilità di un’operazione di terra su larga scala e sembra più orientato verso un graduale incremento della forza per far cessare il lancio di razzi; un chiaro segnale per i dirigenti di Hamas.

Il 27 dicembre 2008 Israele mise in atto una campagna militare denominata “Piombo Fuso”, che durò fino al 18 gennaio del 2009, con l’obiettivo di colpire duramente l’amministrazione Hamas e interrompere il lancio di razzi. I riservisti richiamati allora furono circa 10.000 e le operazioni di terra iniziarono la sera del 3 gennaio, dopo più di una settimana di continui bombardamenti aerei che, soltanto nel primo giorno, fecero tra i 200 e i 300 morti, tra cui diverse figure di rilievo, incluso Nizar Rayyan, considerato il successore di Shaykh Yassin, capo spirituale di Hamas.

E’ probabile che, almeno per il momento, l’obiettivo dell’IDF sia quello di procedere con sistematici e continui attacchi aerei su obiettivi mirati con lo scopo di far cessare i lanci di missili e di indebolire pesantemente non soltanto Hamas, ma anche gli altri gruppi jihadisti sul territorio, compromettendone seriamente le potenzialità a lungo termine. Un intervento di terra sarebbe per il momento da escludere perché, seppur maggiormente efficace, comporta maggiori rischi di perdite per i reparti dell’esercito in quel labirinto di vicoli e cunicoli che è Gaza.

Dal punto di vista politico, per Israele potrebbe essere un buon momento per sferrare un attacco decisivo a Hamas, sempre più in difficoltà nel controllare il territorio e notevolmente indebolita a causa della sua recente messa al bando in Egitto, in quanto braccio palestinese dei Fratelli Musulmani, con conseguente confisca dei beni. Hamas è ritenuta dal nuovo governo egiziano responsabile di attacchi nei confronti di militari egiziani nel Sinai e di aver dato appoggio a jihadisti locali.

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