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Diritto di critica | April 26, 2024

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I delitti d'onore in Italia - la scheda

LA SCHEDA - Tutti i recenti delitti d'onore nel nostro Paese

di | 30 Mag 2014Aggiungi questo articolo al tuo Magazine su Flipboard

Le violenze e i cosiddetti “delitti d’onore” non sono una priorità del Pakistan. Infatti, anche in Italia si sono registrati numerosi casi che, troppo spesso, dopo il clamore iniziale, vengono dimenticati. Ricordiamone dunque alcuni, consapevoli del fatto che molti altri restano nel silenzio spesso causato dalla paura di denunciare.

Il 4 gennaio 2002 Kabira Hakmi, marocchina, viene assassinata dal marito, Abdelbaki, perché “colpevole” di vestirsi troppo all’occidentale.

L’11 giugno 2005 il marocchino Mohammed Idaaf cerca di uccidere la moglie, Antonella Trovato, “colpevole” di uscire da sola e cercare un lavoro. La donna viene lanciata dal balcone di casa e presa a calci. Idaaf viene successivamente arrestato.

Il 14 agosto 2006 la pakistana Hina Saleem viene uccisa dal padre, Mohammed, per essere andata a convivere con il fidanzato, rifiutando il matrimonio combinato con un suo cugino in Pakistan. Il delitto, premeditato con tanto di riunione familiare, si svolge nella casa paterna, dove Hina venne attirata con un pretesto mentre ad attenderla ci sono il padre ed alcuni parenti maschi. Hina viene uccisa con oltre venti coltellate, e infine sgozzata e subito sepolta nell’orto di casa, con il capo rivolto verso la Mecca.

Il 7 settembre 2009 una ragazza bengalese cerca di suicidarsi in seguito alle sevizie subite dai genitori che non tolleravano il suo modo di vita occidentale.

Il 15 settembre 2009 la diciottenne marocchina Sanaa Dafani viene uccisa dal padre, El Ketawi, “colpevole” di avere una relazione con un ragazzo italiano.

Il 3 febbraio 2010 una diciottenne di origine marocchina residente nel modenese denuncia il padre per averla ripetutamente picchiata e chiusa in casa. L’uomo non tollerava lo stile di vita occidentale della ragazza e la sua relazione con un ragazzo italiano.

Il 22 aprile 2010 a Ventimiglia due cittadini marocchini vengono denunciati per violenza nei confronti della sorella che, secondo loro, usciva troppo, non aveva relazioni stabili e andava in discoteca.

Il 24 aprile 2010 una donna romana viene picchiata e violentata dal marito egiziano, inferocito per il rifiuto della donna di portare il velo. Il marito rapisce inoltre il figlio di 3 anni durante un viaggio in Egitto per visitare i parenti. L’uomo verrà successivamente arrestato.

Il 21 maggio 2010 una quindicenne italiana di origini marocchine scappa di casa in seguito alle sevizie subite dai familiari per essersi rifiutata di portare il velo .

L’8 giugno 2012  una ragazza egiziana di quattordici anni viene ricoverata al Grassi di Ostia a seguito di un trauma cranico, delle lesioni e delle ecchimosi riportate su tutto il corpo per le botte ricevute dalla madre, una donna di 40 anni. La giovane presentava anche morsi e graffi, nonché estesi lividi provocati da dei colpi inferti probabilmente con degli oggetti contundenti. La ragazza viene affidata ai servizi sociali. La motivazione, ancora una volta, è legata allo stile di vita “troppo occidentale”.

Il 25 agosto 2013 una diciannovenne pakistana residente nella Valsugana viene picchiata e minacciata con un paio di forbici dal padre per il suo modo di vita troppo occidentale. La ragazza viene difesa dal fratellino di undici anni, che finisce al pronto soccorso.

Il 26 agosto 2013 un quarantasettenne magrebino residente a Santarcangelo viene arrestato per oltraggio a pubblico ufficiale, violenze e minacce di morte nei confronti della figlia ventenne, accusata di essere troppo indipendente e di volersi adattare pienamente agli usi e ai costumi di una cultura locale, da lui invece osteggiata.

Il 6 gennaio 2014 una ragazza cingalese di 19 anni finisce al pronto soccorso di Genova dopo aver subito una aggressione da parte dei genitori. Secondo quanto riferito da fonti vicine agli ambienti di polizia, la giovane, nata in Italia e cittadina europea a tutti gli effetti, sarebbe stata picchiata più volte dai propri familiari che non riescono ad accettare il suo stile di vita “occidentale”, poco consono alla religione e ai modelli di riferimento del loro paese di origine.

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