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Diritto di critica | April 19, 2024

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Stravince la sinistra. Inizia il travaglio berlusconiano - Diritto di critica

Stravince la sinistra. Inizia il travaglio berlusconiano

Clamorosa sconfitta per il Popolo della Libertà e per Berlusconi. Il centro-sinistra conquista Milano e Napoli. E lo fa a mani basse. De Magistris trionfa con un risultato impressionante, ben al di sopra del 60%. Pisapia conquista Milano. Ora per il governo sarà difficile andare avanti. Nel centro-destra è iniziata una vera e propria resa dei conti. La Lega punta il dito contro il premier: “È lui il grande sconfitto.

Berlusconi, il Re Mida senza poteri. Che per il Pdl e i suoi candidati sarebbe stata dura era previsto. Ma che la sconfitta sarebbe stata così netta nessuno lo aveva previsto. La disfatta di Napoli, in particolar modo, rappresenta un brutto segnale per il governo. Il problema della “munnizza” e delle promesse mancate hanno evidentemente dissipato l’enorme vantaggio dato dalla disastrosa gestione di Rosa Russo Jervolino. Silvio Berlusconi ha reso queste elezioni l’ennesimo voto sulla sua figura. Ma ha fallito in tutto e per tutto. Anche Arcore si getta a sinistra. Ancora convinto di essere il Re Mida del terzo millennio, ha sbagliato proprio nel momento in cui ci ha messo la faccia. E per questo gran parte della sconfitta del centro-destra è colpa sua. Coraggioso, o forse temerario.

Il governo a rischio e il Pdl verso il dissolvimento. Mentre molti esponenti del centro-destra ammettono la disfatta, il governo trema. Nei prossimi giorni, infatti, si capirà come mandare avanti l’esecutivo di fronte ad un’insofferente Lega Nord che vede perdere le proprie preferenze, trascinata giù dal Pdl. Ma in ballo non c’è solo il governo. Il partito del Cavaliere è in subbuglio. Mentre poche ore fa il coordinatore Sandro Bondi ha rimesso il proprio mandato, le varie anime, già in agitazione da qualche giorno, potrebbero iniziare un processo di lenta separazione, visto che fino ad ora si tenevano insieme grazie alla forte leadership di Berlusconi. Ora che il “capo” rappresenta più un problema che una risorsa, il Pdl rischia di saltare per aria.

Salvate il Pdl”. Così, già da due giorni il vertice del partito, in accordo con il Grande Capo, ha deciso di riformare la struttura decisionale. Franco Frattini, ministro degli Esteri e leader di fatto di una delle “anime” del Pdl, ha proposto di cancellare il direttorio, “per dare rappresentanza a tutte le componenti”. Un’idea che non piace ad Ignazio La Russa e ad Osvaldo Napoli, uomo sempre più vicino al Cavaliere. Così, Berlusconi per ora sembra abbia proposto di dare il via agli Stati generali del Pdl. Una sorta di grande assise di tutti gli eletti ad ogni livello, da tenersi prima dell’estate per dare il via al confronto interno. Un modo per avviare il percorso congressuale. O forse un modo per guadagnare tempo e rinviare il confronto vero e proprio all’autunno inoltrato, in modo da evitare di far emergere tensioni in un periodo affatto facile.

Il Carroccio di lotta e di “poltrona”. Anche per la Lega la situazione è tutt’altro che rassicurante. Il Carroccio perde Novara, città che governava da 10 anni e che era considerata un fortino di Roberto Cota. Per la prima volta la Lega non riesce a fungere da vaso di compensazione del Pdl, non essendo in grado di assorbire più i voti in uscita dal partito del Cavaliere. Grande disappunto nella base del Carroccio che non solo mette in discussione l’alleanza con l’uomo di Arcore, ma anche gli stessi vertici del partito: il federalismo e la riforma fiscale rimangono, a parole, nel programma di governo, ma in dieci anni quasi ininterrotti di centro-destra nessuno li ha mai visti. E poco ha giovato il fatto di chiedere lo spostamento dei ministeri al Nord. Anzi, forse hanno avuto un effetto opposto tra un elettorato in agitazione.

E domani? Difficile capire cosa succederà domani. Nella prima Repubblica una sconfitta così ampia avrebbe portato inesorabilmente il premier a rassegnare le dimissioni. Oggi non è più così: resistere nonostante tutto. Ma è la scelta migliore per il centro-destra e per il Paese? Forse no. Proseguendo su questa linea, il Pdl rischia di evaporare. Ed il Paese soffrirà per un governo che invece di governare, cercherà di sopravvivere con interventi economici demagogici che alla lunga rischiano di trasformare l’Italia in una nuova Grecia. Meglio un governo tecnico che faccia le riforme e che porti a conclusione questa legislatura. Un periodo nel quale si possano fare le giuste riforme (lavoro, tassazione sulle rendite, cuneo fiscale, liberalizzazioni, cancellazione delle province) senza rischiare di dover fare i conti, elettoralmente parlando, con le frange più conservatrici del Paese. Un periodo di decantazione che consenta sia alla destra che alla sinistra di riplasmarsi e di dare agli elettori due credibili alternative di governo per le elezioni del 2013. Una nuova destra liberale senza la presenza scomoda di Silvio Berlusconi, una sinistra che mostri capacità di saper affrontare tutte le problematiche interne ed estere, senza essere preda delle frange più ideologiche, dentro e fuori l’arco parlamentare, cioè di saper prendere decisioni che vadano contro l’interesse dei sindacati, ma a favore di tutti. In primo luogo i giovani.

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