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Diritto di critica | April 16, 2024

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Siria, oltre 1.000 morti in una settimana. Ma nessuno si muove - Diritto di critica

Siria, oltre 1.000 morti in una settimana. Ma nessuno si muove

di Giovanni Giacalone

Continuano le violenze in Siria, ma questa volta l’escalation è davvero pesante: oltre mille morti in una settimana e l’esercito di Assad arriva ad aprire il fuoco contro un campo profughi in territorio turco, ferendo quattro persone. Nella valle della Beeka invece, in territorio libanese, viene ucciso Ali Shaaban, cameraman della NNA libanese.

Il regime siriano, ormai allo sbando e sempre più isolato dalla comunità internazionale, inizia ora a scagliare il proprio esercito oltre confine con dei raid che rischiano di infiammare ulteriormente una situazione già di per se gravissima.

Persino la Russia, da sempre al fianco di Assad assieme alla Cina, nelle ultime settimane ha ripetutamente criticato l’estrema violenza dell’esercito siriano, probabilmente consapevole del fatto che le atrocità hanno ormai raggiunto un livello tale da essere imbarazzanti ed ingiustificabili per gli stessi alleati del regime, un regime ormai allo stadio terminale.

Mosca rischia così di perdere il suo ultimo alleato in Medio Oriente, nonché una grossa fetta di mercato per le armi di fabbricazione russa e l’unica base navale rimastagli fuori dai confini ex sovietici.

L’Iran dal canto suo rischia di perdere un alleato chiave in Medio Oriente e un canale fondamentale per il rifornimento alle milizie sciite libanesi di Hizbullah; l’asse sciita che per decenni ha tagliato in due il Medio Oriente dal Golfo Persico al Mediterraneo è ormai alle prese con una irreversibile spaccatura.

Non a caso segnali preoccupanti arrivano anche da Beirut dove mercoledi scorso il leader del partito cristiano delle forze libanesi, Samir Geagea, è stato raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco che lo hanno però mancato, mentre passeggiava nel giardino della sua residenza a Maarab, a nord della capitale libanese. Geagea è da sempre un fermo oppositore di Hizbullah e del regime siriano e, secondo fonti USA, sarebbe proprio questa la causa del fallito attentato.

La Turchia nel frattempo ha perso la pazienza e ha contattato l’ambasciata siriana ad Ankara per chiedere l’immediata cessazione delle attività militari a ridosso del confine. L’attacco sul proprio territorio evidentemente non è andato giù al governo di Erdogan, già impegnato a gestire migliaia di profughi siriani.  E’ ormai da tempo che la Turchia alza la voce contro Damasco e minaccia azioni di forza, ci si potrebbe dunque chiedere cosa ci faccia ancora aperta la sede diplomatica siriana ad Ankara.

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Comments

  1. Deborah facchinetti

    Bello suonare la gran cassa della propaganda, vero? Peccato ci siano prove di come la Turchia stia effettivamente armando i dissidenti, prezzolati da Washington  e da tutti coloro che hanno interesse sulle risorse della Siria. 
    Sian ben chiaro, lungi da me voler prendere una qualsiasi posizione a riguardo, benchè meno pro-Siria, ma un giornalista serio non dovrebbe limitarsi a riportare pedissequamente la  solita propaganda da nuovo impero. Propaganda che ci ha propinato le armi di distruzione di massa in Irak (mai esistite), le atrocità di Gheddaffi contro la popolazione inerme (altre balle), il nucleare bellico iraniano (hahahahahah) e avanti così.Magari ne io ne lei abbiamo la verità in tasca ma, ripeto, questo NON è giornalismo.Vuole scrivere un buon articolo?Metta TUTTE le notisie nel calderone e permetta al lettore di farsi un idea personale di ciò che sta avvenendo.Contrariamente vada lì a vedere di persona e poi faccia un reportage di cosa succede.Si renda utile!Buona giornata a lei.

    • Nicola Pirozzi

      Gentile Deborah, lei è fortunata ad essere così ottimista. Un giornalista, in Itaglia, come in Belgio o dove esso sia, è uno stipendiato e soprattutto ci ha famiglia. Non credo proprio che si possa leggere cose diverse. Il Mainstreame, è l’identico palinsesto definito per tutti. Faccia caso alle prime pagine di ogni quotidiano, riportano pedissequamente gli stessi “argomenti”, le stesse “interviste”. Non c’è alcun sito web di testata, finanche quelle locali, a non riportare lo stesso titolo. Ripeto, invidio molto il suo ottimismo.

