Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | April 26, 2024

Scroll to top

Top

Tasse, dal lavoro ai rifiuti il passo è breve - Diritto di critica

Nuova trovata in Senato: più tasse ambientali per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro. L’idea sembra buona, ma non lo è. Il gioco delle tre carte sposta dai lavoratori ai pensionati il peso della crisi: in questo modo, il calo dei salari reali non inciderà sul gettito complessivo delle imposte. Ma se i lavoratori guadagneranno meno – addio all’aggiustamento automatico ai prezzi – e i pensionati prendono pensioni più magre e pagano più tasse, cosa resta?

Tassa sui rifiuti in Delega. Passata dalla Camera al Senato, la legge delega riscopre la fiscalità ambientale. Un emendamento bipartisan dei senatori  Salvatore Sciascia (Pdl) e Giuliano Barbolini (Pd) ripropone una tassazione sui rifiuti, meglio ancora sotto forma di tariffa “a consumo”, in affiancamento a quelle già in uso presso gli enti locali. In teoria, la nuova tassa consentirebbe di diminuire il cuneo fiscale sul reddito da lavoro. Obiettivo ambizioso, ma purtroppo di facciata.

Il gioco delle tre carte. Ragioniamo un momento. Le tasse sui rifiuti le pagano tutti: in forma di tariffa, vengono pagate “a consumo”, sotto forma di imposte vengono calcolate “a fasce” (o di reddito o di consumo). Chi produce più rifiuti? Chi sta più tempo a casa: famiglie numerose, pensionati, disoccupati. E proprio per loro aumenterà il peso fiscale: con buona pace di tutte le considerazioni sui nuovi poveri, l’indigenza, la terra di nessuno del (quasi compianto) Welfare State.

A chi diminuiranno invece le imposte? In teoria, ai lavoratori: le aliquote sui redditi da lavoro dovrebbero scendere grazie a questo nuovo gettito. Problema: la stessa Istat ci dice che i salari orari reali sono in diminuzione. A fronte di un’inflazione del 3,2% (dati di settembre 2012), la paga oraria cresce dell’1,4%: vuol dire una svalutazione netta dell’1,8% sul potere d’acquisto dei lavoratori. Il gettito fiscale resterà invariato, ma la pressione fiscale sui redditi da dipendente (per non parlare dei precari) rimarrà uguale. L’unica via per alleviare tale peso è una riduzione delle aliquote, e dunque meno introiti per lo Stato. Se è vero che il saldo deve rimanere invariato tra entrate e uscite, allora mettiamoci l’anima in pace: le aliquote sul reddito da lavoro non scenderanno, e si aggiungeranno invece le imposte ambientali. Due al prezzo di uno.