      • PaoloRibichini

        “Un giornalista, in Itaglia, come in Belgio o dove esso sia, è uno stipendiato e soprattutto ci ha famiglia”Quindi? I giornalisti dovrebbero lavorare gratis? E’  un male avere famiglia? Prima di parlare a vanvera, impari a rispettare il lavoro degli altri. Entri nel merito delle critiche o stia zitto.

    • Cara Deborah, le critiche costruttive ed esposte in modo opportuno sono sempre ben accette.
      Trovo invece fuori luogo il suo tono in quanto arrogante e lezioso. Non so cosa stia cercando di dimostrare, a parte la sua maleducazione, e sinceramente non mi tange. Lei ha espresso un punto di vista che, al di là dei pessimi modi, è accettabile ma resta sempre un punto di vista come tanti altri, dunque non reciti la parte dell’illuminata perchè non fa altro che mettersi in imbarazzo da sola. Le suggerisco di rendersi utile imparando un po’ di buone maniere e già che c’è, se le avanza un po’ di tempo (visto che immagino sia occupatissima), impari anche a rispettare le opinioni degli altri. Se poi le avanza ancora tempo vada a fare due chiacchiere con i siriani e i libici che sono scappati dai loro paesi e che le possono raccontare tutte le atrocità di Gheddafi ed Assad. Se poi è interessata la posso far parlare anche con degli iraniani che possono dirle tanto su ciò che avviene realmente in Iran. Saluti.

      • Deborah facchinetti

        Lei ha ragione. Il mio è solo un punto di vista.
        Ma si sbaglia se pensa che io non rispetti le sue opinioni, il suo articolo non ne conteneva alcuna.
        Solo fatti. Veri o falsi? Chissà. Di sicuro allineati unilateralmente con la solita propaganda di guerra.
        Questo sì.

  2. Deborah facchinetti

    Gentile Nicola, concordo con lei sul fatto che il mainstream non fa che suonare ovunque lo stesso palinsesto, ma nel web, se si ha la volontà di cercare, si possono trovare DAVVERO le notizie.
    E per equilibrare il sopracitato articolo e al fine di permettere al lettore di farsi un idea personale:
    Il racconto di un gruppo di italiani che vive in Siria. di Giorgio Paolucci – www.avvenire .itViviamo in Siria da più di sette anni, amiamo questo Paese e il suo popolo. Ci sentiamo indignati e impotenti di fronte al tipo di informazioni che circolano in Europa e fanno opinione, sostenendo le sanzioni internazionali, una delle armi più inique che l’Occidente usa per tenersi le mani pulite e dirigere comunque la storia di altri popoli. Pulite fino a un certo punto: si moltiplicano le segnalazioni della presenza di personale militare inglese, francese (e di altri Paesi) a fianco degli insorti per organizzare le azioni di guerriglia, grave violazione internazionale che passa sotto silenzio. Sono state raccolte firme e fondi per aiutare la “primavera” del popolo siriano.Ma chi ha dato – in perfetta buona fede – offerte e sostegno della “liberazione” della Siria deve sapere che ha finanziato assassini inumani, procurando loro armi, contribuito alla manipolazione dell’informazione, fomentato una instabilità civile che richiederà anni per essere risolta. Sconvolgendo l’equilibrio in un Paese dove la convivenza era pane quotidiano. Perché intervenendo senza conoscere la realtà non siamo più liberi, ma funzionali ad altri interessi che ci manipolano.Non è nostro compito fornire una lettura socio-politica globale della vicenda siriana, altri lo stanno facendo meglio di noi. E chi lo vuole davvero può trovare informazioni alternative. Noi ci limitiamo a raccontare solo ciò che i nostri occhi vedono, qui nel piccolo villaggio di campagna dove viviamo. E dove, quasi ogni notte, i soldati presenti nella piccola guarnigione che lo presidia sono attaccati. Sia dagli insorti presenti nella zona, sia da bande mercenarie che passano il confine siriano nel tentativo di sopraffare l’esercito e aprire un varco per il flusso di armi e combattenti. I militari rispondono? Certo, e la gente ne è contenta perché di armi e mercenari il Paese è già pieno.Sta per scadere l’ultimatum per il ritiro dell’esercito, che qui nessuno – nel senso letterale del termine – vuole.La gente si sente sicura solo quando i militari sono presenti. Ormai le violenze compiute dai cosiddetti liberatori nelle città, nei villaggi, sulle strade, sono tante e così brutali che la gente desidera solo vederli sconfitti. Gli abusi sono continui: uccisioni, case e beni requisiti o incendiati, persone, bambini usati come scudi umani.Sono i ribelli bloccare le strade, a sparare sulle auto dei civili, a stuprare, a massacrare e rapire per estorcere denaro alle vittime? Invenzioni? La notte del Venerdì Santo, non lontano da dove abitiamo, hanno ucciso un ragazzo e ne hanno feriti altri due: tornavano alle loro case per celebrare la Pasqua. Il ragazzo morto aveva 30 anni ed era del nostro villaggio. Non sono i primi tra la nostra gente a pagare di persona. Ormai prima di spostarsi a fare la spesa o anche solo per andare a lavorare ci si assicura che l’esercito controlli la zona. Anche a noi è capitato di trovarci bloccati dalle sparatorie per tre ore in un tratto di autostrada e siamo riusciti a ripartire solo quando si è formato un corridoio di carri armati che proteggevano gli automobilisti in transito dai tiri dei rivoltosi.Perché di tutto questo non si parla? Perché non si parla dei tanti militari assassinati in vari agguati, gli ultimi ieri ad Aleppo? Sono tanti i drammatici esempi che potremmo citare. Il fratello di un nostro operaio, tenuto prigioniero a Homs dai ribelli insieme ad altri civili, è ormai considerato morto, due padri di famiglia del nostro villaggio sono stati presi sempre a Homs dai rivoltosi perché compravano e distribuivano pane a chi era rimasto isolato. La questione che qui, però, ci preme sottolineare e per la quale invitiamo tutti a mobilitarsi è quella delle sanzioni internazionali. Chi sta pagando e pagherà ancora di più fra poco, è la gente povera. 
    Non c’è lavoro, non ci sono le materie prime e le esportazioni di prodotti locali, come bestiame e uova, sono ferme. Quel poco che c’è, poi, si vende a prezzi esorbitanti.Tra le principali urgenze c’è quella del latte per i bambini.

    • Meno male che c’è lei che è dipsonibile a riequilibrare il lavoro altrui!
      Articolo interessante ma che potrebbe tranquillamente essere “controbilanciato” dagli innumerevoli racconti degli esuli sulle atrocità compiute dai militari, che si possono trovare anche su internet se VERAMENTE si vuole  :-)
      Come vede la verità assoluta non ce l’ha in mano nessuno, nemmeno lei.
      A proposito, “un’idea” si scrive con l’apostrofo…….

      • Deborah facchinetti

        Appunto, caro Giovanni, “controbilanciato” è al parola magica. Ma non mi fraintenda, non sto parlando dell’ennesima, quanto ridicola, par condicio, sto solo dicendo, appurato che la verità non appartiene ne a me, ne a lei, che le notizie andrebbero verificate meglio prima di essere riportate.
        Lei parla di “innumerevoli racconti sulle atrocità compiute dai militari che si possono trovare su internet se veramente si vuole”…. ciò dimostra almeno che le sue belle ricerche, prima di scrivere questo articolo, le ha fatte. Possibile dunque che non sia incappato in nessuna “voce” fuori dal coro?
        E se le è capitato cosa ha pensato?
        Almeno un dubbio le è venuto?
        A me si.
        Buone cose.

  3. Luca

    Cara Deborah, il modo in cui difendi un regime di assassini è imbarazzante e lo è ancora di più il tuo tono paranoico in quanto il tuo resta sempre e comunque solo un punto di vista e criticabilissimo….dunque datti una moderata perchè la verità non ce l’hai di certo tu…..

    • Deborah facchinetti

      Ciao Luca, non mettermi in bocca parole che non ho detto però… ho anzi specificato di non voler prender le parti di nessuno,  ed ho, inoltre, proprio affermato di non avere la verità in tasca.  
      Leggi bene e tutto, prima di farti salire il sangue alla testa e di partire in quarta, e soprattutto cerca di DUPLICARE  ciò che leggi.  La mia critica verteva proprio sul tono alquanto “perentorio” dell’articolo, tono appunto di chi possiede la verità in tasca.In un mondo dove la democrazia è diventata solo una vergognosa propaganda, cercar di dare il proprio contributo al fine di aiutare il lettore a pensare con la propria testa, non è solo desiderabile ma d’obbligo.

  4. detto da un soggetto che, oltre a non firmarsi, non riesce neanche a scrivere in corretto italiano…..